A Sibari si sta scrivendo una nuova storia: quella della consapevolezza
Mai si era visto un gruppo di visitatori fare la fila al Museo archeologico in una anonima e calda domenica di fine estate. Qualcosa sta cambiando e tutto trova origine dalla Rivoluzione Demma
SIBARI (CASSANO JONIO) – A Sibari qualcosa sta cambiando, questa volta davvero. Il riferimento particolare è a quel perimetro di Piana, affacciata sullo Jonio, in cui emerge l’antica Sybaris e, a ridosso, il suo Museo. Fino a non molto tempo fa, gli scavi archeologici, quelli che raccontano una storia passata fatta di fasti e innovazione, di cultura e ingegno umano, sviluppatisi proprio qui, sotto casa nostra, erano emblema di degrado naturale e culturale; sulle teche del museo, invece, stratificazioni di polvere, incuria e disinteresse accumulati negli anni.
A Sibari non veniva più nessuno (o forse, sarebbe meglio dice la verità: non c'è mai stato nessuno se non gli addetti ai lavori!). Perché nessuno sapeva che esistesse Sibari e la sua memoria rimaneva relegata solo su qualche libro di scuola. Eppure c’era, sommersa dall’erbaccia e sovente da qualche metro d’acqua alluvionale.
Ma il paradigma è cambiato e questa foto in copertina, oggi, vale da sola una notizia.
Probabilmente è la prima volta da quando è nato il Museo Archeologico di Casa Bianca che in un’anonima domenica di fine estate, sotto al sole (ancora) cocente, si è vista una lunga fila di visitatori davanti al portone d’ingresso della struttura. Eppure non c’era nulla di nuovo. Non c’era l’esposizione straordinaria della Tomba di Tutankhamon e non c’era nemmeno un set cinematografico di Indiana Jones. Oggi come ieri nei due piani del Museo sono conservati i reperti del passaggio dell’uomo nella storia di questo territorio. Di Sibari e non solo di Sibari, dei greci e non solo dei greci.
Rispetto a ieri, però, oggi c’è una componente invisibile che comunque genera una forza attrattiva: la passione di chi in quel presidio da quasi due anni, ormai, lavora con estrema dedizione. Che spesso lo trovi dormire nel museo perché ha trascorso una notte intera a studiare e capire le alchimie giuste per rilanciare questo sito.
È la rivoluzione copernicana innescata da Filippo Demma, direttore del Parco archeologico e del Museo di Sibari (che da qualche settimana, addirittura, ha egida anche sul parco archeologico di Crotone).
Demma ha ribaltato sistematicamente tutti gli assiomi degenerativi che non hanno mai fatto decollare quell’area storica che, a tutti gli effetti, rappresenta la genesi, il fulcro fondante da cui dovrebbe innescarsi lo sviluppo turistico e culturale della Calabria del nord-est.
Ecco, quella gente, più o meno interessata ma sicuramente curiosa e “insospettita” da quei mastodontici tesori di Sibari, che ieri era in fila davanti al Museo, rappresenta la materializzazione della Rivoluzione Demma che è frutto di un lavoro immane, certosino, meticoloso, che ha riportato Sibari al centro degli interessi culturali dell’intero Paese.
Non è un caso che ogni troupe televisiva che transiti dalla Calabria per realizzare un qualsiasi servizio o approfondimento, passi ormai con puntualità e priorità da quel perimetro di storia e di storie. Che c’è sempre stato – qui il rammarico – ma che nessuno ha mai saputo valorizzare. Doveva venire dalle pendici del Vesuvio un uomo probabilmente più consapevole e più innamorato di questo territorio, rispetto a molti altri che lo vivono e che ne hanno segnato la sua storia, per cambiare l’ordine delle cose.
Evviva così e menomale che sia così…