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Caso Emanuela Orlandi, ci sarà anche Rapani nella Commissione parlamentare d’inchiesta

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ROMA – Probabilmente è la storia più ricca di mistero dell’ultimo mezzo secolo che mette insieme tanti apparati e sistemi (anche deviati) dello Stato italiano e di quello Vaticano, i Servizi Segreti, il potere masso-mafioso italiano e la Banda della Magliana. Insomma, un mix esplosivo. Affascinante? Sicuramente, non fosse altro perché a distanza di quarant’anni dalla scomparsa di una giovane adolescente ancora non si è venuti a capo della verità. È un mistero tutto italiano quello che avvolge le sorti di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, sparita nel nulla il 22 giugno 1983, mentre rientrava nella sua casa tra le mura della Santa città di Pietro dopo una lezione di musica.

In questi quarant’anni è stato scritto di tutto, sono state avanzate ipotesi concrete, altre completamente assurde; ci sono state piste attendibile e artati depistaggi, telefonate rilevanti e congetture complottistiche. Niente e nessuno, però, è riuscito ad avvolgere per intero quel filo di Arianna che collega il momento esatto della sparizione di quella giovane donna con tutto il background di mistero che racchiude la sua storia post (e forse anche pre) rapimento. Mai, perché quel filo – con puntualità chirurgica – è sempre stato tagliato sul più bello. Da chi? È quello che prova a chiedersi da quel maledetto pomeriggio di inizio estate il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi. Sua l’opera di memoria e consapevolezza grazie alla quale, ancora oggi, si cerca di trovare, in ogni angolo di questo mondo, la verità.

Ci sono interi dossier (noti e meno noti) dedicati al caso di Emanuela Orlandi, testimonianze più o meno attendibili, racconti, inchieste giornalistiche che hanno cercato di scavare quanto più possibile nel parlato e nel taciuto di queste trame. Su tutte rimangono le inchieste di Andrea Purgatori, documentarista e giornalista d’inchiesta scomparso il 19 luglio scorso, che hanno dato vita alla docu-serie Vatican Girl andata in onda più di un anno fa sulla piattaforma Netflix.

Ma dopo decenni, oggi, per la prima volta in assoluto, quel caso sbarca sui tavoli delle massime istituzioni dello Stato. L’1 febbraio 2023 la Camera dei Deputati, su proposta di alcuni parlamentari veniva istituita la Commissione d’Inchiesta sui casi riguardanti la scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e l’omicidio di Simonetta Cesaroni.

A distanza di un anno quella Commissione non si è ancora mai riunita. E questo perché ancora la commissione d’inchiesta non sarebbe stata composta nella sua totalità. Proprio ieri, Pietro Orlandi, dal suo profilo Facebook, è ritornato a richiamare attenzione, pubblicando i nomi dei 38 deputati componenti l’organismo d’inchiesta dei 40 necessari per far partire i lavori, chiamando in causa il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri. «Tutti in quest’ultimo mese – scrive Orlandi – si sono impegnati affinché questa commissione potesse partire. Tutti hanno fatto in modo che ciò avvenisse ora, tranne il sig. Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato che ancora non ha presentato i due nomi che mancano ai 40 affinché i presidenti di Camera e Senato possano così convocarli per dare inizio ai lavori. Sono tutti pronti ma il sig. Maurizio Gasparri ha deciso evidentemente che 40 anni di attesa non sono ancora sufficienti. Purtroppo non si rende conto di quanto possa essere imbarazzante e soprattutto poco rispettoso il suo comportamento».

Il senatore Rapani: «Pronti a dare il nostro contributo per trovare la verità»

Tra i quaranta parlamentari designati (semmai si arriverà al numero legale!) c’è anche il nome del senatore di Fratelli d’Italia, eletto nella circoscrizione di Corigliano-Rossano, Ernesto Rapani, componente della Commissione permanente Giustizia e impegnato sin dal suo mandato sulla lunga e sicuramente non semplice operazione di revisione della Riforma della Geografia Giudiziaria del 2012.

«Noi ci siamo e siamo pronti a metterci a lavoro. Il caso Orlandi – ha sottolineato Rapani - così come quello di Mirella Gregori e Simonetta Cesaroni fanno parte dei misteri italiani sui quali cercheremo di fare luce, facendo quanto necessario». E tra le prime azioni sicuramente ci sarà quella di invitare in audizione quanti sanno su questa storia intrisa di mistero. «Come fatto per la commissione d’inchiesta sul caso dell’uccisione del giudice Borsellino, nella quale è stata sentita Lucia Borsellino, figlia del magistrato, così faremo anche per il caso Orlandi. Sentiremo il fratello Pietro e di lì tutte le persone che possano contribuire a dare risposte ad un mistero irrisolto. Fratelli d’Italia – ha concluso – è da sempre impegnata sul fronte della chiarezza e della giustizia».

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.