A Trebisacce divampa la polemica sulla nomina della madre del vicesindaco a RUP di un progetto
Il gruppo consigliare "Insieme si può" vuole vederci chiaro, tramite un accesso agli atti, sulla nomina della madre del vicesindaco a RUP del Servizio di Gestione e Manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore comunale
TREBISACCE - Il gruppo consiliare d'opposizione "Insieme si può", formato da Antonio Aurelio e Mimma De Marco, torna a chiedere in un comunicato stampa, più o meno velatamente, le dimissioni del Sindaco di Trebisacce, Alex Sandro Aurelio, e del vicesindaco, Nicoletta Tufaro.
I motivi di questa richiesta sono complessi e sono contenuti in una nota stampa diffusa e nella richiesta d'accesso agli atti presentata dal gruppo di opposizione il data 16 gennaio 2023.
In tale richiesta viene chiesta copia
1) Dell'atto di nomina RUP (Responsaibile unico procedimento) inerente “Servizio di Gestione e Manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore comunale anno 2023-2026";
2) Dell'attestazione da parte degli uffici preposti in merito all’esperienza/anzianità di servizio del RUP nominato,
nell’ambito delle attività di programmazione, progettazione, affidamento o esecuzione di appalti e concessioni
di servizi e forniture;
3) Dell'attestazione da parte degli uffici preposti di “carenze di organico accertate” o privo di soggetto in possesso della professionalità necessaria.
Perché queste richieste?
Lo si evince dal oggetto del comunicato stampa che recita “Illegittima la nomina della geometra Pota come RUP”
Perché questa nomina, secondo il gruppo d'opposizione, sarebbe illegittima?
«Nei giorni scorsi il gruppo “Insieme si Può" - recita la nota stampa - ha segnalato una potenziale illegittimità della prassi dell’Amministrazione Comunale, consistente nel nominare RUP (Responsabile Unico Procedimento) personale pur se privo di specifici requisiti previsti nella normativa vigente.
L’articolo 31 del D.lgs. n. 50/2016, identifica nella figura del RUP il collettore di funzioni e responsabilità rilevanti, nonché l’espressione diretta della stazione appaltante. Si tratta di una figura “poliedrica” alla quale il legislatore affida la direzione generale di tutto il procedimento di affidamento, estendendo le sue funzioni anche alla fase esecutiva. Definire a priori quale possa essere un ipotetico elenco dei compiti del RUP è quindi praticamente impossibile, poiché oltre al riferimento normativo citato, tutta la disciplina di settore prevede una miriade di adempimenti che, per prassi o giurisprudenza, sono comunque affidati al RUP».
Quindi, per il gruppo Insieme si può ci sarebbe stata la nomina di un RUP (Responsabile unico del procedimento), se potenzialmente o concretamente illegittima non è chiaro, ma comunque attenzionata da parte di parte della minoranza.
Quali sono le caratteristiche che deve avere un RUP e perché la nomina specifica presenterebbe dei problemi?
«In relazione - si legge nella nota stampa - a quanto disposto con le Linee Guida n. 3/2016 aggiornate (“Nomina, ruolo e compiti del responsabile unico del procedimento per l’affidamento di appalti e concessioni”), l’Autorità ha evidenziato (tra l’altro) che “il RUP è individuato, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 31, comma 1, del codice, tra i dipendenti di ruolo addetti all’unità organizzativa inquadrati come dirigenti o dipendenti con funzioni direttive o, in caso di carenza in organico della suddetta unità organizzativa, tra i dipendenti in servizio con analoghe caratteristiche” Il predetto documento aggiunge che il RUP deve essere dotato di requisiti professionali adeguati all’incarico da svolgere. Nello specifico:
- “Il RUP è in possesso di adeguata esperienza professionale maturata nello svolgimento di attività analoghe a quelle da realizzare in termini di natura, complessità e/o importo dell’intervento …”;
- “Il RUP è in possesso di una specifica formazione professionale soggetta a costante aggiornamento, commisurata alla tipologia e alla complessità dell’intervento da realizzare”.
Le stesse Linee Guida dispongono altresì che:
- “Per i servizi e le forniture pari o superiore alle soglie di cui all’art. 35 del Codice, il RUP è in possesso di diploma di laurea triennale, magistrale o specialistica e di un’anzianità di servizio ed esperienza di almeno cinque anni nell’ambito dell’affidamento di appalti e concessioni di servizi e forniture. Possono svolgere, altresì, le funzioni di RUP coloro che sono in possesso di diploma di istruzione superiore di secondo grado rilasciato da un istituto tecnico superiore al termine di un corso di studi quinquennale e un’anzianità di servizio ed esperienza di almeno dieci anni nell’ambito dell’affidamento di appalti e concessioni di servizi e forniture».
Dai chiarimenti offerti nelle linee guida citate, deriva poi che il RUP è nominato, di norma, tra i dipendenti della stazione appaltante e solo in caso di carenza in organico, lo stesso può essere nominato tra i dipendenti in servizio anche privi dei requisiti richiesti. In tal caso l’amministrazione affida lo svolgimento delle attività di supporto al RUP ad altri dipendenti in possesso dei necessari requisiti o, in mancanza, a soggetti esterni individuati con procedure selettive stabilite dal Codice. Sicuramente questo non è assolutamente il caso del Comune di Trebisacce. Nello specifico, il Comune di Trebisacce dispone di personale con competenze e requisiti per poter assolvere questo compito senza la necessità di far ricorso a figure che non dispongono a parer nostro di tali requisiti».
Oggetto della diatriba quindi sarebbe in primo luogo una presunta e potenziale mancanza dei requisiti necessari per l'affidamento dell'incarico.
«Ad oggi - si legge sempre nel documento diffuso - in effetti l’incarico di RUP inerente la procedura pubblicata in data 13 gennaio 2023, avente ad oggetto il Servizio di "Gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore comunale anno 2023 - 2026", per un importo complessivo a base d'asta pari a € 1.429.944,00, è stato affidato a figura, non rispondente a quanto stabilito nelle linee guida poc’anzi menzionate. La Geometra Anna Pota infatti, è stata assunta a tempo indeterminato con determina numero 1275 del 31/12/2020 con decorrenza dal 01.01.2021, nel profilo istruttore categoria C posizione economica C1. Sulla scorta di suddette considerazioni, come anticipato in premessa, si è presentata formale richiesta di accesso agli atti, onde poter appurare il tutto».
Tuttavia, in base a quanto sostenuto sempre dai rappresentanti del gruppo Insieme si può, la problematica che orbita intorno alla nomina non è solo legata alla presunta mancanza di requisiti necessari.
«Al di là comunque di quanto espresso dalla dottrina e dalla giurisprudenza, la nomina di una figura potenzialmente priva dei requisiti rimane una questione di opportunità, di eticità. Se poi consideriamo che lo stesso responsabile del procedimento è cugina diretta del sindaco Aurelio nonché mamma della vice sindaco Nicoletta Tufaro, il tutto assume una valenza ancora più grave, andando così a creare veri e propri conflitti di interessi tra amministratore VS e dipendente con responsabilità specifiche. Questo pensiero è assolutamente soggettivo e non appartiene a tutti probabilmente».
Rispetto a questo passaggio del comunicato dell'opposizione vanno fatte tuttavia due note.
Il RUP nominato non è la cugina diretta del sindaco Aurelio, ma più precisamente la moglie del cugino.
Ma al di là di questa sfumatura, c'è un altro passaggio importante da chiarire per avere un quadro chiaro della situazione.
La nomina del RUP relativo al Servizio di "Gestione e manutenzione ordinaria e straordinaria del depuratore comunale anno 2023 - 2026" non è avvenuta direttamente ad opera della Giunta comunale. Infatti con
Delibera di Giunta n.34 del 24 08 2022 la giunta ha demandato agli uffici amministrativi preposti le procedure, i quali hanno provveduto ad individuare e nominare i tecnici per la progettazione e il RUP.
Questa precisazione è doverosa nella cronaca degli eventi perché c'è differenza di forma e sostanza tra un atto posto in essere dall'organo politico e uno posto in essere da un organo amministrativo, anche se resta il nocciolo della questione: l'atto in sé è legittimo o no?
«Una cosa è certa però, nel momento in cui le ipotesi da noi portate avanti dovessero rispondere al vero, sarebbe davvero gravissimo e farebbe venir meno definitivamente quella tanto paventata “legalità” che l’attuale amministrazione comunale sventolava ai quattro venti in campagna elettorale. Fermo restando un’eventuale percorso di accertamento da parte delle istituzioni preposte, resta la gravità di un’azione che nulla a che fare con l’interesse della comunità. Eventuali dimissioni da parte del RUP confermerebbero “lo scivolone” da parte dell’amministrazione comunale e non dovrebbero interessare il solo responsabile del procedimento ma, soprattutto la vice sindaca nonché assessore all’ambiente e il sindaco».
E così si chiude la nota stampa firmata dai consigliere Antonio Aurelio e Mimma De Marco, con la richiesta, più o meno esplicita, di dimissioni per il sindaco e il vice sindaco del comune di Trebisacce.
La vicenda, come detto in premessa, è complessa, ed ha in sostanza come nucleo il mai troppo chiaro tema della "Questione di opportunità politica", che in un passato prossimo ha già tenuto banco sui banchi del consiglio comunale.
La bussola a cui fare riferimento per capire il nord concettuale e comportamentale del proprio fare dovrebbe essere sempre e solo la legalità.
Avere un parente che sceglie di fare un percorso politico non può e non deve essere una colpa. Diversamente opinando ciò rappreseterebbe un deterrente per chiunque volesse scegliere di impegnarsi politicamente, mortificando le competenze e inibendo, in parte, anche un ricambio generazionale, a livello nazionale, necessario.
Se la scelta per l'affidamento di un incarico si basasse su una principio di parentale o di appartenenza familiare o comunqu su un princinpio diverso dal merito, il problema sarebbe non di opportunità, ma di legalità.
E mentre il merito a volte è difficilmente misurabile, i paletti posti in essere dalla legalità ti permettono di avere punti cardiali di riferimento. Almeno dovrebbe essere così. Poi spesso le stesse leggi appaiono oscure e interpretabili, a più livelli.
Trebisacce (e non solo Trebisacce) non è Roma, abitata da milioni di persone, per cui un consiglio comunale di 12 persone esclude, tenendo conto dei legami familiari vari, una buona fetta della popolazione.
E' giusto ragionare così?
E, al tempo stesso, sarebbe stato giusto o accettabile da parte dell'opposizione non sollevare la questione e contestualizzarla?
Anche il quel caso si sarebbe gridato allo scandalo, o peggio.
Insomma, il clima politico a Trebisacce continua ad essere ardente.
Forse troppo per una crescita serena della comunità cittadina e del tessuto sociale.