Quando Picasso entrò in una cantina del centro storico di Rossano e fu subito "provocazione"
Succedeva 13 anni fa. Un esperimento sociale di Otto Torri sullo Jonio per esorcizzare l'oicofobia, che portò una delle più importanti esperte sul genio spagnolo a tenere una lectio magistralis tra e per il popolo
CORIGLIANO-ROSSANO – «L'arte non è mai casta, si dovrebbe tenerla lontana da tutti i candidi ignoranti. Non dovrebbero mai lasciare che gente impreparata vi si avvicini. Sì, l'arte è pericolosa. Se è casta – scriveva Picasso – non è arte». – È sempre stata intrisa di questa interpretazione, squisitamente sociale e politica, la visione situata e la militanza territoriale di Otto Torri sullo Jonio, manipolo di neo-magnogreci, allineatisi tra stelle e cittadelle nel lontano 1997 e che oggi ripropone 25 anni di progettazioni, di eventi e soprattutto di provocazioni, sempre attuali.
Tra le tante, il Cafè Philosophique con la Lectio Magistralis sul celebre Guernica di Pablo Picasso, tenuta a Rossano da Maria Jesus Martinez Silvente, una delle più importanti esperte dell’Artista e di suoi legami con i futuristi italiani (tra cui il calabrese Umberto Boccioni), docente di arte contemporanea dell’Università spagnola di Malaga, città natale di Picasso e intraprendente ateneo andaluso di cui la Martinez è oggi vice rettore.
La provocazione
Quella straordinaria ed originalissima lezione chiesta alla Martinez di rientro da un prestigioso evento sulle origini del surrealismo a Palermo, si teneva direttamente in spagnolo e senza alcuna traduzione in una delle più autentiche e identitarie tra le superstiti cantine del centro storico dell’allora Città di Rossano.
Il marketing territoriale, chiodo fisso di Otto Torri
«Da una parte – dicevo nel 2009 – i musei londinesi, tra i più importanti e ricchi al mondo, restano gratuiti per il pubblico e, in questo modo consentono una partecipazione diffusa e non elitaria all’arte di tutti i tempi. Dall’altra, i nostri musei (come quello archeologico nazionale della Sibaritide), a parte l’esagerato quanto inutile numero dei dipendenti, restano praticamente abbandonati, mal gestiti e per nulla promossi dalla politica e dalle istituzioni locali (che solo a parole parlano di rete e sistemi turistici locali). In questo contesto, come al solito paradossale, non potevamo non pensare ad una provocazione culturale diversa per ribadire il nostro appello a riscoprire, strategicamente, l’identità che è sotto i nostri occhi per riposizionare, con lungimiranza, la complessiva offerta turistica e culturale dei nostri luoghi».
Era il 20 maggio del 2009, tredici anni fa. Alle ore 21.
Eravamo nella famosa cantina detta dello Zurro (animata all’epoca dal compianto Tonino Acri, riconosciuto come il Presidente, tra le icone forse più emblematiche di quell’antica rete di ristorazione diffusa e spontanea). Ed in quell’alcova di identità smarrite e di esperienze senza tempo, incastrata su Via Duomo, a pochi metri dalla Cattedrale dell’Achiropita e dal Museo del Codex, avevamo invitato istituzioni, imprenditori, scuole, associazioni e giornalisti. In quel buco della Storia e di tante storie e leggende individuali, dove arte e filosofia ufficiali mai sarebbero entrate né dalla porta né dalle finestre, circondati dagli sguardi calamitati degli avventori abituali di quelle mura, tutti insieme armati di sciannachedd in quel luogo di spirito e di vino, quello messo in scena da Otto Torri sullo Jonio fu ancora una volta un innovativo esperimento sociale e culturale; fu un’ennesima rottura epistemologica nella narrazione e nella consapevolezza del proprio passato, del proprio presente e del proprio futuro; fu un’ulteriore catarsi pubblica contro il virus dell’oicofobia, la paura (ben descritta dal Professor Spartaco Pupo) della propria casa e di tutto ciò che l’abita, persone e cose, del proprio retaggio e della propria cultura, della propria identità; una patologia socio-antropologica gravissima, di cui soffrono soprattutto e purtroppo i calabresi tra i meridionali e che può fare più danni della stessa ‘ndrangheta.
«È stato un autentico successo, oltre che una provocazione culturale gramsciana, riuscita e da ripetere; un ennesimo messaggio per quanti annaspano nel vuoto: dai politici alle istituzioni, protagonisti del nulla». – Questo il commento a quel partecipatissimo Cafè Philo in cantina.
Dopo quell’eccezionale cafè philo in cantina a Rossano, che Otto Torri promuoveva nell’ambito dell’anniversario nazionale ed europeo dei 100 anni dalla pubblicazione del manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti, in quella stessa settimana di maggio 2009, prima di ripartire per Londra, la Martinez fu protagonista anche di un altro importante evento di quegli anni, Ricicl’art, presiedendo la giuria del concorso "Io rifiuto, tu rifiuti, noi creiamo" destinato alle scuole calabresi.
Sempre insieme alla Martinez ed all’Università di Malaga, qualche anno dopo, nel 2012, Otto Torri promuoveva nelle scuole di Rossano e di Cirò un simposio internazionale dal titolo "Cultura e culture del divertimento: tra festa, erotismo e umore"; e nel 2013 un altro originalissimo evento di straordinario successo, patrocinato dal Ministero dell’Agricoltura: il Museo in Bacheca, con l’Urbs bizantina pacificamente blindata per un’intera settimana dall’embargo delle affissioni sulle bacheche pubbliche, letteralmente bloccate dalle riproduzioni dei più importanti dipinti della storia dell’arte universale, dedicati al tema del cibo e del vino.
Ed ancora una volta all’oicofobia, nell’ambito del suo speciale venticinquesimo anniversario (1997-2022), Otto Torri sullo Jonio dedicherà un altro evento provocatorio ed eccezionale che vedrà Corigliano-Rossano protagonista nelle prossime settimane.