Chi di speranza vive, disperato muore. Partiamo da qui per esorcizzare questo modo di pensare che a lungo ha caratterizzato la storia calabra.
Proprio perché non vogliamo che indicatori economici e statistiche ci catapultino in un baratro senza punto di non ritorno, crediamo che l’unica via d’uscita sia quella dell’unità d’intenti. Come nei migliori giochi di squadra, ognuno nel proprio ruolo, dovrebbe partecipare e lottare per uno scopo comune e, come nel classico tiro alla fune, bisognerebbe puntare tutti insieme i piedi per portare la vittoria dalla propria parte. Per noi
vittoria è sinonimo di ripresa, da una crisi che non è solo economica, ma anche di valori sulla scia di un egoismo di interessi sempre più diffuso. Insomma, è come se ognuno pensasse a curare il proprio giardino piuttosto che un “Eden” comune. Per noi vittoria significa
fiducia nei giovani capaci,
che hanno necessità di sperare in un futuro diverso, migliore. E allora il riavvio, il pulsante reset andrebbe premuto adesso che questa tornata elettorale regionale può alimentare quelle speranze. A patto, però, che si intuisca che
tutti devono imboccare lo stesso sentiero, magari inglobando le esigenze di ognuno. In quest’ottica, i giovani devono trasmettere l’entusiasmo necessario, la politica e gli amministratori devono fare realmente l’interesse delle comunità, riuscendo a intercettare quei tanti fondi comunitari che possono rilanciare lo sviluppo. Ma anche tutte le altre parti sociali dovranno fare del loro: gli istituti bancari, per esempio, dovrebbero mettere da parte pregiudizi e diffidenze aprendo le porte al credito, unica boccata d’ossigeno per le piccole e medie imprese nostrane. Dal canto loro,
anche gli imprenditori dovrebbero “rischiare” un po’ di più, riacquistando quella voglia di investire e fare rete che, ora come ora, è soffocata dalla crisi, mentre i sindacati, rammentando la loro vera vocazione, potrebbero fare un passo indietro. Anche le istituzioni, infine, sono chiamate a garantire la buona riuscita dell’“operazione ripartenza” perché, dopotutto, chi meglio di loro può presidiare sulla realizzazione dei buoni propositi, mantenendosi eque e giuste, come sempre. Insomma, istituzioni, banche, politica, imprese, parti sociali e cittadini: insieme si può e si deve ripartire.
m. f. l. l. s. t.