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Pd, il commissario è l'ex senatore Esposito

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L’ex senatore Stefano Esposito è il nuovo commissario del Pd calabrese. La nomina è avvenuta nella serata di mercoledì dopo una giornata convulsa, culminata con la decisione del presidente Matteo Orfini, al termine di una riunione con tutti i rappresentanti calabresi, di designare un “papa nero” alla guida del partito regionale. Il piemontese Esposito, senatore dal 2013 al 2018, non è stato rieletto alle Politiche del 4 marzo scorso. Nel 2004 è stato consigliere della Provincia di Torino con i Democratici di sinistra. Ha fatto parte dei Giovani Turchi di Orfini e Andrea Orlando prima di aderire all’area Renzi. Nel 2015, dopo lo scandalo “Mafia Capitale”, fu assessore ai Trasporti a Roma nella giunta Marino, su proposta dello stesso Orfini. Nel dicembre 2017, dopo la morte di Altero Matteoli, è diventato presidente della commissione Lavori pubblici del Senato.
PD, IL COMMISSARIAMENTO
La trama si è insomma conclusa secondo le previsioni. Il commissariamento del partito era nell’aria da giorni e in pochi credevano in un esito diverso. Orfini, subito dopo aver comunicato l’intenzione di inviare un “papa nero” in Calabria, aveva chiarito che la nomina sarebbe arrivata al più presto, «perché il partito non può rimanere acefalo neanche per una settimana». Il commissariamento era l’esito più temuto soprattutto dall’area del governatore Mario Oliverio. Il perché è presto detto: un commissario esterno potrebbe rendere molto più complicata la ricandidatura del presidente uscente. La delegazione dem regionale arrivata al Nazareno – composta dai segretari provinciali, dai parlamentari e dai consiglieri regionali  (assenti solo Mimmo BevacquaVincenzo Ciconte e Giuseppe Giudiceandrea) – ha quindi dovuto prendere atto della volontà del partito di nominare un commissario per avviare una nuova fase congressuale che, tuttavia, non si concluderà il prossimo 3 marzo, in concomitanza con le primarie nazionali.
La data per l’assise regionale, dunque, viene rinviata ancora. Il sospetto che circola tra i dem calabresi è che nessuna delle mozioni congressuali in campo si sia spesa più di tanto per evitare un nuovo commissariamento, anzi. Del resto, indignazione pubblica a parte, nemmeno i rappresentanti calabresi hanno fatto le barricate contro una decisione che, ancora una volta, mortifica un partito ormai sempre più allo sbando. Poche ore dopo la riunione, a prendere posizione ufficiale è stata Paola De Micheli, coordinatrice di Piazza Grande, la mozione di Nicola Zingaretti: «Dopo mesi in cui il gruppo dirigente nazionale del Pd ha dimostrato la sua incapacità nella gestione del partito nei territori, la scelta di non far svolgere il congresso regionale in Calabria contraddice le decisioni prese con il voto dell’ultima direzione nazionale.
APRIRE NUOVA FASE ANCHE IN CALABRIA
Una scelta che appare lesiva dei diritti degli iscritti di esprimersi e determinare democraticamente i propri gruppi dirigenti locali. Il commissariamento conferma inoltre l’inadeguatezza del gruppo dirigente nazionale uscente di rigenerare il Pd nei circoli e nei territori. Con la candidatura di Nicola Zingaretti vogliamo cambiare tutto questo. Uno dei nostri impegni a partire dal 3 marzo è quello di aprire una nuova fase anche in Calabria per il rilancio del Pd e per ridare agli iscritti il potere di decidere». In fondo, però, il commissariamento non ha colto di sorpresa nessuno.
CRITICHE AL GRUPPO DIRIGENTE
In serata è arrivata la nota ufficiale della presidenza del partito, che bacchetta senza mezzi termini tutto il gruppo dirigente dem: «Il Pd della Calabria doveva svolgere il proprio congresso entro dicembre, esattamente come tutte le altre federazioni in scadenza. Così non è avvenuto. Nell’ultima Direzione avevamo consentito una proroga per tre regioni tra cui la Calabria, concedendo di accorpare il congresso regionale a quello nazionale. Già allora segnalammo che non aver rispettato la scadenza regolamentare di dicembre era una violazione grave e che non sarebbero state tollerate ulteriori irregolarità. Ciò nonostante nulla, nemmeno dopo quella proroga, è stato fatto dal Pd della Calabria per garantire lo svolgimento del congresso. La scelta di commissariare è dunque l’unico strumento per garantire il rispetto delle regole e lo svolgimento del congresso. Questi i fatti. Il resto è legittima polemica politica alla quale la presidenza del partito non vuole e non può partecipare».
PAPA NERO
Per il Pd romano, evidentemente, l’arrivo di un “papa nero” è l’unica soluzione per mettere ordine in un partito lacerato dalle divisioni. È stato lo stesso Orfini a imporre la decisione, con parole che non hanno lasciato spazio alle trattative: «Il partito calabrese non ha concluso le procedure congressuali, e secondo le regole dello statuto deve essere commissariato». Detto, fatto. «La questione calabrese – ha detto ancora il presidente del Pd – non si può affrontare in maniera burocratica. Sono stato io a impedire che venissero commissariate Campania, Molise e Calabria e vincolare i congressi a quello nazionale. In Calabria, però, non ci sono più i tempi tecnici per svolgere il congresso. Il partito ha bisogno di un punto di riferimento che lo traghetti verso il congresso, che si deve fare, anche perché ad oggi arriveremmo terzi alla Regionali, pur avendo fatto cose importanti, ma questo è il dato. La lettera dei circoli? L’ho letta, ma forse dovremmo confrontare il numero dei circoli calabresi con quello dei banchetti che si sarebbero dovuti organizzare il 12 gennaio: meglio stendere un velo pietoso». Orfini, tra l’altro, ha anche proposto alla delegazione calabrese la stesura di un documento congiunto per spiegare i motivi che rendono necessari il commissariamento, ma ha trovato l’opposizione da parte dell’area che fa capo a Oliverio e dunque non se n’è fatto niente.
LE REAZIONI
Non accolte, dunque, le richieste dei 180 segretari di circolo che si erano opposti con forza all’ipotesi del commissariamento. A favore della celebrazione del congresso era, tra gli altri, anche il presidente del consiglio regionale, Nicola Irto, che ha ribadito la necessità di strutturare il partito soprattutto in questo particolare momento politico, nel quale la possibile istituzione del regionalismo differenziato rischia di distruggere il Sud. Un problema, ha ribadito Irto, che «non viene affrontato in nessuna delle diverse mozioni congressuali del Pd». Il consigliere regionale Giuseppe Aieta ha invece invocato un congresso «all’insegna dell’unità, con un personaggio autorevole da individuare». Nettamente contrario al commissariamento anche il capogruppo alla Regione, Sebi Romeo, al pari del consigliere Michele Mirabello e del segretario provinciale vibonese Vincenzo Insardà. Il deputato Antonio Viscomi ha invece chiesto a gran voce una seria «rifondazione del Pd» a partire dai circoli. Secondo il segretario provinciale di Cosenza, Luigi Guglielmelli, sarebbe stato il partito romano a commettere inadempienze, «non avendo nominato il commissario ad acta che doveva presiedere la commissione regionale e fissare le date del congresso». Fonte: Corriere della Calabria
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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