Crisi nera, iniziano i saldi estivi ma a Corigliano-Rossano non ci sono (quasi) più negozi
La situazione più drammatica a Rossano scalo. In Via Nazionale su circa 70 locali commerciali una trentina hanno il cartello "Fittasi", "Vendesi" o "Si cede attività". Mai così in basso: costi altissimi e poca liquidità. A Corigliano va meglio
CORIGLIANO-ROSSANO - Anche a Corigliano-Rossano, come nel resto della Calabria, prendono il via stamattina gli attesi saldi estivi. Ma se un tempo questa era una notizia attesa, oggi viene smorzata, anzi soffocata da un momento particolarmente difficile per il tessuto commerciale della città, specialmente sul fronte rossanese.
Mentre i saldi promettono di attirare acquirenti e ravvivare le vendite, le attività commerciali di Corigliano-Rossano sono in preda ad una drammatica dicotomia: il corso principale di Rossano Scalo, Via Nazionale, contrasta fortemente con la sua “gemella” a Corigliano. Dove le attività commerciali “combattono e resistono” nonostante le difficoltà. Rossano, invece, affonda in una crisi profonda.
Il Declino di Rossano
Basta una passeggiata lungo quella che era una volta era la via “In” dello shopping del centro bizantino, per notare l'impressionante numero di locali commerciali chiusi. Su circa settanta vetrine, quasi trenta sono vuote, adornate con cartelli "Fittasi", "Vendesi" o "Cedesi attività". E non si tratta di chiusure osmotiche o compensative; per intenderci, queste attività non si sono spostate in altre zone della città; hanno semplicemente chiuso i battenti, vittime di un mercato sofferente e dei costi di gestione insostenibili.
Questa situazione è ancora più allarmante se si considerano i dati statistici. Il reddito pro-capite a Corigliano-Rossano si attesta a 14.085 euro annui, uno dei più bassi d'Italia. Ma perché, nonostante questo, le attività commerciali di Corigliano riescono ancora sopravvivere, mentre quelle di Rossano no? La risposta risiede nella forma di "approvvigionamento" economico. Corigliano beneficia di un tessuto economico più dinamico e imprenditoriale, offrendo una maggiore disponibilità economica che però è effimera, legata al tempo e alle stagioni, comunque non stabile. A Rossano, invece, primeggia il ceto impiegatizio che, però, è ai minimi storici.
Non regge nemmeno la teoria che la crisi sia dovuta all’espansione degli acquisti online. Questo è un fenomeno globale e, se fosse il vero problema, l’impatto si sarebbe dovuto vedere uniformemente anche a Corigliano e nel resto della Calabria, cosa che non è avvenuta con la stessa intensità come sta avvenendo a Rossano, dove quasi a cadenza quotidiana si conta almeno una saracinesca che si abbassa… per sempre!
Dunque, il vero problema va ricercato nella mancanza di liquidità e di occupazione di qualità. Manca il lavoro vero, a Corigliano quanto a Rossano. La crisi commerciale di Rossano riflette profondamente l'inefficacia delle strategie produttive finora adottate. Storicamente cresciuta intorno alla presenza di Enel, Rossano ha visto crollare il suo sistema economico con la dipartita della grande azienda energetica, colpendo duramente le famiglie del luogo.
Oggi, serve uno shock economico. È imperativo ridisegnare le prospettive di questa grande città. Corigliano-Rossano ha il potenziale per vivere di agricoltura, pesca, turismo e cultura, ma deve anche abbracciare industria e tecnologie moderne per prevenire un definitivo tracollo. Le saracinesche chiuse di oggi sono un chiaro segnale d'allarme: è arrivato il momento di agire con decisione per evitare che una situazione già di per sé grave peggiori irreversibilmente.