Mare sporco e acqua torbida: urge una task force per individuare la causa altrimenti l’estate sarà un disastro
Decine di segnalazioni lungo tutta la costa di Corigliano-Rossano: dalle solite scie melmose alla plastica per finire alla spazzatura. Chi controlla gli scarichi a mare? Le analisi Arpacal non evidenziano criticità sul funzionamento dei depuratori
CORIGLIANO-ROSSANO – Mare sporco già a giugno, purtroppo è la spiacevole realtà che i primi bagnanti delle coste joniche della Sibaritide hanno iniziato a registrare in questo inizio estate. Al netto del disastro ambientale provocato dalla discarica di Scala Coeli che avrebbe riversato in mare una quantità ingente di percolato compromettendo, di fatto, la salubrità delle acque quantomeno nei tratti di mare a ridosso della foce del fiume Nicà, si evidenziano altre e gravi criticità anche lungo il litorale più a nord, quello che da Capo Trionto si spinge verso la foce del Crati attraversando il territorio di Corigliano-Rossano, dove tantissimi cittadini, da un paio di settimane, continuano a segnalare la presenza di scie melmose, di ingenti quantitativi di plastica e polistirolo e addirittura veri e propri banchi di spazzatura (oggetti di plastica, rifiuti alimentari, pezzi di gomma, etc.).
Cosa sta succedendo? È difficile a dirsi. Facendo fede ai dati ufficiali che sono i dati che emergono dalle analisi delle acque fatte periodicamente da Arpacal e pubblicate sul portale delle acque, si escludono problemi relativi al malfunzionamento dei depuratori. I valori di escherichia coli e enterococchi (indicatori principali degli scarichi fognari), infatti, sono tutti nella norma, lungo tutto il tratto coriglianorossanese.
Allora, di chi è la colpa del mare sporco? Cos’è che rende il mare per molti tratti della giornata impraticabile? Partiamo da un primo dato: tutte le più importanti criticità si riscontrano a ridosso dei più importanti corsi d’acqua che sfociano in mare. È molto probabile, dunque, che sono i torrenti e le fiumare a trascinare nelle acque dello Jonio detriti e materiale inquinante. Considerando che stiamo attraversando una stagione molto piovosa e che proprio i corsi d’acqua in alcune zone sono ancora in piena, è probabile che quello delle scie brune piuttosto che dei banchi di spazzatura che si vedono transitare a pelo d’acqua non sia altro l’effetto nefasto dell’inquinamento e dello stato di degrado in cui versano i nostri fiumi, privi di manutenzione ormai da decenni.
Ma c’è di più. L’anomala piena dei corsi d’acqua di questo periodo è un’ottima condizione per compiere azioni criminali come lo scarico abusivo nei torrenti di liquami di ogni genere. E questo perché proprio lo scorrere dell’acqua torrentizia trascina subito via il “corpo del reato” portandolo in mare. Il sospetto - e questo lo conferma anche qualche esperto di forestazione e idraulica – è però che anche le storiche falle sulle condotte del Consorzio di bonifica stiano facendo la loro parte nel guastare questo primo scorcio d’estate ai bagnanti. I canali consortili, che arrivano fino al Trionto, si sa, diramano sul territorio le acque del Crati che, come è noto, non ha una consistenza limpida e cristallina. Tutt’altro.
Ecco, allora, la necessità di attivare subito dei controlli sistematici e serrati. Una task force che perlustri, non una tantum ma quotidianamente, tutti i punti critici del territorio dove da sempre si consumano crimini ambientali nel silenzio delle Istituzioni. Si verifichi lo smaltimento meccanico di liquami, si rendano inaccessibili i torrenti, si eviti per quanto possibile e dove necessario lo sbocco dei ruscelli a mare, si facciano controlli serrati sulle condotte del Consorzio di Bonifica. Perché se già ora siamo in una condizione allarmante è immaginabile cosa potrà accadere fra un mese.