Dai vaccini alla terza ondata, il ruolo di Spirlì e Longo secondo Guccione
Il consigliere regionale del partito democratico torna all’attacco su ciò che sta accadendo in piena emergenza sanitaria
COSENZA - Il presidente Spirlì e il commissario Longo avevano rassicurato che il 30 per cento delle dosi ferme nei frigoriferi dovevano servire a garantire la seconda dose di richiamo. Era la "quota richiesta del range di sicurezza", ribadiva il presidente della Regione Calabria. Ma ancora oggi, nonostante martedì sia arrivata la fornitura per proseguire la campagna vaccinale, centinaia di persone dovranno attendere la prossima settimana. Perché è avvenuto ciò?
A chiederselo è il consigliere regionale Carlo Guccione: «Se la matematica non ci inganna avremmo dovuto già avere in giacenza le dosi necessarie per garantire il completamento del percorso vaccinale a chi è stata già somministrata la prima dose. Ma nonostante siano trascorsi i 21 giorni tra l'una e l'altra dose molti over 80 sono stati rimandati a casa o invitati ad attendere nuove comunicazioni. Continuiamo a ripeterlo da tempo: c'è qualcosa che non funziona».
L’esponente del centrosinistra calabrese alza il tiro: «Continuiamo ad avere mille dubbi, ci saremmo aspettati un processo di trasparenza e di velocizzazione delle procedure in base a quanto stabilito dalle linee guida del Piano strategico nazionale per la vaccinazione anti Covid ma, purtroppo, la confusione regna sovrana. L'obiettivo non è quello di gridare allo scandalo ma una cosa è chiara ed innegabile: la responsabilità del Piano vaccinale nella nostra regione è del commissario Guido Longo che, ancora oggi, non è coadiuvato (certamente questo non può essere un alibi) né dal Dipartimento Tutela della salute della Regione, dove tutti sono in procinto di scappare, né dal Governo nazionale che a distanza di mesi non ha nominato i sub commissari che avrebbero dovuto affiancarlo».
Nel mirino continua ad esserci Longo che: «dovrebbe essere responsabile anche del Piano regionale di contrasto al Covid-19. Siamo in piena terza ondata e siamo l'unica regione d'Italia a non avere un Piano, con le conseguenze che stiamo vedendo ormai da settimane: i Pronto soccorso intasati da pazienti Covid e non, con il rischio di nuovi focolai, senza che siano stati realizzati altri posti letto in terapia intensiva e sub intensiva o percorsi alternativi per malati Covid nei Pronto soccorso con Tac e radiologie dedicate. Tutte queste criticità potrebbero mandare in tilt il sistema sanitario calabrese.
È finito il tempo degli annunci, i calabresi non vogliono sentirsi presi in giro da dichiarazioni contrastanti con la realtà e i dati ufficiali. Continuiamo a combattere questo maledetto virus a mani nude, sono stati fatti pochi passi in avanti. Si chieda, dunque, il contributo di tutti per fare uscire realmente la Calabria dagli ultimi posti e da un vicolo cieco che rischia di procurare ulteriori morti e un'emergenza sanitaria senza fine».