Crescono sempre di più nelle scuole la presenza di alunni con disturbi, disagi e difficoltà. Alla base del problema le sostanze chimiche immesse dall'uomo. Disgrafia e dislessia, deficit di attenzione e iperattività, difficoltà sempre maggiori nella comprensione delle parole e dei significati, del calcolo e della scrittura. Caso ancora più grave: disturbo dello spettro autistico. Basta entrare in una qualsiasi scuola italiana per assistere ad un’impennata di bambini con bisogni educativi speciali. Non è nemmeno difficile constatare dalle maestre quanto i bambini siano meno recettivi. In alcuni casi la lingua italiana non viene compresa, essa è recepita come straniera. A parlarne, poche settimane fa, è stato il programma Rai “Presa Diretta” descrivendo una situazione in cui è sempre più difficile raccapezzarsi.
I bambini che arrivano nei centri di neuropsichiatria sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, numeri mastodontici, drammatici, in aumento e sottovalutati. Le due patologie che hanno conosciuto un boom sono autismo e deficit di attenzione e iperattività.
In Italia un bambino su 70 (negli USA 1 su 35) deve convivere con lo spettro autistico, seppure leggero e in alcuni casi mai diagnosticato. Quarant'anni fa la proporzione era di 1 su 5000. Una scalata impossibile da arginare che parte dal 1990 e non stenta a rallentare e, ad esserne colpiti, sono maggiormente i maschi.
Il secondo moloch è un disturbo da deficit di attenzione e iperattività, un aumento che negli ultimi venti anni è schizzato del 10%. Difficoltà o disturbo, molte volte nella complessa legislazione scolastica italiana vengono messi tutti in un calderone: BES e DSA. Passi da gigante ma in alcuni casi una mancata sensibilità sul tema. Ma ora cosa è cambiato? Vi è più consapevolezza? Quello che prima era una semplice difficoltà ora viene diagnosticata come un disturbo? Una risposta la si può trovare. Andando a fondo nella problematica, vi è una notevole probabilità che le sostanze chimiche cui siamo sottoposti vadano a concorrere a tale aumento dei disturbi dello sviluppo.
L’Europa assieme alla Cina è il leader mondiale di immissione di nuove molecole chimiche. Ben 100 mila sostanze chimiche e sono ovunque, cibo e acqua compresi. Un etto e mezzo di tonno contiene una quantità di mercurio che è al di sotto della soglia decisa dagli organi per la sicurezza alimentare. Ma se dovessimo calcolare il consumo mensile di pesce ecco che i nostri pasti diventerebbero tossici. Per i bambini il mix di queste sostanze diventa ancora più letale. Ognuno di noi può analizzare il suo sangue e trovare la diossina, un elemento chimico bandito da quasi 30 anni. Q
uesto cocktail di microelementi provocano un’alterazione dell’ormone tiroideo che, se si inceppa, non fa sviluppare il bambino sin dalla placenta. Un olocausto silenzioso su cui bisogna trovare le contromisure. Trenta anni fa il piombo era presente nella benzina che riforniva i veicoli di tutto il mondo prima di scoprire quanto fosse nocivo. Ora il mostro è rappresentato dai pesticidi e dalle sostanze chimiche prodotte da una sempre maggiore pulsione distruttrice dell’essere umano.
A farne le spese saranno generazioni passate, presenti e future, di un ambiente sempre più lontano dallo stato di natura che lascia il segno nello sviluppo di vite ed individui. Josef Platarota