Ammalatosi a soli 38 anni, dopo essere arrivato al San Matteo di Pavia dall’ospedale di Codogno nella notte tra il 21 e il 22 febbraio, Mattia è pronto ad una nuova vita
DI MARTINA CARUSO Quando ancora in Italia nessuno immaginava la drammaticità dei giorni che avrebbero sconvolto le nostre vite, Mattia, a soli 38 anni giunge, in condizioni gravissime al San Matteo di Pavia dall’ospedale di Codogno nell’oscurità notturna tra il21 e il 22 febbraio. Ma non sa, ancora, che per tutti lui è il «
Paziente Uno», un’omissione volontaria dei medici, per non turbarlo.
E dopo 28 giorni di agonia, Mattia torna a sorridere incrociando lo sguardo della moglie, per la prima volta dopo tanto tempo, attraverso un vetro. Le lacrime trattenute a fatica e il respiro che torna autonomo. Ma il peggio è passato, anzi, il meglio deve ancora venire:
il ritorno alla vita di Mattia avrà il nome di G., la bimba che nascerà tra poche settimane: «L’unico desiderio che ho è potere assistere alla nascita di mia figlia. I dottori mi assicurano che ce la farò». Lui non è solo un padre desideroso di veder nascere la sua bambina, ma è anche un simbolo per tutti gli italiani che il dannato virus può essere sconfitto. Infatti, il «Paziente Uno», salvo complicazioni,
lunedì o martedì potrà lasciare l’ospedale.