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Fusione Corigliano-Rossano, una sospensione che dura ormai da 8 mesi

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di ROSSELLA MOLINARI “Sono sereno, perché è emersa la volontà unanime di arrivare alla fusione. È un principio dal quale non si può prescindere, ormai siamo su questo percorso e io voglio tranquillizzare il sindaco Antoniotti, il consiglio comunale e l’intera amministrazione comunale di Rossano che Corigliano è per la fusione. E stasera siamo stati tutti d’accordo per la fusione. Però ci sono state alcune divergenze, ci sono state alcune perplessità, anche sulla bozza di delibera, ma noi integreremo questa delibera e poi approveremo la deliberazione finale sulla fusione...Già da domani possono essere al lavoro sia le commissioni competenti sia i capigruppo consiliari”. Era il 16 gennaio scorso quando, al termine del consiglio comunale che decise di rinviare la discussione sulla delibera d’impulso nell’ambito dell’iter per la fusione dei comuni di Corigliano e Rossano, il sindaco di Corigliano Giuseppe Geraci così rispondeva nel corso di una intervista televisiva, aggiungendo anche, in merito ad un allungamento dei tempi, “questo è quello che succede anche alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica: un disegno di legge arriva ad una delle due camere, la Camera approva, il Senato poi approva con integrazioni e tutto ritorna poi alla Camera quindi…è la politica, nessun problema”. Di “problemi”, invece, in questi otto mesi, sembrano essercene stati eccome. Ma facciamo un passo indietro: in data 8 dicembre 2014 il sindaco Geraci, rispondendo a chi parlava di ritardo nella prosecuzione dell’iter, dichiarava: “Le due amministrazioni comunali erano e sono entrambe pronte a dar seguito al procedimento amministrativo che prevede l’approvazione della delibera di indirizzo da inviare alla Regione per dare poi la parola ai cittadini delle due comunità. Entro il prossimo Natale si possono tenere i due consigli comunali ad hoc. Non vi è, da parte di nessuna delle due amministrazioni, alcun ritardo, né alcuna misteriosa forza contraria a questo che riteniamo un processo inarrestabile e positivo da tutti i punti di vista”.  Il 23 dicembre il presidente del consiglio comunale, Pasquale Magno, annuncia la convocazione della civica assise per il 16 gennaio: “Daremo così finalmente avvio all’iter amministrativo previsto con la deliberazione dell’atto d’impulso delle due istituzioni, da inviare quindi alla Regione Calabria per l’indizione del prescritto referendum consultivo”. I primi di gennaio si tiene un incontro preliminare alla presenza delle due giunte municipali presso il salone degli specchi del Castello ducale all’esito del quale, come informa l’Amministrazione comunale di Corigliano “è emersa la volontà di confrontarsi nel merito delle singole possibili iniziative, delle opportunità e delle eventuali criticità che le due Amministrazioni Comunali possono e debbono affrontare congiuntamente sin da ora e nel corso del 2015, in parallelo all’avvio dell’iter burocratico che sarà ufficializzato dai due Consigli Comunali il prossimo venerdì 16 gennaio. Con un imperativo ribadito a più voci: studiare e mettere in campo azioni congiunte ed efficaci per coinvolgere di più le due popolazioni delle due Città”. Intanto, il 2 gennaio si verifica il primo sbarco di migranti presso il porto di Corigliano. Un evento che sembra aprire qualche crepa tra i due sindaci: «È una questione che dev’essere affrontata, e subito, come questione territoriale – dichiara Geraci – a partire dalla necessaria collaborazione con la città di Rossano con la quale stiamo condividendo l’importante e storico percorso della fusione; perciò ritengo sia necessario condividere anche il governo dell’emergenza sbarchi nelle stesse delibere che i due consigli comunali approveranno venerdì dando formalmente via libera all’atto d’impulso per la fusione dei nostri due comuni». Da Rossano replica il sindaco Antoniotti: «Se saremo coinvolti e se, nell’eventualità d’ulteriori sbarchi, sarà chiesto il nostro contributo, non faremo mancare il nostro supporto operativo attraverso l’invio di uomini e mezzi della Protezione Civile e della struttura comunale; ogni altro tipo di sostegno e di programmazione d’interventi sono demandati alle competenze del Governo e del Parlamento europeo e non possiamo assumerci altre responsabilità che esulano dalle competenze dei singoli comuni, perché in tal modo rischieremo di essere populisti”. Si arriva alla fatidica data del 16 gennaio, il consiglio comunale di Rossano approva la delibera all’unanimità mentre a Corigliano si rinvia il punto ritenendo necessario un momento di approfondimento. La stessa sera il sindaco Geraci tranquillizza il collega Antoniotti e nel comunicato del giorno successivo parla di “un importante momento di grande maturità, responsabilità e partecipazione democratiche. La proposta di sospensione della discussione, della quale mi sono fatto interprete, ascoltando ed accogliendo le diverse valutazioni manifestate e motivate da tutti i gruppi consiliari, è stata approvata all’unanimità proprio perché vissuta da tutti i consiglieri come manifestazione civica di assoluto rispetto su una questione di portata storica sulla quale non poteva bastare una semplice e veloce alzata di mano, magari per ordine di scuderia o, peggio, per assecondare iniziative o regie di fatto esterne alle due istituzioni elettive coinvolte”. Seguono, il 24 gennaio, le dichiarazioni del consigliere Dardano: “Ci interessa inserire il dibattito sulla fusione nel contesto più ampio del dialogo territoriale con aree comunque limitrofe ed omogenee, non escludendo ad esempio l’interlocuzione anche, a sud, con il Comune di Crosia (del quale a Rossano qualcuno parla, ma non in pubblico) o, a nord, con il Comune di Cassano e, quindi, con tutto ciò che il nome ed il simbolo di Sibari ha rappresentato e rappresenta nel mondo”. Passa un altro mese. Il 28 febbraio è l’assessore Tommaso Mingrone a rispondere alle ulteriori pressioni sul dilatamento dei tempi: “si vorrebbe far passare come tentativo di ostruzionismo dilatorio quella che è stata e rimane né più né meno che la nostra democratica richiesta di entrare nel merito di tutte, nessuna esclusa, le tante questioni aperte sul tavolo dell’auspicata fusione”. Il 9 aprile si tiene un pubblico dibattito all’esito del quale emerge che “il progetto e il percorso di fusione avviato tra le due città resta una sfida culturale ed un lavoro di prospettiva che richiede tempi di approfondimento, di conoscenza e convincimento importanti e dal basso”. Il 10 giugno, a distanza di quasi cinque mesi dal momento di approfondimento sancito dal consiglio comunale del 16 gennaio, si continua a difendere quella scelta “al di là della solita litania sui presunti ingenti finanziamenti pronti a cadere sulla testa dei cittadini del comune unico, di cui però non vi è traccia” ribadendo  “l’intenzione e le attività dell’amministrazione comunale di Corigliano finalizzate, in scarsa compagnia a dire il vero, a promuovere in mezzo alla gente i contenuti e la sfida culturale di questo progetto”. Passa un altro mese e si arriva al 5 luglio quando, in replica ad alcune prese di posizione il sindaco Geraci precisa: “Colgo l’ennesima occasione per ribadire, senza remore di nessun tipo, che eravamo e restiamo più che convinti della necessità di stoppare nei mesi scorsi, attraverso la richiesta di un momento di approfondimento che era e rimane fisiologico, quella che era diventata e che nella testa di qualcuno ancora rimane un’isterica corsa contro il tempo verso la fusione delle due città”. Il 10 luglio il Presidente del Consiglio Pasquale Magno invita i capigruppo consiliari a far pervenire eventuali integrazioni o modifiche presso la segreteria dell’Ufficio di Presidenza entro il 27 luglio. L’iter riprende e il 14 luglio si svolge un incontro tra il Comitato pro-referendum e i consiglieri comunali presso la sede “Mondiversi”. Ad agosto, l’attenzione della politica e delle istituzioni è calamitata, giustamente, dalle gravi conseguenze dell’alluvione. Che, si spera, non abbia spazzato via anche i buoni (?) propositi.
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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