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Arriva Gianni Celeste per la festa di Lattughelle, il parroco costretto a un sermone straordinario

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CASSANO JONIO - Arriva Gianni Celeste per il suo concerto ed il parroco di Lattughelle è costretto ha fare un sermone straordinario dal palco. Dopo 35 anni di attesa, la comunità parrocchiale di Lattughelle è tornata a celebrare il suo Patrono, San Raffaele Arcangelo, con una festività che non solo ha rafforzato i legami all'interno della comunità, ma ha anche ridato vita ai momenti di riflessione spirituale e culturale.

Harvey Cox, nel suo celebre libro "La festa dei folli" del 1971 - ricorda il parroco Don Pietro Groccia che con grande gioia ha annunciato il ritorno alla festsa - diceva che la scomparsa delle festività compromette un aspetto essenziale dell’umanità. La celebrazione, infatti, non è solo un momento di gioia, ma un'espressione culturale che riconcilia l'individuo con la propria comunità e con la fede. È proprio con questo spirito che la comunità di Lattughelle ha rivissuto la festività in onore di San Raffaele.

Ma oltre alla festa, che è stata un momento di socializzazione importante per la contrada che sorge a ridosso del parcho archeologico di Sibari, e alle sue motivazioni, la polemica è caduta sulla scelta dell'artista individuato per celebrare il momento di comunità. Gianni Celeste, il cantante neomelodico ritornato alla ribalta negli ultimi anni dopo che i trend social hanno rilanciato la sua vecchia canzone Tu comm'a mme o meglio "povero gabbiano", è salito sul palco di Lattughelle non senza innescare uno strascico di polemiche per il genere musicale proposto con qualche canzone equivoca come 'Nu latitante. 

Un vocio che con il passare delle ore precedenti alla festa è diventato polemica, tanto da spingere il parroco a salire sul palco della festa e a chiarire la scelta fatta che - a quanto pare - è stata parrocchiale e di nessun altro. 

«non sono mancati gli avventurieri del regno di Satana che con calunnie becere –  racconta oggi don Pietro Groccia –, hanno cercato di buttare fango per appannare anzi distorcere l’entusiasmo di un popolo che si industriava di gustare la festa, non come fenomeno umano tendente all’approvazione individuale o ad esclusivismi arbitrari od egoistici, ma come estasi e stupore per entrare in comunione colloquiante col suo Signore Gesù il Cristo, Salvatore e Redentore di ogni umanità. E nella verità di Cristo che ho il dovere di annunciare posso attestare che Lattughelle ha saputo in questa circostanza fausta mostrarsi popolo autenticamente festivo e non sicuramente festaiolo. Il passaggio di san Raffaele per le vie della contrada ci ha rivelato una forza nuova di richiamo, di convocazione e di conversione che solo i Santi sanno suscitare. Appoggiarsi al Patrono nell’esperienza credente non è una devozione tra le altre ma è cogliere le vie di Dio. Tutto questo se ulteriormente recuperato ed autenticato nella forza propulsiva e rigenerante della Pasqua può essere assunto come via per la nuova evangelizzazione. Questa singolare esperienza di festa - aggiunge ancora il parroco - mi convince ancor più che il nostro compito è incontrare l’uomo, condividerlo, amarlo, servirlo. E le lacrime dell’animo che ho visto impresso sui volti della gente che rivelano la meravigliosa creatività del nostro popolo mi chiedono di rafforzare la fedeltà al principio della verità. Ritengo sia questa la gestazione della Chiesa nella profezia del suo Signore. La Risurrezione, infatti, è sempre l’aprirsi a Dio e agli uomini nella forza di Cristo, ma nel crollo dei propri idoli. Pertanto in comunione col popolo che il Vescovo – mons. Savino col suo alto Magistero arricchito da profonda cultura non si stanca mai di ripeterci che il Vangelo non è destinato a convertire sol­tanto il cuore dell’uomo, ma anche s incidere sul tessuto socia­le, ritessendo la società civile, abbattendo le “strutture di peccato” – mi ha chiamato a servire, sono convinto più che mai che il recupero della festa patronale a Lattughelle ha acceso una luce profetica per una nuova stagione costituente della speranza!  Allora con veemenza rimando al mittente ogni illazione ed ogni becera calunnia. E a qualche piccolo Solone di turno che con atteggiamento doppiogiochista ha tentato di seminare ombre anche sulla presenza del cantante neomelodico turbando anche la pace del Vescovo, dico che il malaffare noi lo avversiamo per un fatto viscerale. I fenomeni di devianza non si combattono da remoto coi proclami, fatti talvolta da frasi ad effetto o con manifestazioni da palcoscenico ma evangelizzando il sociale – in Calabria i modelli non mancano: vedi mons. Agostino mentre le cosche imperversavano nel crotonese Lui puntellava con la sua presenza coraggiosa il nascente movimento di resistenza al crimine organizzato o mons. Ciliberti (1989-1992) durante la stagione dei sequestri organizzava la rinascita di una speranza possibile con l’esperienza esaltante della primavera di Locri – stando dentro il mondo e nel cuore dei problemi, invitando a battere le vie della Pasqua annunciando il Vangelo della conversione e facendo sentire la propria voce di allarme e di denuncia verso ogni atteggiamento proclive alla violenza. Non è secondo lo Spirito di Cristo l’atteggiamento che grida contro tutti e tutto e che spesso colorandosi di moralismo non si sforza né di capire né di servire, ma come diceva mons. Agostino solo di cercare la posa».

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.