di LENIN MONTESANTO Rossano è la Città del Codex. L’identificazione con quello che non poteva non essere riconosciuto come il suo principale marcatore identitario rappresenta ormai un punto di non ritorno. Quanto meno per l’istituzione pubblica locale che, dimostrando sensibilità e senso della sfida, in questi ultimi anni ha saputo raccogliere e fare proprie proposte e suggerimenti, d’altronde quasi obbligati dalla Storia. E dai fondamentali del marketing territoriale!
Ne è più che convinto Guglielmo Caputo, vicesindaco di questa città d’arte e assessore al Turismo, il quale anticipa a L’Eco quello che – ci dice – sarà il sigillo definitivo su una consapevolezza e su un progetto di identificazione culturale ed identitaria che consideriamo strategico per la promozione del nostro patrimonio distintivo ed esclusivo, in Calabria, in Italia e nel mondo. Caputo preferisce non sbottonarsi sui dettagli, ma emerge chiaramente che il progetto ormai al termine (
l’inaugurazione è prevista entro giugno) rappresenterà un vero e proprio evento, non solo per Rossano. Nella rosa degli aggettivi propostigli, l’assessore sceglie grandiosa per descrivere l’opera d’arte che sarà collocata al centro della rotatoria comunale sulla SS106, in località Frasso, punto di passaggio obbligato. Un’opera realizzata da un artista del territorio e che – aggiunge il vicesindaco – proporzionata alle dimensioni della rotatoria in questione, sarà ispirata – aggiunge il vicesindaco – a quell’
unicum al mondo che è il nostro Codex Purpureus Rossanensis; del quale si aspetta la proclamazione come
bene Unesco patrimonio dell’Umanità e che, ci auguriamo nel 2016, avrà anche il suo
speciale museo ad hoc. Ad uno degli ingressi principali nella nostra Città – scandisce Caputo –
sarà impossibile non accorgersene. Così come sarà impossibile non esser quanto meno incuriositi dal riferimento a questo simbolo d’arte, di cultura e di spiritualità custodito da secoli nel nostro centro storico.
Non c’è altro – precisa – che possa distinguerci in modo così forte ed evocativo. Una consapevolezza importante che, sposata ormai dall’Amministrazione Comunale, è diventata una vera e propria politica pubblica in materia di turismi. Se è vero che – sottolinea Caputo –
con questo stesso strumento di marketing territoriale stiamo caratterizzando tutta la segnaletica stradale: ovunque sarà leggibile Rossano Città del Codex. Un prezioso investimento in comunicazione interna – aggiungiamo noi – utilissimo a stimolare il
turismo di prossimità. Che è strategico rispetto a tutti gli altri. Un metodo vincente che – annuncia ancora il vicesindaco – ha come ulteriore step ed obiettivo
l’indicazione di Città del Codex su tutta la produzione grafica e tipografica ufficiale del Comune (dalla carta intestata ai certificati degli uffici etc). Ma vi sono almeno altri due aspetti importanti. Da una parte, la conferma di quello che è un metodo imposto dalla crisi ma che si sta riempiendo di contenuti innovativi. Mi riferisco – riconosce – al
co-marketing con i privati per realizzare queste rotatorie ed in generale per l’arredo ed il decoro urbani. Ai pochi fondi comunali, infatti, si aggiunge di volta in volta la preziosa sensibilità dell’imprenditoria locale. E su questa strada – annuncia – ci muoveremo anche per caratterizzare, con altre opere d’arte di ispirazione identitaria, le rotatorie previste sulla SS106 al bivio per Contrada Seggio, a Contrada Nubrica al bivio per l’Acquapark e nei pressi della Compagnia dei Carabinieri allo Scalo. Dall’altra – continua – c’è l’indiscutibile
messaggio positivo di un’opera d’arte collocata sulla SS106, altrimenti nota come strada della morte. Probabilmente, riusciremo a trasmettere, in questo modo, anche un benvenuto diverso ai turisti. E se anche nel resto del territorio – chiude con un appello – si adotteranno iniziative analoghe, potremo forse finalmente parlare e far parlare di
strada della cultura, dell’identità e della vita. Un vero e proprio museo all’aperto e su strada insomma, che inviti il viaggiatore
di passaggio sulla costa a scoprirci attraverso ciò che ereditiamo di più emozionante: i nostri centri storici. Una sfida – quella di Guglielmo Caputo – che resta anche la nostra.