A Co-Ro si parla di destinazione turistica territoriale, ma «che senso ha riunirsi tra incompetenti?»
Montesanto elogia l'idea dell'iniziativa, ma ne sottolinea i limiti: «In vista della prossima riunione del tavolo, i sindaci ammettano che non è cosa loro e che non hanno alcun dato in mano. Chi erano i tecnici del turismo presenti?»
CORIGLIANO-ROSSANO – «È sicuramente da elogiare, in linea di principio, l’iniziativa del Sindaco di Corigliano-Rossano di riunire gli amministratori del territorio, così come ha fatto nei giorni scorsi, al Castello Ducale di Corigliano, sulla necessità e sulla opportunità di costruire una destinazione turistica territoriale. Per arrivare però ad un qualsiasi minimo obiettivo su questo tema e su questa prospettiva che è molto interessante, andrebbe fatta – e mi auguro che Stasi l’abbia fatta seppur timidamente con i suoi colleghi accorsi – una premessa di metodo, serenamente autocritica. Se oggi, infatti, tutti i territori calabresi, salvo contatissime eccezioni, sono all’anno zero in termini di consapevole costruzione di una reputazione e di una destinazione turistica, i principali co-responsabili – dichiara il comunicatore strategico Lenin Montesanto, Program Manager della Cabina di Regia regionale sui Mid – dallo Stretto al Pollino, dallo Jonio al Tirreno, sono proprio i sindaci e i loro delegati al turismo».
«È evidente ed incontestabile, del resto, che in quasi tutti e 404 i comuni calabresi, parlare di turismo oggi continua a significare fare riferimento direttamente ad una o più voci di spesa del bilancio pubblico locale, variamente nominate ma che producono di fatto e da sempre – sottolinea – un unico, documentato, spreco scientifico, continuativo e spesso non verificabile di risorse comuni per il solo intrattenimento sociale dei residenti, concentrato in pochi giorni ed ai limiti ormai del patologico. Ciò che è ancora più grave è che si tratta di un andazzo di sperpero del denaro di tutti sul quale, purtroppo, è rarissimo registrare ovunque ed a tutti i livelli, vere differenze di vedute fra maggioranze ed opposizioni; e su questa pagina di taciuta inefficienza e di mal governo di quella che dovrebbe essere invece l’industria dei turismi, che in particolare qui al Sud dimostra quanto e come l’inutilmente temuta Autonomia Differenziata già esista e faccia danni carsici senza suscitare scandali e mobilitazioni, l’esperienza recente di Corigliano-Rossano, con gli esecutivi Stasi, indubbiamente ha creato un oggettivo caso di studio».
«Ovviamente anche i comuni dell’intera Sibaritide così come dell’Esaro e del Pollino, gli stessi rappresentati al tavolo tecnico (ma chi erano i tecnici del turismo presenti?) riunito da Stasi, hanno condiviso e condividono questo cristallizzato metodo di sperpero del denaro pubblico, per lo più finalizzato a gestire consenso locale seppure spacciato per promozione turistica; una prassi, quasi sempre presentata come programmazione estiva, che non è stata mai oggetto di misurazione in termini di risultati e che, alla luce invece dei numeri generali sul turismo in Calabria, non ha mai inciso su maggiore reddito, benessere e sviluppo durevole dei territori».
«Dalla sola precaria comunicazione istituzionale della terza Città della Calabria, come sempre tardiva, parziale ed ex post sull’iniziativa, che alcuni hanno giustamente definito carbonara per la cronica assenza di trasparenza con la quale è stata convocata, non sappiamo se quel mea culpa iniziale e metodologico, sulle responsabilità del passato, del presente ed anche della prossima programmazione, sia stato tutto o in parte condiviso – scandisce il comunicatore – dagli amministratori riunitisi attorno a quel tavolo (ed ormai sul turismo regionale siamo alla stagione dei tavoli, Stasi è in buona compagnia!) per rivoluzionare i futuri scenari turistici territoriali».
«Una cosa è certa, per ribaltare quello che, così come tutti i report e le indagini dimostrano, è incontestabilmente l’attuale fallimento in termini economici di tutte le (inesistenti) strategie turistiche e di marketing territoriale della stragrande maggioranza dei comuni calabresi, sicuramente di quelli che hanno prontamente accolto l’invito del Sindaco di Corigliano-Rossano, il punto di partenza sarebbe dovuto e dovrebbe essere un onesto passo indietro degli stessi sindaci e dei loro delegati al turismo per manifesta, storica e documentata incapacità e inadeguatezza in tema di progettazione turistica. Non per fare processi alla storia, ma per andare oltre. Si ha veramente intenzione di cambiare registro e di passare dallo spreco per intrattenimento sociale per i residenti, di poche ore e per circoscritti periodi dell’anno, a vere e proprie strategie di progettazione e di programmazione di marketing territoriale per costruire destinazioni turistiche, con prospettive di medio e lungo termine? Se è veramente e finalmente questa l’intenzione, e in tal caso non si può che esserne soddisfatti, in vista dell’annunciata seconda riunione del 2 dicembre prossimo del nuovo tavolo (sic!), riparando così anche agli errori organizzativi commessi nell’esordio, andrebbero fatte – suggerisce Montesanto – almeno tre cose: censire ed invitare sin da ora tutti gli attori sociali, culturali ed economici territoriali e regionali, orbitanti attorno al fenomeno del turismo, per condividere l’esigenza e il progetto anzi tutto col mondo delle imprese che già investono (e non sprecano) risorse proprie in materia; individuare su scala nazionale ed europea città, territori e regioni che hanno già avviato con successo misurato, esperienze pubblico-private di destinazione turistica e/o di Destination Management Organization (DMO) o di Destination Management Company (DMC) ed invitarne i protagonisti al tavolo, per capire che strada intraprendere e per prendere appunti; selezionare ed invitare i responsabili nazionali ed internazionali dei principali player mondiali dell’incoming ed i più famosi progettisti di destinazioni turistiche disponibili sul mercato nazionale ed europeo, con i quali confrontarsi pubblicamente su quanto da loro già messo in atto; per delegare eventualmente agli stessi un preliminare studio di fattibilità e governo economico del progetto di destinazione turistica, da costruire attorno a contenuti identitari e distintivi da selezionare e concentrandosi, ad esempio, sul brand riconosciuto su scala internazionale dell’antica Sybaris».
«Del resto, se tutte le classifiche, terze ed attendibili, continuano a certificare che, dopo decenni di spesa pubblica faraonica, regionale e locale, sul cosiddetto turismo, fatta eccezione per i numeri in controtendenza ascrivibili alle sole iniziative virtuose del Presidente Occhiuto (su voli ed aeroporti ad esempio), la Calabria resta tra le ultime nelle classifiche, che senso avrebbe continuare, su lodevole iniziativa di Corigliano-Rossano, anche solo pensare – insiste – di poter confrontarsi fra inesperti ed incompetenti certificati in materia, per quanto democraticamente eletti? Al netto degli immancabili entusiasmo, passione e voglia di fare, puntualmente confermati nella scarna nota istituzionale di Stasi post evento (mancava solo il riferimento al dogma della vocazione turistica!), tra chi e per cosa dovrebbe essere firmato l’annunciato protocollo d’intesa? Chi, come e quando dovrebbe – mi attengo alla nota comunale – disciplinare i contenuti e proposti da chi? Chi e come dovrebbe monitorare le idee? A chi, come, quando e perché dovrebbe essere fatta conoscere l’eventuale bellezza territoriale?» si chiede l’ideatore dei MID alla base del Programma regionale Calabria Staordinaria.
«Ma l’unica questione alla quale prepararsi a rispondere dovrebbe essere un’altra. I sindaci del tavolo promosso da Stasi, la sua amministrazione comunale in primis, sarebbero veramente disposti, passando dagli annunci e dalle parole ai fatti, a toccare ed a rivedere anche in minima percentuale e sin dal prossimo bilancio di previsione, i capitoli-tabù di spesa attualmente e storicamente destinati a sovvenzionare solo feste commerciali e concerti copia-e-incolla, saggi di danza e sagre al di fuori delle regole commerciali? Oltre annunci e post sui social, Stasi ed i suoi colleghi hanno ed avranno il coraggio politico di mettere mano a quei piccoli e grandi buchi neri finanziari aperti ogni estate in nome di un turismo che non esiste ed il cui rapporto costi/benefici non è misurato da nessuno, iniziando per la prima volta a finanziare invece, come quasi nessun comune fa, reali e professionali analisi di misurazione dati sui pernottamenti e successive strategie di marketing territoriale per destagionalizzare la proposta turistica locale, trasformando patrimoni e bellezze che continuano ad essere solo decantate o misconosciute, in reddito e ricchezza economica per tutti?».
«In vista della prossima riunione del tavolo, qualche ultimo suggerimento tecnico e politico. I sindaci ammettano che non è cosa loro e che non hanno alcun dato in mano; si presentino armati del bilancio del proprio comune, consapevoli del consolidato spreco spacciato per turismo nel loro territorio; abbiano, quindi, il coraggio di rendicontare o anche solo di parlare di finalizzazione della loro tassa di soggiorno (il vero latitante al tavolo di Stasi); così come di destagionalizzazione, di diversificazione della proposta, di analisi e misurazioni scientifiche dei dati turistici, di costruzione di una narrazione competitiva della futura destinazione, di obbligatoria comparazione con le migliori esperienze esistenti e, soprattutto, di passaggio dal turismo ai turismi (da quello ad esempio a metri cubi a quello esperienziale!) e, quindi, della necessaria analisi dei target ai quali rivolgersi e da intercettare e ripeto target: altro termine e concetto del tutto assente, sia al tavolo dei sindaci territoriali, sia ai tanti tavoli regionali che stanno fiorendo sul turismo in Calabria» chiosa Montesanto.