Scala Coeli, si riaccende la polemica sulla discarica. Bieco: «Pronti a tutelarci»
L'azienda proprietaria dell'impianto ha incassato «l'ennesima autorizzazione» all'ampliamento del sito e oggi attacca gli ambientalisti: «agitatori sociali, irriguardosi delle sentenze di Stato, promotori di battaglie pseudo ambientaliste»

SCALA COELI - Ritorna ad accendersi la polemica attorno alla discarica di Pipino, nel comune di Scala Coeli. Una vertenza lunga più di un decennio che nel rispetto delle norme ha visto nascere un impianto di conferimento, oggi pronto ad essere ampliato per andare incontro alle esigenze del territorio. E tutto questo è stato confermato anche dalla recente sentenza del Tar Calabria che ha rigettato il ricorso presentato dagli ambientalisti del basso Jonio cosentino. I quali, però, non hanno dato segno di resa. Tant'è vero che per oggi pomeriggio il Circolo di Legamenbiente Nicà ha convocato a Cariati, nel teatro comunale, un'assemblea pubblica per tentare la "strada politica" contro l'ipotesi di riprofilatura della discarica.
In questo contesto, però, si inseriscono oggi le dichiarazioni della Bieco, proprietaria dell'impianto, che stigmatizza l'atteggiamento polemico e sovversivo dello stato di diritto assunto dall'associazione del cigno verde e sottolinea di nuovo la legittimità di procedimenti e iter di potenziamento della discarica.
«La tendenza a sovvertire lo stato di diritto, a ribaltare i livelli di responsabilità, e ad invertire i rapporti di subalternità da parte del civismo ha assunto un carattere di vera emergenza democratica». Questo è quello scrive la Bieco che sottolinea come l'azienda abbia mantenuto sempre «un atteggiamento rispettoso del diritto di critica, persino allorquando alcune posizioni apparivano fuorvianti, prive di fondamento, al limite della malafede, e – dunque - con obiettivi diversi dall’accertamento della verità».
Qual è la verità? Sicuramente è quella che può «accertare solo ed esclusivamente l’Autorità giudiziaria e non certo un singolo circolo denominato “Legambiente Nicà di Scala Coeli”... Si ha l’ardire di contestare sentenze emesse dai giudici amministrativi che hanno dichiarato l’inammissibilità, l’improcedibilità e, comunque, l’infondatezza nel merito dei motivi tutti di ricorso». La recente sentenza emessa dal TAR Calabria, ricordiamo, conferma – «ancora una volta» - la regolarità delle procedure espletate, «dopo anni di ricorsi risultati privi di fondamento giuridico». «Tutto ciò ha determinato un dispendio di energie e di ingenti risorse economiche per far fronte alle relative costituzioni in giudizio e alle conseguenti spese legali, costi ed oneri che non possono continuare a gravare sempre e solo sull’Azienda. Accecati dal pregiudizio, si perde persino di vista lo scopo e l’obiettivo che riveste l’impianto di contrada Pipino che è di pubblico interesse, soprattutto in una fase storica complessa di generale paralisi delle attività connesse al trattamento dei rifiuti».
E poi la contromossa: «È ora al vaglio dell’Impresa l’ipotesi di adire le vie legali per ottenere il ristoro dei danni tutti ingiustamente subiti, siccome imputabili al comportamento di soggetti dimostratisi nei fatti dei meri “agitatori sociali”, irriguardosi delle regole e delle sentenze di Stato, promotori di battaglie pseudo ambientaliste».
«Il paradosso è che singoli circoli, senza mandato rappresentativo da parte degli elettori, al fine di avversare una pronunzia dei giudici amministrativi, convocano il presidente di Regione, i presidenti delle province di Cosenza e Crotone, i parlamentari nazionali e componenti dell’Antimafia, i consiglieri regionali, i sindaci del territorio ed autorevoli associazioni di categoria nonché movimenti vari, nell’ambito di un’assemblea pubblica in cui si dovrà decidere su come contrastare il verdetto emesso dal Tar della Calabria. Questo comportamento è ancora conforme ad uno Stato di Diritto?»