UniCal, nel giorno di Falcone seminario conclusivo del corso di Pedagogia dell’Antimafia
Domani, 23 maggio, gli studenti discuteranno di lotta alla ’ndrangheta con la DIA di Catanzaro. Costabile: «Abbiamo bisogno di ricordare i nostri caduti in modo non retorico perché la loro lotta è stata generatrice di speranza e resistenza»
RENDE - “L’evoluzione della ’ndrangheta dalle stragi del ’92 a oggi” è il tema del seminario conclusivo del corso universitario di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, che si terrà domani, giovedì 23 maggio, alle 10, presso l’aula Hera del cubo 18/B (2° piano) dell’ateneo.
Nel giorno di Capaci, gli universitari di Scienze dell’Educazione incontreranno Beniamino Fazio, Capo centro operativo della DIA a Catanzaro, per discutere le strategie di contrasto al fenomeno mafioso con riferimento particolare alla criminalità calabrese.
La manifestazione sarà aperta dai saluti istituzionali di Ines Crispini, Coordinatrice del Corso di Studio in Scienze dell’Educazione modalità mista, e prevede gli interventi di Walter Nocito, docente di Diritto Pubblico al DiSpes UniCal, e Antonio Anastasi, giornalista e scrittore. Le conclusioni sono affidate a Giancarlo Costabile, docente di Antimafia, mentre a ricordare Falcone, Borsellino e le vittime di Capaci e via d’Amelio saranno Valentina Serianni, dottoressa in Scienze dell’Educazione e studentessa di Scienze Pedagogiche al DiCes, e Luisa Giglio, avvocata e attivista dei diritti civili e sociali. L’iniziativa è patrocinata dal progetto Barbiana 2040 – rete nazionale di scuole che riprende e attualizza i principi pedagogici e didattici di don Lorenzo Milani.
Il seminario vuole coniugare la memoria antimafia con la riflessione pedagogica sui percorsi attuali di resistenza alla criminalità organizzata individuando nuove rotte per l’impegno civile e la cittadinanza attiva.
«La narrazione di memoria – afferma Giancarlo Costabile – può farsi pedagogia del cambiamento e della prossimità quando la ricerca della verità è in grado di intrecciarsi con la costruzione della giustizia sociale. Abbiamo bisogno di ricordare i nostri caduti – conclude il docente di Pedagogia – in modo non retorico perché la loro lotta è stata generatrice di speranza e resistenza. Parole che noi vogliamo tenere il più possibile ancorate a una prassi pedagogica di emancipazione e riscatto per persone e territori».