Caputo: "Alla Regione esperienza peggiore. Mi ricandido? Forse"
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Il fulmine a ciel sereno abbattutosi sulla Regione Calabria con la condanna di Giuseppe Scopelliti, ha scompaginato le carte. Se si andrà, o no, al voto prima dell’estate non è dato saperlo; in ogni caso gli schieramenti stanno posizionando uomini e truppe per uno scontro elettorale, ormai alle porte.
Uno dei protagonisti di questo territorio è il presidente della prima Commissione, Giuseppe Caputo. Il protagonista della vittoria nel 1993 con la presa del Comune, grazie a quel “Mani pulite”, replicato poi a Corigliano in autunno.
È lui, nel bene e nel male, l’artefice di venti anni di governo di centrodestra, pur con una interruzione di cinque anni. È lui che incontriamo nella sua segreteria, dove ci accoglie cordiale come sempre, rispondendo di buon grado alle nostre sollecitazioni.
Come al solito non le manda a dire e la sua onestà intellettuale lo porta ad ammettere elementi autocritici verso quella maggioranza poi frantumatasi in Fratelli d’Italia, Nuovo Centrodestra, ecc.
Il vecchio leone si infervora e mette in risalto il suo modo di fare politica come spirito di servizio, lanciando messaggi non troppo cifrati all’ex collega ed oggi avversario, Giovanni Dima.
La condanna di Scopelliti è la notizia del giorno. Come crede che evolva la situazione oggi?
«Ritengo di poter dire che la condanna a sei anni per abuso d’ufficio è estremamente amplificata. Pur riguardando il suo percorso da sindaco di Reggio Calabria, sono curioso di leggere le motivazioni della sentenza. Mi auguro che l’appello, quanto meno, possa diminuire l’intensità della condanna. Scopelliti è determinato a dimettersi, ma ciò significa lasciare molti problemi da risolvere, in sospeso. Mi auguro, quindi, che riesca a ragionare con maggiore senso di responsabilità nominando un vicepresidente che possa risolvere alcuni di questi problemi».
Con la riduzione dei consiglieri regionali, lei ritiene che quest’area potrà puntare ad una riconferma degli uscenti?
«Com’è noto, il numero di consiglieri si ridurrà da cinquanta a trenta. Sarà, quindi, necessario un consenso più ampio rispetto al passato. Destra, centro e sinistra sono tutti sulla stessa barca, vedremo».
Che bilancio trae dai suo tre anni da consigliere regionale? Cosa avrebbe voluto e potuto fare e non ha fatto e cosa avrebbe voluto fare e non le hanno fatto fare?
«Da uomo del ‘fare’, come mi sono sempre definito, avrei voluto fare tante cose. Innanzitutto avrei voluto che quel cambiamento del modo di governare, sbandierato in campagna elettorale, fosse stato più marcato. Avremmo dovuto rappresentare un’alternativa; agli elettori abbiamo promesso e fatto intravedere un modo di governare diverso, che avrebbe dovuto spazzare via il modus operandi del passato. Tante volte, a quattr’occhi con Scopelliti e nelle riunioni di maggioranza ho fatto presente che le cose stavano andando nella direzione sbagliata. Ho provato grande sofferenza, perché questa maggioranza doveva rendersi conto che i calabresi si aspettavano da noi una rivoluzione copernicana. Purtroppo, però, non è cambiato nulla, sono rimaste tutte quelle incrostazioni e disfunzioni del passato. Un esempio su tutti è rappresentato dalla sanità: ho sempre prospettato che la chiusura dell’ospedale di Trebisacce, avrebbe alimentato il debito, gonfiato da chi, più comodamente, va a curarsi in Basilicata.
Il paradosso ci è stato fornito dall’ospedale di Policoro, attrezzatosi di corsa per ospitare chi proveniva dalla Calabria per le cure.
Anche nei trasporti, la Regione ha investito risorse per tutte le aree, tranne che per questa. Per non parlare del Tribunale. Non siamo stati capaci di convincere Alfano ad intervenire autorevolmente per fare in modo che il Tribunale di Rossano ricevesse il decreto correttivo, anche perché tutti, compreso il Pd, eravamo e siamo consapevoli della bontà delle ragioni del nostro Palazzo di Giustizia. Se Scopelliti mi avesse ascoltato, senza ombra di presunzione, molto probabilmente tante cose sarebbero state progettate in maniera diversa. Al di la di tutti i problemi, siamo anche stati oggetto di un regalo da parte del presidente che ha chiamato a fianco a sè un altro rappresentante del territorio, con risultati che onestamente stento a vedere».
Da neo forzista, lei si ricandiderà alla Regione oppure sta pensando di tornare a governare la città?
«Rossano può vantare una classe dirigente capace di gestire la città. In ambito regionale, se Scopelliti fosse stato ricandidato a presidente, non mi sarei assolutamente presentato. Ho provato grande amarezza perché il governatore proviene dalla mia stessa patria politica, con una precisa formazione e dunque, mi sono sentito tradito. Non appena sapremo chi sarà il nostro rappresentante alla massima carica istituzionale della Regione, farò le mie valutazioni per comprendere meglio se ci sarà la possibilità di poter difendere gli interessi di questo territorio».
Luca Latella