Stop drug, il “custode” della droga assolto definitivamente dopo 7 gradi di giudizio
La Suprema Corte di Cassazione ha accolto le tesi dell’Avv. Francesco Nicoletti, difensore del 40enne rossanese

CORIGLIANO-ROSSANO - In totale accoglimento delle richieste dell’Avvocato Francesco Nicoletti la Corte di Cassazione, a conclusione di ben sette gradi di giudizio, ha confermato in via definitiva la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro nei confronti del 40enne rossanese V.P., coinvolto nell’operazione “Stop Drug” con la gravissima accusa di far parte di un’associazione a delinquere dedita al narcotraffico nonché di essere il “custode” dello stupefacente del clan.
All’uomo si contestava, appunto, di custodire la droga, che poi cedeva, per conto di un’organizzazione a delinquere dedita al traffico di cocaina, eroina, marijuana e hashish operante stabilmente nel tempo, nel periodo circoscritto dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, e nello spazio individuato nel territorio di Rossano e città viciniori, con fonti di approvvigionamento localizzate anche in Francia.
Un’organizzazione che, secondo l’accusa, commerciava, tramite l’uso di apparati telefonici cellulari, diverse quantità di sostanze stupefacenti utilizzando un linguaggio codificato nelle conversazioni intercettate.
Unitamente ad altri imputati, il 40enne era stato destinatario di misura cautelare in carcere, su ordinanza del GIP presso il Tribunale di Catanzaro del 17 ottobre 2016, poiché gravemente indiziato dei reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti (art. 74 DPR 309/90) con contestazione dell’aggravante della ingente quantità e di numerosissimi reati fine (artt. 80 e 73 stesso decreto). Da qui un susseguirsi di sentenze. La pronuncia di primo grado, emessa dal GUP del Tribunale di Catanzaro nel dicembre 2017 a seguito di giudizio con il rito abbreviato, lo aveva condannato alla pena di anni 8 di reclusione, poi ridotta ad anni 4, mesi 5 e giorni 10 in seguito al giudizio di secondo grado dinanzi alla Corte di Appello di Catanzaro. Quest’ultima sentenza era stata impugnata dinanzi alla Suprema Corte di Cassazione che, su espressa richiesta della difesa, l’aveva annullata disponendo un nuovo giudizio dinanzi ad una diversa sezione della Corte di Appello di Catanzaro che, pronunciandosi a seguito del rinvio della Cassazione, aveva emesso una sentenza di assoluzione nei confronti del 40enne rossanese. Tale ultima sentenza veniva poi impugnata dalla Procura Generale di Catanzaro, con ricorso accolto dagli Ermellini che avevano annullato l’assoluzione disponendo un ulteriore rinvio dinanzi ad una diversa sezione della Corte di Appello di Catanzaro.
Da qui la celebrazione del nuovo grado di giudizio durante il quale era stato escusso un collaboratore di giustizia ritenuto al vertice dell’organizzazione criminale. All’esito il P.G. aveva chiesto la condanna dell’uomo, mentre la Corte di Appello di Catanzaro, accogliendo le richieste della difesa, aveva emesso una sentenza di assoluzione. Avverso tale decisione assolutoria la Procura Generale di Catanzaro proponeva nuovamente ricorso in Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza. Veniva, pertanto, celebrato il settimo grado di giudizio dinanzi alla Terza Sezione della Suprema Corte di Cassazione all’esito del quale, in totale accoglimento delle richieste dell’Avvocato Francesco Nicoletti, veniva dichiarato inammissibile il ricorso diventando così definitiva ed irrevocabile l’assoluzione nei confronti dell’imputato.
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