“Solo andata – Ricordare per non ripetere”, ecco alcune delle testimonianze dell’evento
L’incontro online ha visto il coinvolgimento delle scuole secondarie di secondo grado della città Corigliano- Rossano per la Giornata della Memoria
CORIGLIANO-ROSSANO - Ancora di parole, un “porto aperto alle culture” progetto sostenuto da Fondazione “Con il sud” e Centro per il Libro e la Lettura, si fa digitale per la Giornata della memoria con l’evento “Solo andata – Ricordare per non ripetere” tenutosi mercoledì scorso per celebrare la Shoah. Un’iniziativa pensata per studenti e studentesse delle scuole superiori di Corigliano-Rossano come momento di scambio e confronto con testimonianze provenienti da Israele, Inghilterra e Centro Italia. Un’occasione unica per comprendere la Shoah e riflettere sui concetti di libertà e umanità ai giorni nostri.
L’iniziativa ha coinvolto una delegazione di oltre settanta studenti e studentesse provenienti da Licei Corigliano, Rossano e dall’IIS Luigi Palma che hanno potuto ascoltare direttamente le testimonianze di alcuni ospiti d’eccezione: Judith Itzhak, ex internata a Ferramonti, Yolanda Bertham, figlia dell'internato David Henry Ropschitz ed Edwyn O. Igori, cittadino italo-nigeriano.
A dare il benvenuto ai partecipanti l’Assessore alla Città della Cultura e della Solidarietà Donatella Novellis che, commossa, ha ribadito l’importanza di ricordare per non ripetere, sottolineando la lunga storia di accoglienza che contraddistingue il Comune di Corigliano-Rossano invitando gli ospiti a continuare il dialogo anche in presenza, quando i tempi saranno più favorevoli.
Grazie all’esperienza di Judith Itzhak, internata ancora in fasce, è stato possibile comprendere l’alienazione, la disconnessione dei tanti rifugiati ebrei in fuga dalla Germania nazista verso Bengasi, l’attuale Libia, con la falsa speranza di poter raggiungere la Palestina e di ritrovarsi invece, senza denaro e lontano da familiari in uno stato di cui non si conosce la lingua, l’Italia. Una storia che ci riporta al presente, ai tanti profughi e migranti che ancora oggi sono costretti ad affrontare viaggi di sola andata alla ricerca di una nuova vita, di possibilità e libertà negate, ma che spesso si trovano davanti a odio, razzismo e discriminazione.
«Il ricordo e la memoria non hanno, a mio parere, alcun senso se non determinano un cambiamento – interviene Alessia Lapietra, del Liceo Classico “S. Nilo” - L’atteggiamento di disinteresse completo nei confronti degli immigrati e più in generale delle persone che subiscono quotidianamente ingiustizie e soprusi di ogni genere, non dimostrano, in fondo, che il mondo ha la memoria troppo corta?».
Edwin O. Igori ne è testimonianza, un uomo colto ed educato che ha fatto della sua doppia cittadinanza italiana e nigeriana una doppia ricchezza culturale, come lui stesso sottolinea «la diversità è una ricchezza». Dopo quarant’anni in Italia, però, anche lui si scontra ancora con una mentalità pressapochista e stereotipata che vede nell’uomo nero un modello di disperazione, pericolo, povertà economica e culturale.
Yolanda Bertham, che da anni svolge un importante lavoro di ricerca e diffusione dei fatti legati all’antisemitismo grazie alla pubblicazione del libro “Ferramonti. Salvation behind the barbed wire” scritto da suo padre, ex internato nel campo di Ferramonti, porta l’attenzione proprio sull’importanza sul concetto di umanità e di non sottovalutare atteggiamenti di odio. «Populismo, antisemitismo, fascismo e persecuzioni di ogni genere, sono fenomeni diffusi in tutto il mondo, non parliamo di qualcosa legato solo a Germania, Italia o Inghilterra, è un problema universale di cui dobbiamo rendere consapevoli i giovani, il nostro futuro».
Judith, Yolanda ed Edwyn si sono aperti come libri, libri viventi, perché tutti hanno una storia da raccontare, un ricordo che a volte può essere anche doloroso, un’esperienza vissuta o un desiderio di ricominciare, di ripartire, di vivere insieme senza discriminazioni.
«Ci sono due modi di vivere la memoria – spiega Nicoletta Bellizzi, referente di CSC, capofila del progetto Ancora di Parole - attraverso i libri e attraverso l’ascolto delle storie di chi ha dovuto vivere, purtroppo, queste pagine drammatiche della storia. Storia che dovrebbe insegnare in qualche modo a non commettere gli stessi errori, a ricordare per non ripetere. La stessa senatrice a vita Liliana Segre nei giorni scorsi ha dichiarato di non aver mai dimenticato quello che ha dovuto attraversare, una bambina invisibile, paragonata semplicemente ad un numero».
«Le persone – continua - non possono e non devono essere paragonate a dei numeri, tutto questo ha portato ad una negazione dei diritti umani, a fomentare il razzismo, l’odio e l’intolleranza che ancora oggi sono presenti sui social. Non possiamo permettere che tutto questo avvenga, soprattutto in questa società multiculturale dove tutti insieme costruiamo il nostro futuro. Cittadini italiani, stranieri, il colore della pelle o la provenienza non devono in qualche modo influire su ciò che noi pensiamo e la conoscenza può favorire ad abbattere queste barriere».
La riuscita dell’evento e l’entusiasmo di studenti, insegnanti, ospiti e tutti i partecipanti intensifica la collaborazione e la rete fra le realtà locali, le scuole, le istituzioni e i cittadini che hanno aderito al progetto. Fondamentale è stato l’aiuto del Museo Ferramonti di Tarsia, grazie al quale è stato possibile contattare alcune delle testimonianze presenti durante l’evento.
La mattinata è stata scandita dalla proiezione del corto di animazione pluripremiato “La stella di Andra e Tati” co-prodotto da Rai Ragazzi e dalla società Larcadarte in collaborazione con il MIUR. La prima proiezione che anticipa la rassegna cinematografica a cura di Idee in Movimento che verrà realizzata nell’arco di “Ancora di parole: un porto aperto alle culture!” e che apre ufficialmente le danze di questo 2021 all’insegna di iniziative e cultura in città.
Per scoprire di più sul progetto è possibile visitare il blog www.esperienzeconilsud.it/ancoradiparole/ o la pagina Facebook @ancoradiparole.