«Dare speranza e difendere la verità». Il messaggio di Savino a chi è impegnato nelle istituzioni politiche
Il vescovo di Cassano ha incontrato gli amministratori del territorio: «Gli errori più gravi per chi esercita un potere: aprire un conflitto che non si è capace di governare, sopravvalutare le proprie capacità, essere arroganti»
CASSANO JONIO - «La vera sfida dell’epoca opaca che stiamo vivendo è la difesa della verità che è madre di una giustizia equa e di una carità generativa».
Lo ha affermato Monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano Jonio, nel corso di un incontro tenuto nella Basilica Cattedrale, alle donne e agli uomini impegnati nelle istituzioni politiche della diocesi cassanese.
Agli amministratori il presule ha consegnato due parole, paradigmatiche per tutti, in questo tempo complesso ed oscuro: sostenibilità ed esercizio del potere.
«La sostenibilità - per monsignor Savino - è il principio architettonico, il principio fondante che deve coordinare e ritmare la realtà complessa e interconnessa in cui siamo “gettati”. Già alla fine del secolo scorso ci fu consegnato l’imperativo culturale: “Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura”. Faccio riferimento, oltre alla già citata enciclica dedicata da Francesco “alla cura della casa comune”, all’ormai nota Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sottoscritta nel settembre del 2015 dai governi di centonovantatre paesi aderenti all’ONU, nonché alla riforma costituzionale che nello scorso mese di febbraio ha introdotto il tema della salvaguardia ambientale, nella carta fondamentale della nostra Repubblica».
«Non possiamo non fare nostro l’appello – ha esortato -, preoccupato ma generativo di speranza di Papa Francesco a unire tutta la famiglia umana nella ricerca dello sviluppo sostenibile integrale, nella consapevolezza che “l’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune” Promuovete la nascita di comunità energetiche, informando e supportando la gente, accompagnandola, come buon pastore farebbe, senza dimenticare di iniziare sempre dagli ultimi».
«Tre sono gli errori più gravi per chi esercita un potere – ha ammonito: aprire un conflitto che non si è capace di governare, sopravvalutare le proprie capacità, essere arroganti. Una vita senza conflitti non è auspicabile. Vigilate con sapienza su voi stessi per non fare di questi tre errori, che ho sottoposto alla vostra coscienza, il codice malsano del vostro essere donne e uomini delle Istituzioni».