Sardella, Minò(Flag): "Il divieto danneggia pescatori e consumatori ed alimenta il mercato nero"
È, questa, la denuncia lanciata dal Presidente del FLAG I Borghi Marinari dello Ionio Cataldo MINÒ tornando a farsi interprete e portavoce delle istanze degli operatori penalizzati dal divieto, evidenziando contraddizioni e paradossi di una decisione comunitaria sulle cui motivazioni e soprattutto sui cui effetti bisogna – scandisce – rompere quello che sembra esser diventato un muro di ipocrisia.
Il FLAG CHIEDE UNO STUDIO SCIENTIFICO
Quello che chiede il FLAG – sottolinea – è semplicemente uno studio scientifico che riesca a restituire una proporzione di quanta sardella si può pescare per non entrare in conflitto con la tutela dell’ecosistema, del rispetto del mare, della natura, e con metodi non invasivi (di fatto già in essere perché i pescherecci sono di una lunghezza di 5-7 metri e non grandi navi!). Dati che ad oggi non si conoscono. I continui sequestri della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza – aggiunge MINÒ – dimostrano che la pesca della sardella avviene comunque. Il problema è che non si sa, quali sono i quantitavi reali che sfuggono ai controlli. Il divieto colpisce soltanto i pescatori in regola che rischiano licenze e mezzi.
Quando a pescarla è invece chi non opera nella legalità e che, non dichiarando il pescato, contribuisce ad alimentare il mercato nero. Un’altra questione da non trascurare è quella che riguarda i consumatori, ai quali viene spacciato per sardella il cosiddetto pesce ghiaccio, di provenienza dubbia quando non cinese! Al costo della prima, ma con caratteristiche organolettiche inferiori. La sardella è un prodotto identitario e culturale con alto valore aggiunto, dal punto di vista economico che vale molto se lavorato. Dalle 50 alle 70 EURO. E continua a rappresentare – conclude MINÒ – una fonte di sostentamento per intere famiglie di pescatori che subiscono il divieto.