Revisione geografia giudiziaria, cambiano i criteri: no riaperture, si nuove aperture: Co-Ro in testa - VIDEO
L’ennesima conferma arriva dal sottosegretario Delmastro in visita al carcere di Ciminata: «L’idea non è riaprire i presidi soppressi ma individuare aree vaste scoperte dal servizio giudiziario e la Calabria ha priorità»
CORIGLIANO-ROSSANO – Non una riapertura tout-court dei tribunali soppressi ma una rivisitazione vera delle geografia giudiziaria che individui le aree oggettivamente scoperte dal sistema Giustizia in Italia. Una visione che traslata alle latitudini joniche potrebbe significare l’individuazione di Corigliano-Rossano come centro nevralgico territoriale, derivatogli soprattutto dalla fusione dei due estinti comuni, dove insediare un nuovo Palazzo di Giustizia. Questa la strada, questa la chiave di volta per affrontare e superare quella che, probabilmente, è la madre delle questioni nella Sibaritide degli ultimi 15 anni. Ed è questa la via normativa che starebbe perseguendo il Governo Meloni di cui si potrebbe sapere di più e meglio già nelle prossime settimane.
Ad inserire una nuova certezza in un dibattito perdurante e permanente all’interno dell’opinione pubblica jonica è stato oggi pomeriggio il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro delle Vedove in visita al casa circondariale di località Ciminata, proprio a Corigliano-Rossano.
«Non è un mistero che questo governo politico – ha ribadito oggi a Co-Ro il sottosegretario dopo le parole al vetriolo, lapidarie e già chiarissime di qualche settimana dello stesso Guardasigilli, Carlo Nordio («La riforma della geografia giudiziaria è stata un disastro») - ritiene un fallimento la revisione della geografia giudiziaria. Ha spento luci di legalità, ha allontanato le antenne di legalità dai territori». Da qui l’ennesima conferma di Delmastro: «Vogliamo rivedere la geografia giudiziaria» e lo sforzo che verrà chiesto, anche per il tramite dei parlamentari del territorio («il senatore Rapani è il mio personale stalker sulla faccenda del tribunale» ha chiosato il numero due di via Arenula non è quello di ripristinare “sic et simpliciter” i singoli tribunali o le singole procure. Questa sì, sarebbe una prassi farraginosa e probabilmente inconcludente che trascinerebbe il Governo in nuovo cul-de-sac.
La soluzione, invece, tracciata dal sottosegretario alla Giustizia, che appare la più ragionevole e concreta è quella di «creare aree vaste nuove – ha detto - dove si possono aprire nuovi tribunali, con una geografia di competenza diversa, su aree omogenee che magari presentino medesimi problemi o una omogeneità socio-economica, imprenditoriale, culturale, per riportare la presenza dello Stato sul territorio. Su questo profilo mi pare di poter dire, senza timore di smentita, che è più importante aprire un tribunale in Calabria di quanto non lo sia in Piemonte».
Parole chiarissime e incontrovertibili. Che fanno eco a quell’idea di base che spinge, in tema giustizia, l’azione del governo. ”Nessuno tocchi Caino”. «Giusta questa affermazione – ha sottolineato Delmastro – ma un buon legislatore deve innanzitutto preoccuparsi che, a monte, nessuno faccia del male ad Abele». È questa la filosofia. Ed è per questo che il sottosegretario alla giustizia in queste settimane è impegnato in un tour lunghissimo per le carceri italiane con l’intento di «portare un messaggio di speranza anche agli operatori penitenziari».
In Calabria questo giro perlustrativo del viceministro, accompagnato dalla collega sottosegretaria agli Interni, Wanda Ferro, e dal senatore di Fratelli d’Italia e componente della Commissione parlamentare giustizia, Ernesto Rapani, è avvenuto in occasione delle commemorazioni in ricordo di Sergio Cosmai, direttore di numerose carceri e vittima di ‘ndrangheta. «Un gigante della storia – lo ha definito Delmastro – fuori dalla Calabria non conosciuto per come, invece, dovrebbe».
«Le criticità delle carceri sono le stesse di sempre – ha continuato il sottosegretario – a partire dalle carenze di organico all’edilizia penitenziaria che non garantisce la sicurezza degli operatori. Sotto questo profilo abbiamo individuato già le risorse – ha precisato Delmastro – per assumere altri 1000 agenti di Polizia Penitenziaria da aggiungere alle migliaia già previste in questo comparto». Inoltre ci sarà un fondo di 84 milio di euro per nuova edilizia penitenziaria e altrettanti milioni per gli interventi di manutenzione ordinaria. «Stiamo poi lavorando – ha detto in conclusione il sottosegretario alla giustizia Delmastro delle Vedove – su protocolli di sicurezza da conferire agli uomini e alle donne della Polizia penitenziaria, essenziali per avere regole certe di ingaggio. Stiamo cercando di ricostruire una catena di comando per una forza di polizia che come tale deve operare all’interno degli istituti»