Un cane davvero fedele… la storia di Jack: il randagio tutto strada e chiese
La presenza costante e composta di un meticcio alle funzioni pasquali nel centro storico di Rossano ha incuriosito tutti. È l’esempio di come si possa convivere con i cani di quartiere ma la piaga del randagismo è tutt’altra cosa
CORIGLIANO-ROSSANO – Lui è Jack, almeno così lo chiamano i residenti del centro storico di Rossano che hanno imparato a conoscerlo. È un cane, meticcio, di colore nero. Un bell’esemplare maschio con un collare marrone al collo, testimonianza – probabilmente – di una vita precedente, vissuta al seguito di un “padrone”. Da settimane, ormai, è diventato il cane di quartiere e la sua affezione nei confronti dell’uomo e la sua empatia con le cose umane è così forte che lo ha spinto fin dove in pochi pensavano potesse arrivare un animale.
Questi ultimi giorni i centri storici di Corigliano-Rossano sono stati animati, dopo due anni di astinenza e digiuno (è il caso di dire), dai riti della Settimana Santa. Usanze antiche e dal grandissimo trasporto popolare che hanno spinto tra i vicoli e per le chiese dei due storici centri cittadini una marea di fedeli e anche tanti turisti.
Nella liturgia delle cerimonie, religiose e folkloristiche, non è passato inosservato l’atteggiamento di questo cane. Jack, un randagio tutto strada, chiese e processioni. Già, perché mentre il religioso silenzio riempiva la Cattedrale dell’Achiropita durante la funzione della Santa Messa in “Coena Domini” e poi, il giorno a seguire, quella della Passione del Signore, lo sguardo di tutti i fedeli, chierici, consacrati e celebranti non poteva che essere calamitato sulla presenza di questo cucciolone gigante disteso ai piedi dell’altare. Che con rispettosissimo silenzio seguiva le celebrazioni. Sconvolgente. Non un sussulto, non un attimo di panico, nemmeno un secondo di distrazione. Jack ha seguito tutte le cerimonie lì, al suo posto, poco sotto il pulpito del Duomo, spostandosi quando c’era da spostarsi per fare spazio alle cerimonie e riprendendo subito postazione quando invece la liturgia lo consentiva.
Si può dire che con Jack sia stato assolto quel precetto francescano di solidarietà e rispetto reciproco, un po’ in risposta a quanti – tanti – nel segreto della loro anima si chiedevano se fosse possibile che un cane potesse “assistere” (e quasi presiedere) ad una funzione religiosa. A messa e non solo a messa. Sì, perché l’atteggiamento di Jack è stato commovente finanche durante le processioni. Quelle del mattino, della via Crucis che ha portato i cortei a spostarsi in più chiese del centro storico di Rossano dove il cane entrava per ultimo, sostava qualche minuto davanti all’altare della Reposizione e poi si rimetteva in cammino verso una nuova tappa. E così anche la sera a sgattaiolare compito e silenzioso dietro la processione dei Misteri. Un atteggiamento disarmante. Che non trova spiegazioni.
Jack si può definire a tutti gli effetti un cane di quartiere, adottato da tutti e a cui tutti vogliono bene. Purtroppo, però, il fenomeno del randagismo non è solo l’esempio bellissimo di Jack. Anzi. Nella nostra città la presenza ormai incontrollata di branchi di cani che bivaccano e vivono in cattività, riproducendosi di continuo, è diventata una emergenza verso la quale non si riesce a porre un argine.
Vorremmo tutti che ci fossero tanti Jack in giro per la città ma non è così. La gente ha paura e questo stato di cose è stato accentuato anche da un’altra e grave emergenza come quella dei rifiuti che ha creato una vera e propria bomba ecologica e sociale in giro per la città. Ci sono soluzioni? Ad oggi tutte le azioni di contrasto al randagismo sono miseramente fallite, forse perché non affrontate con il piglio giusto e la dovuta risolutezza.