"Basso profilo": voti, appalti e incarichi politici alla base dell'inchiesta
I fatti risalgono alle elezioni Politiche del 2018 quando Talarico (candidato alla Camera dei Deputati nel collegio di Reggio Calabria) avrebbe chiesto aiuto ai clan
CATANZARO - Voti in cambio di appalti e incarichi. Ci sarebbe questo alla base dell’inchiesta “Basso Profilo” condotta dalla DDA di Catanzaro, guidata dal procuratore Nicola Gratteri. Un nuovo terremoto giudiziario per la Calabria che anche questa volta non vede coinvolti solo calabresi e vede dentro la politica. Tra le persone indagate, infatti, destinatarie di un avviso di garanzia, sono coinvolti il leader nazionale dello Scudo crociato Lorenzo Cesa, il segretario regionale (e assessore al Bilancio della giunta Spirlì) Francesco Talarico e un consigliere comunale di Catanzaro, Tommaso Brutto, «che sarebbe – come scrive il Corriere della Calabria - il trait d’union con un soggetto che sarebbe intervenuto in occasione delle Politiche del 2018, nelle quali Talarico era candidato alla Camera dei deputati nel collegio uninominale di Reggio Calabria».
Sarebbero stati Brutto e il figlio Saverio a caldeggiare «il ricorso ad Antonio Gallo», che all’epoca dei fatti era indagato e poi imputato «nell’ambito della operazione Borderland che ha interessato la cosca Trapasso di Cutro, frazione di San Leonardo e territori limitrofi». Per i due – scrive ancora il Corriere della Calabria - Gallo avrebbe potuto aiutare la candidatura di Talarico visto che per una precedente consultazione elettorale aveva pagato le spese per i volantini elettorali di un candidato il cui nome non viene indicato. In cambio, l’uomo avrebbe chiesto l’ottenimento, con modalità illecite, di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house.
Il tutto con la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa, «con il quale Talarico avrebbe effettivamente promosso un incontro». Che sarebbe avvenuto a Roma il 7 luglio 2017. Altro favore chiesto in cambio da Brutto sarebbe stato «un incarico per il figlio Saverio».
Al centro dell’accordo, come detto, sarebbe il sostegno elettorale dell’imprenditore indagato in Borderland nel collegio di Reggio Calabria, attraverso «referenti che Gallo avrebbe incontrato prima a Roma il 16 gennaio 2018 e il 7 febbraio 2018 «e poi anche con lo stesso Talarico» il 31 gennaio 2018 a Reggio Calabria.
Per i magistrati si sarebbe trattato di un uomo «imparentato con esponenti della cosca De Stefano/Tegano di Archi, segnatamente con Francesco Antonio Saraceno, condannato in via definitiva per associazione mafiosa», di un altro soggetto «imparentato, a sua volta, con Paolo Rosario De Stefano Caponera, Paolo Schimizzi e Giuseppe Tegano e imputato per associazione mafiosa nell’ambito del procedimento penale Gambling».
All’elenco si aggiungono anche persone che sarebbero in rapporti con Pietro Pirrello «sottoposto a indagini» nell’ambito dell’operazione Alchemia. Tutti, secondo l’accusa, avrebbero confermato «il sostegno elettorale, peraltro facendosi chiarire esplicitamente – tramite il Gallo – la necessità che i patti venissero onorati». Questo «in cambio di utilità consistite, oltre a quelle già pattuite con Gallo e Brutto, in altrettante entrature nel settore degli appalti per Natale Errigo – consulente aziendale e referente di imprese che intendeva favorire – e Antonino Pirrello, titolare di impresa di pulizie con commesse in enti pubblici».