19 ore fa:Castrovillari: nella giornata della colletta alimentare raccolti settemila chili di alimenti
2 ore fa:A Co-Ro un evento di Auser sul tema delle truffe agli anziani
1 ora fa:«Fare chiarezza su schede bianche seggio di Cosenza, stop ai lavori giunta»
2 ore fa:Al Museo di Cariati il concerto del Maestro Pasqualino Milito
18 ore fa:Una comunità attonita: Mandatoriccio attende il ritorno di Francesca
3 ore fa:Nasce Sibaritide Turismo, la piattaforma che mira a rilanciare l'esperienza turistica nel nord-est
23 minuti fa:Sulla Statale 106 muore la nostra gente, il tratto della Sibaritide rimane uno dei più pericolosi
53 minuti fa:Emergenze del sistema universitario, all’Unical un incontro promosso da Cgil
4 ore fa:Caso Gentile, Report mette in luce tutti i dubbi sul riconteggio delle schede
3 ore fa:Baker Hughes, cresce una consapevolezza tra la gente: «Vicenda finita in mezzo alle faide politiche»

Riapertura dei Tribunali e quel fil rouge che lega Longobucco alla proposta di modifica della geografia giudiziaria

2 minuti di lettura

CORIGLIANO-ROSSANO – Una leggenda metropolitana vuole che ci sia un napoletano in ogni angolo del mondo. Potremmo dire la stessa cosa per i longobucchesi. E se tutti coloro che trovano memoria e radici nel piccolo centro della Sila Greca volessero un giorno tornare a casa, probabilmente quel paesino (di antichissime e nobili origini) dove oggi vivono poco meno di 3mila anime, diventerebbe una metropoli. Longobucco nel ‘900 è stato un vero e proprio generatore di vita. Generoso con l’anagrafe meno nelle possibilità e nella capacità di trattenere i suoi figli.

Dalla sorgente della Valle del Trionto a metà degli anni 50 del secolo scorso è partita una delle più grandi diaspore calabresi, parte di questa si è fermata alla costa ionica (la vicina Mirto, ad esempio, è un’appendice di Longobucco sul mare ma anche Corigliano-Rossano è un pullulare di persone di origini longobucchesi), altra parte è emigrata al nord Italia e all’estero.

Caso vuole, però, che spesso le vite e le storie dei longobucchesi lontani dal Campanaro si incrocino inconsapevolmente e inaspettatamente.

Un piccolo e simpatico aneddoto lo hanno prodotto nientemeno che le vicende che in queste settimane stanno tenendo banco in più territori d’Italia impegnati in quella grande vertenza della giustizia per la modifica della legge 155/2012 sulla riorganizzazione dei Tribunali e delle Procure italiane. La stessa che, ricordiamo, portò nel settembre di 10 anni fa alla soppressione del tribunale di Rossano e di altri 30 presidi su tutto il territorio nazionale.

Nei giorni scorsi il Consiglio regionale della Calabria ha approvato all’unanimità un provvedimento amministrativo che impegna il Parlamento ad un accordo tra le parti per l’apertura dei tribunali in quei territori che ne avrebbero necessità e che sono stati soccombenti rispetto alla riforma della geografia giudiziaria (leggi qui). Proponente e primo firmatario della proposta di modifica normativa approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria è stato Giuseppe Graziano, capogruppo dell’UDC nell’assise di palazzo Campanella e nelle cui vene scorre proprio sangue longobucchese.

Fato ha voluto che a oltre mille kilometri di distanza un altro longobucchese doc, l’avvocato Giuseppe Antonio Madeo, lavorasse e si battesse con forza sulla stessa proposta ma per la riapertura di un altro tribunale, quello di Vigevano. Madeo, infatti, già presidente dell’ordine degli avvocati del soppresso foro vigevanese, è da tempo e in prima linea nella elaborazione di una simile proposta di legge che in questi giorni è finalmente approdata nelle stanze della Regione Lombardia per essere approvata e sottoposta anch’essa al Parlamento.

Casualità, solo casualità. Ma che evidentemente esalta il patrimonio genetico dei longobucchesi: gente di montagna, testarda, razionale, pragmatica, combattiva e inarrendevole. E chissà se a Roma nelle stanze del Parlamento, del Governo e del Ministero della Giustizia ci sia qualcun altro di stirpe traentina pronto a farsi carico di questa vertenza. Ilarità… ma nemmeno più di tanto!

la bellissima foto in copertina è di Angelo Adorisio

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.