Elezioni 2018, non si dovrebbe più tornare indietro. Dopo settimane di ribaltoni e colpi di scena, la Cassazione ha dato il via libera, stavolta davvero definitivo, alla composizione del nuovo Parlamento. Un Parlamento che si insedierà venerdì prossimo e in cui ci sarà la forzista Maria Tripodi, a cui è stato infine attribuito un seggio alla Camera a scapito del fratellista Fausto Orsomarso. È stata la Calabria, in particolare, a dare parecchio lavoro ai giudici della Suprema corte e a quelli dell’ufficio elettorale di Catanzaro. Il verbale definitivo della Cassazione è stato chiuso ieri intorno alle 21. Il ritardo è stato causato soprattutto dall’anomala elezione del pentastellato calabrese Riccardo Tucci. Il neo parlamentare vibonese – eletto dopo che l’esaurimento di tutte le liste dei candidati alla Camera di Sicilia e Campania – era stato erroneamente proclamato proprio in Sicilia. L’ultimo atto della Cassazione ha rimesso le cose in regola: Tucci sarà il 21esimo deputato di una regione, la Calabria, che sulla carta avrebbe avuto diritto solo a 20 eletti. Stranezze del Rosatellum, i cui meccanismi infernali non hanno evidentemente previsto il possibile exploit di una forza politica – in questo caso quello del M5S – e quindi l’eventuale ripescaggio di “candidati supplenti”. E così la nuova legislatura inizierà con 314 senatori anziché 315, dal momento che i grillini siciliani avrebbero avuto il diritto a un altro seggio dopo aver eletto tutti i loro candidati.
ELEZIONI 2018, IL CASO TRIPODI
Ma il caso che ha fatto più discutere è quello del seggio conteso tra Forza Italia e Fratelli d’Italia, nello specifico tra Tripodi e Orsomarso. I colpi di scena si sono sprecati: subito dopo il voto del 4 marzo il ministero dell’Interno assegnava il seggio alla forzista; venerdì scorso il passo indietro, con la Corte d’appello che attribuiva lo scranno a Orsomarso; lunedì sera, il contrordine: riconteggio dei voti e riconoscimento di 5.074 voti a Forza Italia, la gran parte dei quali sottratti proprio a FdI; infine, nuovo verbale dei magistrati di Catanzaro e proclamazione di Tripodi. Amaro il commento finale di Orsomarso: «Dalla patria del diritto alla Repubblica delle banane».
TENSIONI
Nel mezzo, una lunga serie di polemiche politiche tra due forze alleate, a livello nazionale e in Calabria. A dar fuoco alle polveri era stata una nutrita pattuglia di parlamentari azzurri, da Maurizio Gasparri a Renato Brunetta, da Mariastella Gelmini e Mara Carfagna; passando per i deputati calabresi Jole Santelli e Roberto Occhiuto e il senatore Marco Siclari. Erano insorti contro la prima decisione della Corte d’appello e avevano chiesto agli organi competenti «immediata chiarezza a tutela della democrazia e della volontà popolare». Sulla questione era intervenuta anche Wanda Ferro, parte in causa nella vicenda dal momento che Orsomarso – secondo nel listino di Calabria Sud – era in corsa per un seggio proprio grazie all’elezione al maggioritario di Vibo della neo deputata di FdI. A Tripodi, secondo Ferro, non era stato mai tolto il seggio. «In effetti non gli era mai stato assegnato, in quanto spettante fin dall’inizio a Fratelli d’Italia. Pur comprendendo la volontà dei rappresentanti di Forza Italia di avere tutti i chiarimenti del caso e la verifica dei voti assegnati spero che la polemica non finisca per sminuire il successo di Fratelli d’Italia in Calabria». La guerra per il seggio potrebbe provocare ulteriori tensioni e complicare il cammino del centrodestra verso le regionali 2019. Anche la candidatura a governatore del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto – fratello del “protestatario” Roberto –, potrebbe dunque essere rimessa in discussione.
MANCINI OUT
La mancata elezione di Orsomarso sbarra la strada a Giacomo Mancini jr. Il nipote del “vecchio leone socialista”, Giacomo senior, dopo aver fallito l’elezione nel maggioritario di Cosenza sotto le insegne del centrosinistra, era pronto a diventare un nuovo componente del consiglio regionale calabrese. Nel 2014 si era infatti candidato nel listino di Forza Italia, risultando il primo dei non eletti. Con l’elezione di Orsomarso alla Camera, quel posto a Palazzo Campanella sarebbe toccato a lui. Il suo arrivo avrebbe indebolito ulteriormente l’opposizione e irrobustito le fila del centrosinistra. Non andrà così.
EFFETTO A CATENA
L’ultima pronuncia della Cassazione cambia di nuovo il quadro regionale, senza però modificare il numero dei seggi totali ottenuti da ogni singolo partito. Il Rosatellum, infatti, prevede che, una volta stabilite le percentuali nazionali, la quota di scranni parlamentari destinati a ogni formazione politica non cambi con le modifiche locali. E dunque il seggio perso da Orsomarso provocherà un effetto a catena. Lo scranno sarà riassegnato a Luca De Carlo, sindaco di Calalzo di Cadore, in provincia di Belluno. A fare spazio a quest’ultimo, poi, sarà la Lega, che dovrà recuperare un seggio in Trentino Alto Adige. Molto probabilmente sarà appannaggio di Stefania Segnana. A questo punto resterebbe fuori la forzista Michaela Biancofiore, che però – in virtù delle pluricandidature – rientrerebbe in Emilia Romagna, dove dovrà cederle il passo Francesca Gambarini. Insomma, una ripartizione dei seggi davvero complicata e che allunga ulteriori ombre sul Rosatellum, la legge elettorale che non è nemmeno riuscita a produrre una maggioranza in grado di sostenere un nuovo governo.
GLI ELETTI
Al di là delle storture e dei ritardi, la lista dei 31 parlamentari è finalmente definitiva. Non saranno gli unici calabresi presenti tra Camera e Senato. Nella circoscrizione esteri, infatti, sono stati eletti anche Nicola Carè, segretario generale della Camera di commercio italiana di Sydney, e Adriano Cario, presidente del Centro calabrese di Buenos Aires.