Scuola, Unsic: «Con la riapertura a gennaio si rischia la terza ondata»
«Se la didattica a distanza sta salvando vite, occorre continuare ad adottarla»
ROMA - «Riaprire le scuole in presenza il 7 gennaio rischia di alimentare una terza ondata che sarebbe peggiore delle altre, principalmente per la concomitanza con le influenze stagionali e per lo stress delle strutture e del personale sanitario».
A lanciare l’allarme è l'Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori (Unsic), organizzazione datoriale con oltre tremila uffici in tutta Italia.
«I numeri confermano – si legge nel comunicato - il rilevante apporto delle scuole, probabilmente causato da ciò che vi ruota attorno (trasporti, assembramenti all'entrata e all'uscita, ecc.), situazioni che non potranno ovviamente essere risolte in pochi giorni. Analizzando i dati dell'Istituto superiore di sanità: al 25 agosto 2020 risultavano 9.544 contagiati nella fascia 0-19 anni, diventati ben 102.419 al 7 novembre, con una crescita da due a cinque volte di più rispetto alle altre fasce di età. Dopo la chiusura delle scuole superiori con il Dpcm del 6 novembre 2020, quando è stata applicata la didattica a distanza, la fascia scolastica che era in testa alla classifica è scesa al quinto posto. Se in precedenza i contagi della fascia scolastica erano cresciuti di dieci volte, dalla chiusura in poi sono saliti solo del 45,69 per cento. Anche i dati del ministero della Salute confermano la repentina crescita dei focolai scolastici passati dai 14 del 27 settembre ai 291 del 26 ottobre, oltre venti volte di più in appena un mese. Sempre più esperti sottolineano il peso delle scuole nella diffusione dei contagi».
«Ovviamente riteniamo che la scuola in presenza dovrebbe rappresentare l'ordinarietà, ma quella del periodo pandemico è ansiogena e discontinua: occorre avere piena consapevolezza che purtroppo stiamo vivendo un periodo straordinario e un dramma epocale con oltre 60mila vittime - commentano i responsabili dell'Ufficio comunicazione e del Centro studi dell'Unsic - Se la didattica a distanza sta salvando vite, soprattutto dei nostri anziani, occorre continuare ad adottarla alle superiori almeno finché non avremo le cure monoclonali e i vaccini per buona parte della popolazione. È una sfida e una responsabilità che il governo deve assumersi pienamente per il bene di tutti, mettendo da parte protagonismi o tentazioni ideologiche e demagogiche».