Milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione dirottati sul Ponte dello Stretto, Cgil: «Sembra il gioco delle tre carte»
«Continuiamo ad assistere alla sostanziale incapacità di utilizzare i finanziamenti europei e a definanziamenti. La posta in gioco è troppo alta per il Mezzogiorno, chiediamo che le risorse del Pnrr siano realmente utilizzate aprendo i cantieri e dando inizio ai lavori»

ROMA – «Mentre tutte le analisi, a partire da quella dello Svimez, confermano
che senza l’utilizzazione massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischia la più cruda
recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo
e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto. Proprio come nel gioco delle tre carte il
ministro Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse».
È quanto dichiarano in una nota congiunta il segretario confederale della Cgil nazionale Pino
Gesmundo e i segretari generali della Cgil Calabria e della Cgil Sicilia, Angelo Sposato e
Alfio Mannino.
Per i dirigenti sindacali «pur di raschiare il barile, visto che le risorse vere per il Ponte sono
pochissime e quelle certe si fermano a 780 milioni per il 2024, giusto per mettere qualche
prima pietra a fini elettorali per le Europee, viene compiuta un’azione piratesca ai danni di
due Regioni, la Calabria e la Sicilia, sottraendo loro una quantità immensa di risorse
europee che dovrebbero essere destinate a colmare il divario socioeconomico e superare
gli squilibri territoriali. Il tutto – sottolineano – senza una discussione di merito che investa
le due istituzioni interessate e i Consigli Regionali, che su un aspetto di tale importanza
non possono restare silenti o, peggio, essere esautorati, e lo stesso Partenariato
economico-sociale».
Mannino specifica che «la stessa Giunta regionale Siciliana, che in un primo tempo si era
resa disponibile ad utilizzare un miliardo di sue risorse del FSC 2021-2027, ha revocato
polemicamente questa sua disponibilità».
«Il Mezzogiorno – ribadisce Gesmundo – ha necessità di modernizzare le sue infrastrutture
ferroviarie e stradali, oggi in pessime condizioni, con linee ferroviarie a binario unico, non
elettrificate e tanto meno messe in sicurezza e l’alta velocità che si ferma a Salerno.
Occorre inoltre, come dimostra l’ultimo tragico incidente a Thurio di Corigliano Rossano,
garantire la sicurezza dei lavoratori delle ferrovie e dei cittadini». Sposato aggiunge che
«servirebbero parole chiare per quanto concerne una delle priorità ferroviaria strategica del
Sud, la Salerno-Reggio Calabria, che rischia di fermarsi a Rovagnano, e conoscere le reali
intenzioni del Governo nazionale relativamente all’utilizzo dei 9.400 milioni messi a
disposizione dal piano complementare per la realizzazione dei lotti successivi. Come
occorrerebbero impegni precisi e vincolanti anche per quanto riguarda la realizzazione
della Statale 106, la fantomatica "strada della morte", impraticabile e pericolosa lungo
l’intero asse jonico della Calabria orientale, priva ad oggi di una moderna arteria
autostradale».
«Continuiamo ad assistere alla sostanziale incapacità di utilizzare i finanziamenti europei e
a definanziamenti, come per la Roma-Pescara, la Palermo-Messina e la Bari-Napoli, e
come quelli relativi alle opere di messa in sicurezza del sistema di gestione del traffico
ferroviario (ERTMS). La posta in gioco – concludono i segretari della Cgil – è troppo alta
per il Mezzogiorno, chiediamo che le risorse del Pnrr, al di là dei continui proclami, siano
realmente utilizzate aprendo i cantieri e dando inizio ai lavori».