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Crosia, Verità per Vincenzo: la famiglia chiede giustizia

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Vincenzo Sapia era un ragazzo di 29 anni. Era un ragazzone buono. E’ morto il 24 maggio del 2014 a Crosia, il suo paese. In circostanze mai del tutto chiarite fino in fondo. E la sua famiglia non si è mai stancata di chiedere giustizia per il loro congiunto. Perché è morto Vincenzo? Non lo abbiamo mai capito. Sta di fatto che quel giorno Vincenzo, che era affetto comunque da un disturbo psichico (seppur non era pericoloso per nessuno, ha rotto un portoncino di un piccolo condominio nei pressi della sua abitazione. Convinto che in quel portone si era nascosto il suo cagnolino. Subito allertati i Carabinieri. Che sono intervenuti sul posto in tre. Da lì Vincenzo, sicuramente per paura, ha iniziato ad agitarsi e reagire ai tentativi dei tre carabinieri di calmarlo. Così è stato bloccato e messo a terra. Dopo un po’ Vincenzo è morto. La causa? La dovrà stabilire la Procura di Castrovillari. Perché a questa si è rivolta la famiglia del ragazzo, dopo la sua morte. Pochi giorni fa, davanti al Gip Letizia Benigno, si è tenuta un’udienza di opposizione alla richiesta di archiviazione chiesta dal pubblico ministero Maria Sofia Cozza per i tre carabinieri indagati per omicidio colposo. A difesa della famiglia Sapia gli avvocati Fabio Anselmo (esperto in casi del genere per occuparsi dei casi Cucchi, Aldrovandi, Magherini e Bergamini) e Alessandra Pisa. Che in aula hanno esposto le motivazioni all’opposizione e la necessità di accedere, comunque, alla fase dibattimentale per risalire alle reali cause che hanno provocato la morte di Vincenzo.
CROSIA, VERITA' PER VINCENZO
La controparte, invece, ha insistito sul fatto che la morte del giovane sia stata di natura cardiaca, così come si evincerebbe dalle perizie.  E che il comportamento dei militari sia stato consono rispetto all’azione “inconsulta del Sapia”. L’avvocato Anselmo, invece, ha sottolineato come il giovane non aveva commesso alcun reato per fermo o arresto; ha fatto appello ai diritti dell’uomo; ai temi e alle contraddizioni medico-legali. E, infine, che sul giovane Vincenzo è stata usata violenza. I consulenti medici, infatti, hanno espresso opinioni contrastanti sul decesso. Secondo Anselmo, in base ai documenti, avvenuto non per problemi cardiaci (di cui non soffriva), ma per ipossia. Cioé per mancanza di ossigeno. Il cuore di Vincenzo non si sarebbe fermato per infarto. Per Anselmo resta da accertare, in sede dibattimentale, se il comportamento dei carabinieri sia correlato  anche “concasualmente” con la morte di Vincenzo. La relazione dell’avvocato Pisa, invece, si è incentrata sul fatto che su Vincenzo sia stata usata violenza. Infatti, sarebbe stato preso per il collo, trattenuto per i capelli e messo a terra con un piede sulla schiena. Violando, quindi, ogni regola di condotta dei militari. Che avrebbero reagito a una reazione di Vincenzo. Magari spropositata. Ma dettata dalla paura. Ma proprio perché Vincenzo era affetto da un disturbo psichico, bisognava usare, magari, maggior cautela. Così come era capitato in passato. Per l’avvocato Anselmo, infatti, “non saremmo stati qui - ha detto - se si fosse intervenuti come sempre si era fatto con il ragazzo”. La famiglia chiede di sapere la verità. Di sapere perché è morto Vincenzo. E occorre aprire un processo. Il Gip Benigno si è riservato di decidere nel merito alla richiesta di opposizione all’archiviazione. Fonte: La Provincia di Cosenza
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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