Riapertura dei Tribunali e quel fil rouge che lega Longobucco alla proposta di modifica della geografia giudiziaria
Un piccolo e simpatico aneddoto che nella grande proposta di rivisitazione della Legge 155/2012 vede protagoniste due persone originarie del piccolo centro della Sila Greca, impegnate per le stesse ragioni ma su fronti diversi
CORIGLIANO-ROSSANO – Una leggenda metropolitana vuole che ci sia un napoletano in ogni angolo del mondo. Potremmo dire la stessa cosa per i longobucchesi. E se tutti coloro che trovano memoria e radici nel piccolo centro della Sila Greca volessero un giorno tornare a casa, probabilmente quel paesino (di antichissime e nobili origini) dove oggi vivono poco meno di 3mila anime, diventerebbe una metropoli. Longobucco nel ‘900 è stato un vero e proprio generatore di vita. Generoso con l’anagrafe meno nelle possibilità e nella capacità di trattenere i suoi figli.
Dalla sorgente della Valle del Trionto a metà degli anni 50 del secolo scorso è partita una delle più grandi diaspore calabresi, parte di questa si è fermata alla costa ionica (la vicina Mirto, ad esempio, è un’appendice di Longobucco sul mare ma anche Corigliano-Rossano è un pullulare di persone di origini longobucchesi), altra parte è emigrata al nord Italia e all’estero.
Caso vuole, però, che spesso le vite e le storie dei longobucchesi lontani dal Campanaro si incrocino inconsapevolmente e inaspettatamente.
Un piccolo e simpatico aneddoto lo hanno prodotto nientemeno che le vicende che in queste settimane stanno tenendo banco in più territori d’Italia impegnati in quella grande vertenza della giustizia per la modifica della legge 155/2012 sulla riorganizzazione dei Tribunali e delle Procure italiane. La stessa che, ricordiamo, portò nel settembre di 10 anni fa alla soppressione del tribunale di Rossano e di altri 30 presidi su tutto il territorio nazionale.
Nei giorni scorsi il Consiglio regionale della Calabria ha approvato all’unanimità un provvedimento amministrativo che impegna il Parlamento ad un accordo tra le parti per l’apertura dei tribunali in quei territori che ne avrebbero necessità e che sono stati soccombenti rispetto alla riforma della geografia giudiziaria (leggi qui). Proponente e primo firmatario della proposta di modifica normativa approvata all’unanimità dal Consiglio regionale della Calabria è stato Giuseppe Graziano, capogruppo dell’UDC nell’assise di palazzo Campanella e nelle cui vene scorre proprio sangue longobucchese.
Fato ha voluto che a oltre mille kilometri di distanza un altro longobucchese doc, l’avvocato Giuseppe Antonio Madeo, lavorasse e si battesse con forza sulla stessa proposta ma per la riapertura di un altro tribunale, quello di Vigevano. Madeo, infatti, già presidente dell’ordine degli avvocati del soppresso foro vigevanese, è da tempo e in prima linea nella elaborazione di una simile proposta di legge che in questi giorni è finalmente approdata nelle stanze della Regione Lombardia per essere approvata e sottoposta anch’essa al Parlamento.
Casualità, solo casualità. Ma che evidentemente esalta il patrimonio genetico dei longobucchesi: gente di montagna, testarda, razionale, pragmatica, combattiva e inarrendevole. E chissà se a Roma nelle stanze del Parlamento, del Governo e del Ministero della Giustizia ci sia qualcun altro di stirpe traentina pronto a farsi carico di questa vertenza. Ilarità… ma nemmeno più di tanto!
la bellissima foto in copertina è di Angelo Adorisio