"Io, donna e campionessa olimpica". La Forciniti si racconta
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Sensibilità, simpatia, talento sono qualità che difficilmente troviamo in un’unica persona. Rosalba Forciniti, campionessa di Judo originaria di Longobucco, ci dimostra ampiamente di aver racchiuso in sé tutte insieme queste caratteristiche e, se il tutto non fosse già di per se delizioso, una bellezza genuina non poteva guastare.Viso pulito e solare, l’aspetto è quello di una ragazza calabra della miglior specie, Rosalba balza agli onori della cronaca nel 2012 quando, dopo una lunga strada di sacrifici, partecipa ai Giochi Olimpici di Londra e vince il bronzo nel Judo. Il suo piccolo paese natio, a cui Rosalba è affezionatissima, diventa così il fortunato testimone della prima salita sul podio delle Olimpiadi, di una donna calabrese. Una donna forte, di carattere, che ha sempre combattuto e non solo sul tatami. «Ho iniziato a praticare il judo a 8 anni – racconta la campionessa olimpica a “L’Eco dello Jonio” – e, chiaramente, a quell’età più che scegliere quale sport esercitare, ho seguito il consiglio di chi mi stava vicino. In principio mia madre era contraria perché ero già una ragazzina irrequieta e temeva che potessi diventare ancora più “selvaggia”. Tuttavia, dopo le titubanze iniziali, ho convinto i miei ad iscrivermi in una piccola palestra di Longobucco, “l’Olympians”, dove ho intrapreso gli studi. Da quel momento, non mi sono più fermata». Per assecondare le proprie passioni, il più delle volte, la strada che si imbocca non è quella più comoda e Rosalba, questo, lo sa bene. «Ho lasciato Longobucco quando avevo 14 anni – continua – e mi sono trasferita a Roma. Per poter completare gli studi, facevo la spola da una città all’altra: tre settimane nella Capitale ed una nel mio paese, in modo tale da essere pronta per le interrogazioni che mi avrebbero permesso di conseguire così la promozione a giugno». Dopo il diploma, ottenuto fra grandi sacrifici, per Rosalba arriva il momento di spiccare il volo. Dalle prime vittorie e medaglie alla partecipazione ai Giochi Olimpici di Londra, il passo è breve e, se anche la sfortuna non va mai in vacanza, Rosalba sa come saltare a piè pari gli ostacoli.«Venti giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi mi ruppi una mano. Il mio primo pensiero fu “non ci credo!” perché durante la mia carriera non mi ero quasi mai infortunata gravemente ed il fatto che fosse successo ad un passo dal coronamento del mio sogno più grande, era quasi ridicolo. Non dissi niente a nessuno, perché quell’infortunio avrebbe potuto precludermi la possibilità di partire per Londra, e quindi mi allenai con il gesso fino a qualche giorno prima della gara. Per fortuna è andata bene». Rosalba è legatissima alle sue radici calabre e, nonostante gli impegni la tengano lontana da casa anche per lunghi periodi, la sua gente è un punto fermo da non dimenticare. «Purtroppo vengo in Calabria molto poco, durante le feste, in estate o quando invitata agli eventi. L’accoglienza della gente, però, è sempre bellissima, i miei conterranei sanno come essere calorosi. È gente che non si dimentica». Per ultime, ma non per questo meno importanti, le sue considerazioni sugli affetti, a cui Rosalba dà il giusto risalto. «A volte la famiglia di un atleta viene relegata al ruolo di spettatore, mentre io ci tengo che tutti sappiano quanto i miei familiari siano stati importanti per me. Mio padre, in particolare, prendeva l’auto e mi seguiva dappertutto, anche all’estero, e per me ha fatto tantissimi sacrifici e rinunce economiche. A lui, a mia madre, devo moltissimo». m. f.