di MARTINA FORCINITI Per descrivere lo stato in cui è ridotta la nostra sanità-gambero basterebbe partire da quanto raccontato, più che altro urlato, al microfono di fortuna che martedì scorso nel piazzale antistante all’
Ospedale Giannettasio ha amplificato il tam tam delle polemiche. “
Giù le mani dall’ospedale” qui grida un unico, lungo serpentone di cittadini stretto intorno al motivatissimo organizzatore della contestazione
Ernesto Rapani. Che lasciati a casa simboli ed ideologie, si è detto pronto ad imbracciare l’arma della pazienza e protestare ad oltranza. «Oggi non sventola nessuna bandiera partitica – ha confermato – Siamo qui per difendere la salute che è un nostro sacrosanto diritto e come tale va tutelato. Andremo avanti fino a quando non otterremmo risposte concrete da chi di dovere. Perché non è possibile stare con due piedi in una scarpa e non si tratta di mero campanilismo, ma semplicemente del rispetto dei diritti del cittadino. Alcuni hanno definito quella di stamattina una manifestazione da populista. Ma se essere populista significa preoccuparsi dei problemi della gente allora non esito a definirmi tale e a farne un vanto». Intanto di dimostrante in dimostrante si rincorrono le opinioni, le richieste di spiegazioni e le recriminazioni schiumanti di rabbie e sdegni. Soprattutto, ed era un piacere osservarli, fra quei tanti giovani che lungi dal farne l’ennesimo pretesto per marinare la scuola, hanno sfruttato l’occasione. Affidandole i propri pensieri. Senza accettare compromessi. «Il nostro Ospedale funziona ed è un nostro diritto poterne usufruire al meglio. Per questo dobbiamo lottare per far sì che non chiuda. Scendete in piazza e protestate – è l’incitazione di uno studente ai suoi stessi compagni – proteggete il nostro ospedale». «Non dobbiamo credere a tutto ciò che dicono quei vecchi volponi che per anni hanno mangiato sul nostro territorio – è l’esplicita accusa di un altro giovane -. La politica ha deciso di distruggere tutto il comprensorio e di fregarsene dei cittadini». Ma fra i manifestanti si avventurano anche molti volti noti della politica locale, sulla scia della convinzione che la sanità non vada delegata al protagonismo dei soli camici bianchi. «Bisogna lavorare insieme per la sanità che è un problema sociale non un problema di interessi di gruppi – ha dichiarato
Giuseppe Marincolo dei Comunisti italiani -. La nostra presenza qui oggi è dettata dall’esigenza di assicurarci il funzionamento di un Ospedale dietro al quale non si nascondano interessi. Fra noi e gli organizzatori di questa protesta ci sono differenze ideologiche enormi ma la sanità è un bene pubblico che necessita di lotta continua, al di là delle distanze concettuali». E a prestare il fianco ad una protesta che, lungi dall’essere promossa soltanto per rivendicare alcuni diritti (sacrosanti), sembra vedere oltre l’orticello di ognuno, è poi la persistente latitanza delle istituzioni, figure mitologiche che neanche in un film di Fellini. Nessuna sorpresa, dunque, che fra colpevolizzazioni e sventolii di spauracchi si sia fatta avanti la consapevolezza (tramutatasi presto in pretesa) che il Governatore Mario Oliverio e il Commissario alla sanità Massimo Scura debbano visitare il presidio ospedaliero rossanese. «Non consentiranno ad un primario di chirurgia di decidere quale reparto vada chiuso, non ne ha il diritto né il potere – è l’affermazione rabbiosa del consigliere regionale
Giuseppe Graziano -. Per questo, subito dopo aver letto la vergognosa nota diffusa dal dottor Guarasci nella serata di lunedì ho telefonato il
Commissario Scura che non solo mi ha rassicurato sulla prossima emanazione del decreto per la riorganizzazione degli
Ospedale Spoke (in cui è previsto che tutta l’unità chirurgica rimanga a Rossano) ma anche di un suo nuovo sopralluogo nel nostro Ospedale». Sì, ma quando? È la domanda che esplode in bocca a tutti i partecipanti al sit-in, stanchi di paroline e paroloni. E fra telefonate a cellullari che scottano, numeri composti a vuoto e rimpalli di date, finalmente arriva la conferma: Scura e Oliverio faranno visita al Giannettasio entro la settimana corrente o al massimo nel corso della prossima. «L’obiettivo della manifestazione è stato raggiunto – dichiara soddisfatto Rapani – non solo siamo riusciti a promuovere un po’ di entusiasmo non tanto fra la cittadinanza quanto fra i giovani, ma abbiamo ottenuto un risultato che può dirsi concreto». E nel bel mezzo del ballo di rimostranze, c’è anche il tempo per formali querele. «Notifico pubblicamente che alcuni primari coriglianesi avrebbero ordinato ai caposala di non rifornire le sale operatorie di materiali quali i fili di sutura». A dirlo è l’ex sindaco Tonino Caracciolo che, insieme ad Ernesto Rapani, ha raggiunto l’ufficio di polizia ospedaliero e ha sporto denuncia «per la prevenzione, praticamente assente, causata dal mancato ripristino del laboratorio analisi dopo l’incendio scoppiato in agosto e per accertare le responsabilità di chi avrebbe impedito il rifornimento di materiali in alcuni reparti dell’Ospedale di Rossano».