Ci manca solo che una sanità disastrata finisca nelle grinfie del campanilismo
«È immorale barattare la salute con mero e becero populismo e con obsoleto campanilismo». Antonio Sanzi, medico e consigliere comunale di Corigliano-Rossano, interviene nella polemica attorno al trasferimento del Punto nascite
CORIGLIANO-ROSSANO - «È immorale barattare la salute con mero e becero populismo e con obsoleto campanilismo». È davvero impietoso, e non potrebbe essere altrimenti, il commento di Antonio Sanzi («medico di base – ci tiene a precisare - ancor prima che consigliere comunale di Corigliano-Rossano») alla recente e incomprensibile polemica apertasi negli ultimi giorni sul trasferimento del Punto nascite dal presidio Compagna al Giannettasio, i due ospedali – è doveroso ribadirlo – che operano nella stessa città di Corigliano-Rossano.
«È triste che nel 2024 – aggiunge - dopo sei anni da un referendum in cui la gente ha democraticamente scelto di essere un comune unico ci sia ancora chi considera il Cino come un confine». E se di questo non ne fanno ammenda, innanzitutto, la politica e i rappresentanti istituzionali non ci si deve stupire se la città inizia a diventare riluttante nel sentirsi unita, forte e autorevole.
E quella sulla fusione non è una divagazione perché il nodo della questione sta tutto lì. Anche perché nella nostra comunità continuano a girare tanti lupi travestiti da agnelli, che in questi anni si sono prodigati e si prodigano ancora (a parole) nel dire che l’unificazione di due città non è altro che uno strumento con cui mietere vantaggi. Lo dicono fino a quando non ritorna la questione dell’orto di casa. “Questo è mio e non si tocca”. E finché la questione resta confinata ad una questione identitaria, ci può stare. Ma la sanità è un’altra cosa. «La sanità dovrebbe essere un bene comune, anzi come recita l'art. 32 della Costituzione è un diritto fondamentale». E sulla sanità non possono esserci fronde campanilistiche se non quelle a tutela dell’intera comunità. Che, piaccia o non piaccia a qualche rappresentante consiliare locale e regionale, oggi è rappresentata da coriglianesi e rossanesi, insieme.
«Non si possono più considerare i due presidi di Rossano e di Corigliano – ricorda ancora Sanzi - come due entità distinte da organizzare con il bilancino. La salute del cittadino necessita di altro». E poi il medico prestato alla politica spiega: «Un reparto di ostetricia, dove possibile, necessita di essere dove si trova l'emotrasfusione, la rianimazione, la chirurgia, il laboratorio d'analisi, la radiologia. E su questo – sottolinea - non ci può essere ignoranza (nel senso di non conoscenza) che non tenga conto di queste cose, non bisogna essere medici per saperlo».
«Ben venga – aggiunge - l'ospedale unico nell'ottobre 2026. Lo aspettiamo dal 2008; ma – si chiede Sanzi - sarà operativo in quella data?» La questione, come si ricordava nei giorni scorsi, attorno al presidio di Insiti non è solo legata ai servizi e ai sottoservizi (che oggi non ci sono) ma riguarda anche attrezzature, collaudi, personale e tutto quello che serve per rendere operativo un ospedale da 375 posti letto. «Tutti ci auguriamo che entro il 2026 sia tutto apposto e concluso».
Nel frattempo, però, bisogna chiedersi quanto vale la vita di un essere umano? Davvero può essere più forte del campanilismo che campeggia ancora in alcune aree politiche?
«Vorremmo far rischiare la salute di un nostro caro in una struttura non sicura? Oppure decidiamo che una complicanza emorragica aspetti l'ottobre del 2026? Ben altro discorso è potenziare l'esistente ed offrire servizi distribuiti omogeneamente sul territorio. È immorale – tuona Antonio Sanzi - barattare la salute con mero e becero populismo e con obsoleto campanilismo. La sanità viaggia su un binario a parte ed ha come punto d'arrivo la salute dei cittadini e la sicurezza degli operatori sanitari. Chi parla di sanità – questa la chiusa - deve avere le opportune competenze affinché le scelte politiche e la gestione delle risorse abbiano obbiettivi univoci»