Addio Arturo. A 70 anni ci lascia una bandiera del calcio coriglianese
Modello esemplare di uomo, servitore dello Stato, marito, padre e grande calciatore. Si è spento nella sua Mirto-Crosia vinto da un male che non perdona
CORIGLIANO-ROSSANO - Lo so che prima o poi la triste notizia mi sarebbe giunta, ma avrei sperato il più tardi possibile. Invece non è stato così. Ieri nella sua casa di Mirto-Crosia a soli 70 anni vinto da un male che non perdona, è volato alla casa del Padre il caro e indimenticabile Arturo Tedesco. Una perdita che fa male, un dolore immenso per la prematura perdita di un carissimo amico. Tedesco, maresciallo della Guardia di finanza in pensione, è stato uno dei migliori prodotti calcistici del fantastico vivaio naturale di Schiavonea, che ha avuto in personaggi indimenticabili quali Pasquale Gentile e Totonno Ricco prima, e Gerardo Bianchi dopo infaticabili e competenti istruttori. Il dolore per la prematura perdita di Arturo, credetemi, è lacerante perché con lui ho condiviso momenti davvero belli e indimenticabili, sia molti anni fa che nel recente passato.
Tedesco è stato il forte difensore sinistro di quel Corigliano Schiavonea di mister Vincenzo Patitucci che il 17 maggio 1977 sul campo del Rogliano venne ingiustamente privato della meritata vittoria di quel campionato di prima categoria. Quella fu una delle migliori formazioni che il calcio coriglianese possa ricordare: Filocamo, Marchese, Tedesco, Apicella, De Luca, Gentile Vincenzo, Esposito Guerino, Gentile I, Esposito Antonio, Sanseverino, Proto.
Arturo era un calciatore serio, rigoroso, generoso, mai domo, mai polemico, un elemento che si era perfettamente incastrato in quel meraviglioso sistema calcistico che in quegli anni settanta i biancoazzurri di Schiavonea mostravano su tutti i campi calabresi. Ero con Arturo quel drammatico pomeriggio di una calda domenica di maggio di 45 anni fa. A Rogliano il Corigliano Schiavonea “doveva” essere sconfitto perché così avevano deciso dall’alto. Un’entrata assassina di Tucci piegò il fisico del magnifico Sanseverino, autentica fonte del gioco biancoazzurro. Ma nonostante ciò i coriglianese erano sempre in partita, ma il direttore di gara dell’epoca, Rocco di Caserta, riuscì ad incattivire l’ambiente a tal punto che le centinaia di tifosi coriglianesi accorsi al “Comunale” di Rogliano, in un momento di diffusa follia collettiva abbatterono la recinzione e dagli spalti entrarono in campo. Ho assistito a scene che pur a distanza di ben nove lustri non riesco a dimenticare.
Ma quello fu solo l’inizio di una violenza che si consumò anche lontano dal campo e nel pieno centro di Rogliano. Ricordi drammatici e nello stesso tempo tracce indelebili di un mondo calcistico lontano anni luce. Con Arturo mi sono ritrovato molti anni dopo, quando lui si era sistemato a Mirto-Crosia, era andato in pensione dopo che con molta soddisfazione aveva lavorato nella Guardia di Finanza dove aveva raggiunto il grado di maresciallo. Arturo nel 2015 aveva intrapreso un hobby che io ho sempre apprezzato, perché dimostrava il suo profondo amore verso il calcio. Si era buttato a capofitto in un faticoso, delicato e prezioso lavoro statistico. Cioè creare una sorta di archivio del calcio calabrese dalle origini ad oggi, con un’attenzione particolare al calcio coriglianese. Una fonte inesauribile di dati che conservo gelosamente.
Oggi la mia tristezza è doppia perché un pomeriggio di tre anni fa Arturo venne a casa mia perché avevamo progettato insieme di arricchire quel suo lavoro per poi darlo alle stampa. I casi della vita c’è lo hanno impedito. L’ho rivisto in occasione della “partita dei ricordi” dove con l’entusiasmo di un neofita ha voluto dare il suo contributo facendo un autentico “bagno nei ricordi del calcio che fu”. Lo vedevo felice in quei momenti del dopo partita trattenersi con tanti suoi ex compagni. Arturo rimarrà nei mei ricordi come un ragazzo, serio, a modo, speciale, in poco parole una persona perbene. Il dolore di oggi è nato, per caso, circa un mese fa, allorquando nel telefonarlo mi rispose la moglie. La signora mi disse che Arturo non stava bene e che non poteva rispondere alla telefonata, ma che comunque, gli avrebbe riferito dei miei saluti. Addio Arturo tu che sei stato un puro, un calciatore di quel calcio fatto di tanto sudore, sacrifici, spirito di abnegazione ed autentico attaccamento alla maglia. Ti ricorderò sorridente, al termine di una di quelle tue magnifiche prestazioni per le quali avevi dato tutto ed avevi dimostrato, soprattutto a te stesso, che con la forza di volontà certi traguardi si possono raggiungere. Che la tua umiltà, umanità, afflato verso il prossimo ti siano riconosciuti dal Padre che oggi ti ha accolto tre le sue braccia. Riposa in pace caro amico mio.