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BlackRock cerca centrali dismesse in cui installare data center AI: sito Enel una soluzione ideale

3 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – E se nell’area industriale della dismessa centrale termoelettrica di Enel in contrada Cutura, sorgesse un grande hub informatico AI? Non è una suggestione e nemmeno una fantasia sfrenata volta a colmare le frustrazioni di una riconversione del sito di produzione elettrico mai concretizzatasi. Potrebbe essere una possibilità concreta che nasce dall’interesse internazionale rivolto agli investimenti nei data center, stimolato da un recente incontro tra Larry Fink di BlackRock e la Premier Giorgia Meloni. «I due interlocutori – si legge in una nota ufficiale del governo - hanno avuto un approfondito scambio di vedute su possibili investimenti del Fondo USA in Italia nell’ambito dello sviluppo di data center e delle correlate infrastrutture energetiche di supporto… ed è stato concordato come immediato seguito operativo la costituzione di un ristretto gruppo di lavoro, coordinato da Palazzo Chigi, dedicato all’attuazione dei progetti da sviluppare in collaborazione».

Ma c’è un altro aspetto. Secondo Il Messaggero, infatti, prima di incontrare il governo italiano, Fink avrebbe incontrato il suo omologo di Enel Flavio Cattaneo per toccare lo stesso tema. BlackRock in particolare avrebbe mostrato interesse, scrive il quotidiano romano, per le aree delle ex centrali elettriche dismesse dall’azienda italiana proprio in ottica di riconversione a data center per l’IA.

Insomma, se tutti sperano anche il sito di Cutura può farlo, con un investimento su una ex centrale disponibile, adeguata, subito pronta ma alla quale – probabilmente – nessuno finora ha ancora pensato. Ed è proprio questo il tempo che la politica locale prenda al volo l’iniziativa di autocandidarsi.

Di cosa stiamo parlando? L'idea è semplice quanto potente: sfruttare quello che rimane della storica centrale Enel, in particolare la grande sala turbine, che potrebbe diventare un immenso hub storage per l’Information Technology, sfruttando la connessione diretta all'elettrodotto Terna per l’approvvigionamento energetico. Insomma, un mega server dati nel cuore della Sibaritide per sviluppare occupazione di qualità, ricerca e nuove tecnologie avendo cuore e occhi nel futuro.

Già negli anni scorsi, giganti come Microsoft e Amazon hanno mostrato interesse per la riconversione di siti industriali simili a quello di contrada Cutura, sia in Europa che negli Stati Uniti, proprio per le loro dimensioni. In questo contesto, la riconversione delle centrali elettriche dismesse diventa una soluzione win-win perfetta. Non solo offre un nuovo inizio per siti industriali altrimenti lasciati in abbandono, ma risponde anche alle necessità di strutture energivore, garantendo una fornitura energetica senza interruzioni.

Sul tavolo del confronto che c’è stato nei giorni scorsi tra BlackRock e il Governo Italiano, ovviamente, il sito di Corigliano-Rossano non è stato in discussione dal momento che l’idea è ancora in fase embrionale ma soprattutto è da capire quanto conveniente sia per la società americana provvedere alla dismissione delle parti superflue dei vecchi impianti. E questo perché nella discussione sono finite soltanto le ormai spente centrali a carbone italiane. Se, però, la proposta si spostasse proprio sul sito jonico potrebbe cambiare tutto. E questo perché l’area dell’ex centrale, una volta demolite le due torri camino, sarebbe – dicevamo – già praticamente pronta ad una nuova vita, votata alla nuova frontiera delle tecnologie della comunicazione.

La proposta Corigliano-Rossano, infatti, presenterebbe vantaggi multipli: Enel avrebbe l'opportunità di vendere il sito a condizioni vantaggiose; il territorio vedrebbe un incremento dell'occupazione e del prestigio ospitando un'azienda di tecnologia avanzata come BlackRock, e quest'ultima otterrebbe un sito già pronto per l’ammodernamento. Si pensi solo agli spazi immensi della sala turbine (il mega capannone verde che si vede oggi ai piedi delle due ciminiere), alle aree esterne su cui installare nuovi insediamenti tecnologici e al vicino elettrodotto che garantirebbe fornitura continua di corrente in grandi capacità.

Praticamente quello di Cutura sarebbe un sito ideale. Tuttavia, affinché ciò diventi realtà, è necessaria una forte spinta dalla politica locale e centrale.

Il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, potrebbe iniziare a interagire con i vertici Enel e del MISE. Ma soprattutto potrebbe farlo la delegazione parlamentare della Calabria, la Regione e la Provincia, che potrebbero farsi promotori di questo progetto, anche in virtù di quella “filiera istituzionale” che li tiene legati a doppio filo alla Premier Meloni. Se c’è una volontà di governo forte sulla opzione Corigliano-Rossano, questo progetto - dopo il misero fallimento dell’Idrogeno per il quale ancora nessuno ha fornito una spiegazione concreta e plausibile – potrebbe rappresentare un’alternativa concreta, valida e straordinaria per portare in Italia, nella Calabria del nord-est, la società d’investimento numero uno al mondo.

Quindi, di cosa stiamo davvero parlando? Di fantasia allo stato pure per chi si è già arreso al pregiudizion e non osa nuovi orizzonti; di una nuova prospettiva per chi, invece, si batte ogni giorno per contribuire a creare un futuro diverso per questa terra, oltre la sua narrazione.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.