Terremoti e prevenzione, la Sibaritide è pronta ad affrontare un evento sismico?
La nostra regione oscilla tra la zona 1 e 2 con il territorio della Sibaritide-Pollino in zona 2. A che punto siamo rispetto all'adozione dei Piani di Prevenzione, Gestione e Protezione Civile? Lo abbiamo chiesto al geologo Tonino Caracciolo
CORIGLIANO ROSSANO - L’Italia è un paese sismicamente molto attivo e le cronache degli ultimi anni lo testimoniano. Le recenti attività sismiche verificatesi nei Campi Flegrei, diventate poi un vero e proprio sciame correlato al fenomeno del bradisismo tipico di quelle di zone, hanno riacceso l’attenzione, come spesso accade, sui fenomeni e sui rischi legati ai terremoti. A preoccupare è il livello di sicurezza di strutture e abitazioni, il mancato adeguamento dei piani di evacuazione e tutte le attività connesse alle azioni di prevenzione che sappiamo non essere sufficienti e adeguate ai rischi potenziali e reali che molte zone del nostro paese corrono.
La Calabria, insieme a molte alte regioni dello stivale, presenta un elevato livello di criticità. Secondo la classificazione attuale, riportata anche dalla Protezione Civile, il territorio è suddiviso in zone a pericolosità decrescente: Zona 1 Probabilità di forti terremoti alta; Zona 2 Probabilità di forti terremoti intermedia; Zona 3 Probabilità di forti terremoti bassa; Zona 4 Probabilità di forti terremoti molto bassa. A ciascuna zona, poi, viene attribuito un ulteriore valore detto “dell’azione sismica” utile per la progettazione. Esso è espresso in termini di accelerazione massima su roccia: zona 1=0.35 g; zona 2=0.25 g; zona 3=0.15 g; zona 4=0.05 g.-
Come si può notare nella mappa nessuna zona può dirsi completamente asismica. Seppur con una bassa probabilità, in alcune aree del Paese l’eventualità che possa verificarsi un evento sismico non è da escludersi.
La nostra regione oscilla tra la zona 1 e la zona 2 con il territorio della Sibaritide-Pollino in zona 2. Questo perché è collocata esattamente in corrispondenza della zona di contatto tra l'Europa e l'Africa, due continenti che si stanno avvicinando ad una velocità di 7 millimetri ogni anno. Per l'Ingv, la Calabria è di fatto schiacciata dalla morsa costituita dalla placca africana, a sud, e da quella europea, a nord.
«In più – ci spiega il geologo Tonino Caracciolo – la nostra è una zona sorgente che presenta un lungo sistema di faglie attive dette “capaci” che partono da Bisignano, proseguono per Corigliano, passano per il Patire proseguendo fino alla montagna spaccata di Rossano, da lì continuano verso il mare fino a Crosia. Questo sistema di faglie causò il terribile terremoto del 1836, presente nei cataloghi nazionali e la cui magnitudo si stima fosse intorno ai 7 gradi».
Ma a che punto siamo rispetto ai piani di Protezione Civile a Corigliano-Rossano? «Prima di questo Piano – sottolinea Caracciolo - è importante dire che esiste un Piano di Protezione e Prevenzione adottato di recente dal comune di Corigliano-Rossano grazie al recupero degli studi Mzs di microzonazione sismica fatti sia per Rossano che per Corigliano. Parimenti, è stato adottato il Piano di Gestione che prevede le diverse vie di fuga e ammassamento. Purtroppo, invece, siamo indietro rispetto al Piano di Protezione Civile che so essere stato affidato ad un esperto dell’Unical. Non so se sia stato consegnato o meno».
«Nel frattempo – aggiunge – bisognerebbe lavorare su azioni di prevenzione, sensibilizzazione ed educazione nelle scuole facendo anche prove di evacuazione. Su questo, ahimè, siamo indietro e non è un bene».
Per quel che riguarda il rischio diretto per l’uomo legato all’adeguamento di strutture ed infrastrutture alle normative vigenti Caracciolo precisa: «Le norme vengono aggiornate costantemente e l’ingegneria ha fatto passi da gigante in questo settore. Ciò che manca è l’attenzione verso le zone più fragili delle città: centri storici e luoghi con patrimoni artistici in pericolo».
Secondo una stima fatta per la nostra regione solo il 37% degli edifici è il calcestruzzo armato, più idoneo a reggere terremoti di grande intensità. Una regione fragile come la Calabria non può più aspettare, bisogna agire.
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