Nuova Statale 106, Candiano mette in guardia: «Perché la deroga al dibattito pubblico?»
L'ex amministratore di Rossano insinua il dubbio («C'è forse inganno sulla scelta del tracciato?») e rilancia («scoprire le carte, favorire confronto e partecipazione»)
CORIGLIANO-ROSSANO – Nuova SS106 e deroga al dibattito pubblico, per concederla è necessario che «essa sia essenziale e necessaria per evitare che la soddisfazione dell’interesse generale sia altrimenti messo in serio rischio». È così in questo caso? Se lo chiede l'ex amministratore di Rossano, Nicola Candiano, intervenuto ad un ricco e plurale dibattito promosso nei giorni scorsi dalla rivista "Il Serratore" «I rappresentanti istituzionali - aggiunge Candiano - hanno prima di tutto il dovere di essere chiari con i cittadini e di tutelare i loro spazi di democrazia e partecipazione. È incomprensibile il comportamento di chi si rassegna ad avere una strada purchessia, specie se nel contempo si dichiara fallimentare il tracciato che l’Anas ha in mente di realizzare. È una scelta troppo importante e decisiva e se si sbaglia si avranno effetti irreversibili per i decenni a venire. C’è forse un inganno sulla scelta del tracciato? Bisogna scoprire le carte e favorire il confronto e la partecipazione conviene a tutti, governanti e governati. Ci si fermi e si corregga il tiro finché si è in tempo!»
Il dibattito pubblico è un passaggio procedimentale previsto dal Codice degli Appalti (Art. 22/2°comma) e dal relativo Regolamento, quando si tratta di approvare grandi opere pubbliche aventi determinate caratteristiche. «In sostanza si tratta – continua – di un modello di democrazia partecipativa, definito essenziale per il coinvolgimento delle collettività locali nelle scelte di localizzazione e realizzazione di grandi opere avente rilevante impatto ambientale, economico e sociale sul territorio coinvolto dal Consiglio di Stato in funzione consultiva (Parere N.855/2016) e poi dalla Corte Costituzionale (Sentenza N.235/2018)».
«La possibilità di deroga ad esso – aggiunge – è stata prevista in uno dei Decreti Semplificazioni (D.L. N.76/2020 – art.8/VIbis) indotti dall’emergenza Covid, durante la quale le misure di distanziamento sociale, rendevano problematici i momenti di confronto ravvicinato ed in presenza. Esigenza oggi evidentemente venuta meno, ancor prima del termine del suo facoltativo esercizio fissato al 31 Dicembre 2023. Non solo. Successivamente il dibattito pubblico è stato ulteriormente disciplinato in via ordinaria, prevedendo una serie di intrinseche misure semplificatorie ed acceleratorie (D.L.N.77/2021 – Art.46: Nei casi di obbligatorietà del dibattito pubblico, la stazione appaltante provvede ad avviare il relativo procedimento contestualmente alla trasmissione del progetto di fattibilità tecnica ed economica al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici».
«Ed allora – si chiede ancora Candiano – perché l’ANAS pretende insistentemente l’applicazione della deroga, cioè chiede agli Enti che rappresentano le Comunità di sottrarre agli amministrati un pezzo di democrazia partecipata e di privarli del confronto dialettico su una scelta destinata ad incidere fortemente sul proprio territorio sotto il profilo socio-economico?»
In sostanza, secondo Candiano, Anas chiede che il cittadino rinunci a sapere ed a capire preventivamente:
1) quale progetto si vuole realizzare; e ancora se ci sono opzioni diverse e cioè progetti di fattibilità tecnico-economica da confrontare: per esempio il nuovo tracciato con quello del megalotto 8 (che corre nella parte semi-collinare lontano dal centro urbano) o per essere più precisi con parte di esso, visto che il nuovo si arresta al Torrente Coserie e quello proseguiva invece fino a Mandatoriccio: megalotto oggi invocato come soluzione dal Comune di Cariati, con motivazioni mutuabili anche dagli altri Enti rivieraschi. Perché se la proposta di Anas per il nuovo tracciato aveva inizialmente un costo di 480 milioni di euro, quello da ultimo asseritamente concordato con il Sindaco sarebbe già lievitato ad 1 miliardo: verosimilmente addirittura maggiore di quello del megalotto 8, per come ipotizzato – numeri alla mano – dall’Associazione Basta Vittime sulla SS106. Senza considerare, oltre ai costi, anche l’impatto dell’opera. Ed allora perché rinunciare alla pubblica verifica comparata?
2) oppure se è logico (ed inevitabile) che una strada extra-urbana principale di tipo B, a carreggiate indipendenti o separate da spartitraffico invalicabile, attraversi – spiega l’ex amministratore – il perimetro urbano edificato o addirittura densamente edificato, costituendo un irreversibile ostacolo non solo a qualunque ipotesi di ordinato sviluppo, ma anche ad interventi di riqualificazione mediante decongestionamento che è quello di cui si avrebbe bisogno; avvertendosi di contro l’esigenza che a valle corrano solo strade urbane e di breve percorrenza. Come si fa a non capire ciò?
3) ed ancora – conclude Candiano – se è opportuno che una strada di tale importanza venga realizzata in deroga alle disposizioni sulle fasce di rispetto (ferroviario per esempio) in cui è vietato qualsiasi intervento costruttivo e che la stessa ANAS segnala come una delle criticità in suoi atti ufficiali.