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Una domanda chiara e legittima: ma a cosa ci stanno preparando?

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Arriva il grande caldo: lockdown per anziani e fragili; arrivano le cavallette: misure straordinarie e di chiusura; c’è la grande siccità: razionamento, igiene personale a giorni alterni e cambio delle mutande una volta ogni tre giorni; poi la bomba atomica, le scie chimiche, il vaiolo delle scimmie… ci mancano solo gli alieni ma stanno per arrivare anche quelli. Anzi, a leggere fonti di intelligence, sarebbero già in mezzo a noi!

Praticamente c’è uno stato di emergenza per tutto. E allora, forse è arrivato il tempo di porsi una domanda: a cosa ci stanno preparando?

Premetto (perché di questi tempi non si sa mai!), non sono complottista anzi - se proprio volete saperla tutta - i complottisti mi stanno anche un po' sulle balle. Però questa è una domanda alla quale con onestà bisogna trovare una risposta, non tanto per chiarire me e quanti come me hanno dubbi amletici quanto per mettere a tacere quella schiera di persone (sempre più ampia) che si cimenta nelle più svariate teorie apocalittiche.

Passino le zone a semaforo durante il Covid, che come è stato ampiamente dimostrato non sono servite praticamente a nulla se non ad impoverire il ceto medio. E passi, perché è già passato e speriamo non torni più, lo strumento del green-pass che a me, sinceramente, ha fatto venire in mente quella pericolosissima pratica della patente sociale di stampo cinese: sei un bravo cittadino? Allora hai accesso ai servizi; paghi con ritardo la bolletta del gas o la rata del mutuo? Meriti la gogna mediatica e il decurtamento dei tuoi punti dalla tua patente da cittadino fino a non poter fare più nulla.

Il green pass sembra sia stato un primo passo, sperimentale, verso quel controllo di massa: oggi per il vaccino domani per qualsiasi altra cosa. Avete visto Squid Game? Ecco, il modello è un po’ quello. Ieri in un’intervista rilasciata a AdnKronos lo stesso virologo Bassetti evidenziava proprio questo: «Io credo – ha dichiarato il primario di malattie infettive del San Martino di Genova - che con questo modo di affrontare la pandemia ci stiamo ponendo ai margini del mondo, e all'estero siamo considerati pari al modello cinese».

Ecco perché, poi, ad un certo punto c'è un limite. Sentivo parlare di zone rosse e di rischio lockdown, ieri mattina ad un tg nazionale, anche in quelle aree che dovrebbero essere colpite da un'ondata di calore africano. È una burla, immagino. Immaginate se tenessimo un anziano, che soprattutto d’estate sono i soggetti che soffrono fi più la solitudine di questa società, chiuso in casa, solo, a causa del caldo, mandandogli - come sta accadendo - bollette dell'energia elettrica quintuplicate, nel momento di crisi economica globale più nera degli ultimi 40 anni, è sicuro che quel povero anziano in casa (semmai lo avesse) non accenderebbe mai il condizionatore e il rischio che vada incontro a problemi seri di salute (a causa del caldo asfissiante) è moltiplicato all'ennesima potenza.

Io ricordo, e non sono nemmeno molto vecchio, che un tempo (quando il caldo c'era ed era comunque asfissiante) per anziani e persone fragili si organizzavano le colonie estive in montagna o anche al mare in luoghi freschi. Oggi molte di quelle colonie non ci sono più perché lo Stato i soldi li ha investiti altrove e tutte le risorse per le politiche sociali sono stati prosciugate, un po' come si sono prosciugati i fiumi del nord in questo periodo. Ecco, allora, il lockdown per tutto. Soprattutto per coprire le immense falle in ambito sociale, sanitario, culturale e infrastrutturale che il sistema plutocratico delle nostre democrazie ha prodotto negli ultimi trent’anni anni.

Allora, la domanda è più legittima che mai: a cosa ci stanno preparando?

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.