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Fondi Ue, la spada di Damocle di Bruxelles sulla Calabria

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A novembre la Commissione europea dovrà decidere se il sistema correttivo adottato dalla Regione sarà stato utile a scongiurare la perdita di 150 milioni di euro. Il blocco era stato imposto dopo l’inchiesta “Lande desolate” che ha coinvolto anche il governatore Oliverio

Sulla Calabria pende ancora la spada di Damocle della sospensione del programma operativo regionale dei fondi Ue. O almeno in parte. La Regione infatti è tra quelle in cui il meccanismo di spesa dei fondi strutturali Fesr-Fse 2014-2020 risulta ancora “interrotto” come diretta conseguenza dell’inchiesta “Lande desolate” che ha interessato appalti su opere pubbliche realizzate appunto con fondi della programmazione europea. Si tratta, in particolare, di tre opere – la seggiovia di Lorica, la riqualificazione di piazza Bilotti a Cosenza e l’aviosuperficie di Scalea – che, nella missiva datata 21 dicembre 2018 del direttore generale del dipartimento Politica regionale e urbana della Commissione europea Marc Lamaitre «sono stati gestiti dal dipartimento “Infrastrutture, lavori pubblici, mobilità” della Regione Calabria». Una vicenda che ha coinvolto lo stesso governatore Mario Oliverio oltre alle autorità di gestione e di certificazione del Por; cioè i massimi responsabili di come si gestiscono e si controllano le risorse europee –. Da qui la decisione di Bruxelles di stoppare le somme già certificate in attesa di un approfondito controllo. Una cifra di tutto rispetto, quella congelata; che in una prima battuta sfiorava i 131 milioni di euro ed ora lievitata – come riporta oggi Il Sole 24 ore – a circa 150 milioni. Tutte risorse per le quali la Regione aveva chiesto il rimborso tramite domanda di pagamento intermedio; e sulle quali viceversa la Commissione ha imposto il blocco. Per far fronte a questa “tegola”, la Regione in questi mesi ha avviato alcuni correttivi al sistema di controlli; introducendo meccanismi nuovi che però non hanno ancora ottenuto il via libera dell’audit interno e poi quello successivo di Bruxelles.
LA CALABRIA RESTA IN MATERIA DI GESTIONE DELLE RISORSE STRUTTURALI DEI DUE FONDI SOTTO LA MEDIA NAZIONALE
La deadline è fissata per novembre quando il dg “Politiche regionali” della Commissione dovrà esprimersi sull’intera vicenda; e dovrà decidere se il meccanismo correttivo avviato dalla Regione sia sufficiente a sbloccare quella massa di risorse vitali per l’economia calabrese. C’è da ricordare infatti che qualora il verdetto di Bruxelles dovesse essere negativo, la scure della Commissione si abbatterebbe non solo su quei fondi ma influirebbe sull’intero corso della programmazione con conseguenze negativa anche sulla nuova programmazione 2020-2026. Allo stato, stando ai dati di Cohesiondata citati dal Sole, la Calabria resta in materia di gestione delle risorse strutturali dei due fondi sotto la media nazionale. Ha speso circa il 19% dei fondi a disposizione e ne ha impegnato il 61%. Un andamento non brillante che diventerebbe catastrofico se quella interruzione imposta dalla Commissione a gennaio si dovesse tramutare in blocco definitivo. Perché è noto che le risorse europee da diversi anni sono l’unica fonte importante per dotare la Calabria delle infrastrutture materiali e immateriali necessarie a ridurre il gap con il resto del Paese nonché fonte primaria di approvvigionamento del sistema produttivo calabrese. Fonte: Corriere della Calabria
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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