Maxiprocesso "Senza terra", raffica di assoluzioni per decorrenza di termini
Assolti, invece, per insussistenza dei fatti dei reati di peculato, corruzione e concussione Antonio Carmine Caravetta, Giorgio Pucci e Francesca Lombisani. L'operazione sui falsi braccianti agricoli risale all'ottobre 2012
CORIGLIANO-ROSSANO - Raffica di assoluzioni, per insussistenza dei reati ascritti e per decorrenza di termini a conclusione del maxi processo scaturito dall’operazione denominata “Senza Terra”, condotta nell’ottobre del 2012 all'interno del territorio dell'allora comune di Corigliano dalla Guardia di Finanza del Nucleo Operativo di Polizia Tributaria di Cosenza.
Un’ operazione che “scoperchiava” un vaso di Pandora di un sistema consolidato e rodato, volto a truffare l’Inps, tanto da suscitare indignazione nel mondo politico e dei sindacato, fino ad arrivare alla ribalta dei media nazionali, tacciato come quello che sembrava essere un sistema Calabria. L'inchiesta aveva messo in luce un vero e proprio supermarket per la compravendita delle giornate agricole. A dieci anni, però, quella corposa operazione «si è trasformata in una bolla di sapone». Così l'hanno definita gli avvocati degli indagati.
Il collegio penale, presso il Tribunale di Castrovillari ha emesso il dispositivo di sentenza, le cui motivazioni verranno depositate entro i canonici 90 giorni. Erano 62 i capi di imputazione contestati a vario titolo agli imputati. Tra questi associazione a delinquere, peculato, corruzione, concussione. Tutti reati, che secondo l’accusa, sarebbero stati perpetrati al fine di truffare l’Istituto nazionale di previdenza sociale per un valore di 11 milioni di euro.
Tra gli arrestati Antonio Caravetta, all’epoca membro del consiglio provinciale di Cosenza e del consiglio comunale di Corigliano Calabro, nonché direttore del patronato Epas, e i suoi stretti collaboratori Giorgio Pucci e Cosimo Damiano Potentino.
Nell’ambito dell’operazione furono emesse quindici custodie cautelari e venti obblighi di firma e, inoltre, posti sotto sequestro il patronato e beni immobiliari per un valore equivalente a 11 milioni di euro. Per la Guardia di Finanza vi era l’esistenza di circa quattromila falsi braccianti agricoli, i quali avrebbero incassato, indebitamente, denaro per le indennità previdenziali di disoccupazione e malattia agricola dietro il versamento di somme di denaro per la compravendita di giornate agricole con il Patronato Epas diretto da Caravetta.
Sono stati escussi numerosi numerosi test chiamati a deporre la loro testimonianza. «Tuttavia - ricordano ancora gli avvocati degli indagati - non si è mai presentata, nonostante le reiterate convocazioni, l’ex direttrice dell’Inps di Rossano, Maria Giovanna Cassiano, ritenuta il super- testimone chiave, poichè era stata la persona che con la sua denuncia aveva fatto partire le indagini».
Il 18 giugno dello scorso anno, intanto, ci fu la prima sentenza di proscioglimento nei confronti di numerosi imputati con il conseguente dissequestro degli immobili e la restituzione ai legittimi proprietari. Venerdì 6 maggio 2022, invece, è stata emessa la sentenza di “non doversi procedere” ai sensi dell’art. 531 del codice di procedura penale per la contestata associazione a delinquere nei confronti di Antonio Carmine Caravetta, Cosimo Damiano Potentino (difesi dagli avvocati Francesca Caracciolo e Paolo Pisani), Sergio Berardi (difeso dall’ avvocato Andrea Salcina), Luciano Campilongo (difeso dall'avvocato Giuseppe Tagliaferri), Francesco Linardi (difeso dall'avvocato Fabio Salcina), Francesca Lombisani (difesa dall'avvocato Osvaldo Romanelli), Giorgio Francesco Pacifico (difeso dall'avvocato Giuseppe Vena), Innocenzo Siciliano (difeso dall'avvocato Mauro Mitidieri), Giuseppe Taranto (difeso dagli avvocati Carnuccio e Fabio Salcina), Piero Andrea Zangaro (difeso dall'avvocato Pasquale Di Iacovo), Antonio Caravetta, classe 1961 (difeso dall'avvocato Brandi Cordasco Salmena).
La Corte ha, altresì, emesso assoluzione perché il fatto non sussiste nei confronti del direttore dell’Epas Antonio Carmine Caravetta, Giorgio Pucci e Francesca Lombisani per il capo 62, relativamente ai reati contestati di peculato, corruzione e concussione. «Non si escludono azioni risarcitorie» si legge a conclusione della nota dei legali.