Spoke Co-Ro, verso un nuovo stop degli interventi: mancano anestesisti
Mentre l’area chirurgia si organizza per riprendere a pieno regime le attività post Covid, arriva la doccia fredda dei rianimatori, che scrivono al Direttore sanitario: «Possibili solo interventi appropriati a effettività gravità paziente»
CORIGLIANO-ROSSANO – Un gioco perverso, un cane che continua a mordersi la corda senza soluzione di continuità. Appena ieri avevamo dato la bella e attesa notizia sulla ripresa degli interventi elettivi (programmati) nell’unità operativa di Ortopedia dell’ospedale spoke “Giannettasio” di Corigliano-Rossano (leggi qui). Puntuale, oggi, arriva un segnale che suona subito come uno stop, una frenata sulla ripresa della normalità sanitaria nel grande nosocomio ionico.
È di stamane una comunicazione del direttore facente funzioni dell’Unità operativa complessa di Anestesia e Rianimazione, Gerardo Montillo, al direttore sanitario del presidio che, di fatto, porta tutti nuovamente con i piedi per terra. Anzi, sottoterra, perché il “Giannettasio” e il “Compagna” restano un pantano di sabbie mobili.
Cosa è successo? Gli anestesisti, infatti, rimarcano – qualora ce ne fosse stato bisogno – la carenza ormai cronica di personale medico che proprio dalla fine del mese potrebbe peggiorare. E questo, perché l’azienda sanitaria di Cosenza, non avrebbe ancora rinnovato i contratti con i liberi professionisti (2 a Corigliano e 1 a Rossano) in scadenza il 31 marzo.
Senza la consapevolezza di avere in organico questo personale, che già di per sé restituirebbe un quadro deficitario del personale, risulterebbe impossibile programmare qualsiasi attività chirurgica.
Al momento negli ospedali spoke di Corigliano-Rossano, sono operativi 9 anestesisti/rianimatori effettivi (3 al “Compagna” e 6 al “Giannettasio”) più 3 liberi professionisti esterni. Nel totale 12 unità, con copertura di turni h24 spalmati su sette giorni lavorativi. Una miseria, se si pensa al carico e la mole di lavoro alla quale sono costretti gli anestesisti/rianimatori (senza la loro presenza non potrebbe reggersi in piedi un presidio di emergenza/urgenza) ma soprattutto se si considera che questa forza lavoro assegnata agli ospedali spoke di Corigliano-Rossano è divisa in due distinti blocchi ospedalieri che, purtroppo, rimangono a se stanti. Perché ancora nessuno trova il coraggio di organizzare gli ospedali destinando in uno l’area medica e nell’altro quella chirurgica e dell’emergenza urgenza.
Finché le cose rimarranno così sarà difficile trovare una quadra di efficienza alla sanità pubblica nella Sibaritide. Anche le promesse e l’impegno della direzione generale dell’Asp potrebbero risultare nulli con questo stato di fatto. Perché i medici non basteranno mai. Soprattutto quelli da destinare ad un reparto così delicato come anestesia e rianimazione: specialisti ce ne stanno pochi, concorsi non se ne fanno e si rincorre sempre l’emergenza, con i costi elevatissimi che questa produce.
Così siamo all’oggi e alla comunicazione con la quale il dottore Montillo, evidentemente anche a seguito dell’articolo pubblicato ieri dalla nostra testata, avverte il direttore dell’ospedale: «In merito alla nota e persistente carenza di medici specialisti in anestesia e rianimazione – si legge nella comunicazione interna – le richieste di consulenze ed interventi anestesiologici/rianimatori devono essere appropriate rispetto all’effettiva gravità dei pazienti». Vale a dire, “non chiedeteci la luna perché siamo pochi, saremo di meno e non possiamo darvela!”.
Insomma, l’ennesima resa dei conti è servita. Ora bisognerà capire come si riuscirà a risolvere la questione, che è semplice e diretta: serve assumere nuovi medici. Non è semplice ma necessario. Al momento, però, è notte fonda.