di MARTINA FORCINITI Una chiesa senza fedeli e senza pietà popolare non ha ragione d’esistere. Sono le parole decise e, nel contempo, speranzose di un
Francesco Paolo Oranges devoto, prima che amministratore. E con cui a
L’Eco dello Jonio il vicesindaco di
Corigliano annuncia, in esclusiva, la celebrazione nel 2016 del 540° anniversario dalla venuta, nel 1476, del patrono
San Francesco nella città ausonica. Una celebrazione che ricorre, con una coincidenza che ha il sapore del mistico, insieme al 180° anniversario dall’elezione, nel 1836, del santo a patrono di Corigliano e al 40° anniversario dalla restaurazione, nel 1976, della sua dimora ausonica. E con quel 6 che si ripete (1476/1836/1976) quasi come se fosse il codice di un messaggio tutto spirituale, questi sacri momenti si inseriscono nel più ampio festeggiamento del
VI Centenario della nascita di San Francesco di Paola, di cui si attende l’indizione ufficiale. E di cui Corigliano vuole essere assoluta protagonista per quello che si potrà definire il
primo, vero esempio di turismo religioso mai sperimentato nella Sibaritide. Non possiamo non essere parte integrante di questo grande evento – ci spiega Oranges. La nostra città merita e deve avere un ruolo di primo piano, non fosse altro che per la profonda fede che il popolo coriglianese nutre verso San Francesco, lui che, verso la nostra città, ha sempre coltivato una speciale predilezione. Corigliano, poi, è uno dei santuari minimi più ricchi, dove sono custodite quelle preziose reliquie che testimoniano la presenza manifesta del Santo: un frammento del costato, il guanciale di pietra, parte della canna che fu tanto miracolosa proprio qui a Corigliano (con la quale San Francesco, in periodo di siccità, comandò all’acqua di seguirlo dal bosco della zona montana fino al centro abitato), il crocifisso che il Santo portava sempre con sé e un frammento del mantello donatogli dai coniugi Francesco Policastri e Isabella Quintieri. E la ricorrenza di un momento intriso di tale fede mista a trepidazione non poteva non essere accompagnato dalle migliori ambizioni. All’ordine dei minimi – dice il vicesindaco – abbiamo esplicitato la nostra ferma volontà di rendere Corigliano tappa obbligata del Giubileo globale, attraverso una celebrazione che prevedrà solenni iniziative: l’erezione di una stele commemorativa nel sito in cui San Francesco comandò all’acqua di dirigersi verso il centro abitato; lo scoprimento di targhe marmoree riportanti stralci di lettere che il Santo indirizzò ai coriglianesi; la riaccensione della Lampada del Romitorio di “Sambracischiellj” da parte del sindaco in carica e di quelli dell’epoca; infine il conio su pergamena dell’atto deliberativo con cui il civico consesso elesse nel 1836 San Francesco patrono principale di Corigliano. Così la devozione diventa non solo il mezzo, ma il fine stesso dell’organizzazione dell’importante appuntamento. Daremo ampio risalto alla portata religiosa dell’evento. Ben vengano i festeggiamenti civili, a patto che i cittadini tutti concorrano e contribuiscano alla loro gestione insieme all’amministrazione, nel pieno rispetto dei valori della sobrietà e della penitenza. Un’occasione certamente unica per Corigliano – chiosa - dagli irripetibili contorni turistici. Per questo, a prescindere o meno dall’inserimento della città nel più ampio itinerario globale, l’amministrazione andrà avanti comunque. Per un 2016 che si preannuncia davvero giubilare.