Il mistero di quelle stanze in Pronto soccorso: chiuse per lavori e mai più riaperte
Mistero nel mistero: nessuno all’Asp di Cosenza tantomeno al “Giannettasio” sa come e quando verranno aperte e messe in funzione per i pazienti da isolare. E ora il Reparto è anche in difficoltà logistiche (oltre che di personale)
CORIGLIANO-ROSSANO – Ospedale “Giannettasio” di Rossano: sempre lui, sempre il solito caso. Due stanze, un tempo spogliatoio e studio del primario, “espropriate” per essere adibite a zona Covid per gli accessi in Pronto soccorso. Due stanze con accesso separato. Due stanze nelle quali si sarebbero dovuti installare 4 letti per degenza di isolamento. Nei mesi scorsi l’inizio dei lavori. Qualcuno sostiene che siano stati spesi 200mila euro ma di questo non abbiamo trovato conferma da nessuna parte. In realtà della sorte di quelle due stanze, dalle informazioni che abbiamo raccolto sia nell’Asp di Cosenza che negli stessi ambienti ospedalieri, nessuno sa niente. Sono diventate dei veri e propri fantasmi all’interno di un presidio sanitario tra i più sottopressione dell’intera regione.
Il fatto è che gli spazi del reparto, già inconsistenti in origine per ospitare la mole di utenza che quotidianamente si riversa nel Pronto soccorso del “Giannettasio” (circa 1000 al mese), oggi sono stati ridotti ulteriormente. E questo in un contesto in cui al punto di primo intervento rossanese arrivano, indistintamente, pazienti covid e non covid (che magari poi si positivizzano perché lasciati a stretto contatto con gli infetti!).
Ma ritorniamo alle stanze fantasma. Voci ben informate della direzione sanitaria aziendale sostengono che quei lavori siano stati effettuati da Invitalia per conto della Regione Calabria così da poter creare il giusto comfort sanitario (relativamente ai dettami stabiliti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) sia al personale medico ma soprattutto ai pazienti con patologia Covid che necessitano di isolamento. Pertanto quelle stanze oggi avrebbero (utilizziamo il condizionale perché inaccessibili da chiunque) un impianto di areazione distinto dal resto del plesso (come per il Reparto Covid che si trova nello stesso stabile), un nuovo impianto dei gas medicali e 4 nuovi posti letto e, ovviamente, una entrata/uscita dedicata e indipendente da quella del Pronto soccorso. Questo – ripetiamo – è quello che si dice. Perché tutto rimane nell’ombra.
Situazione vergognosa? Lo diciamo da tempo. Che si somma alle altre decine di disfunzioni di un ospedale che, insieme al presidio “Compagna” di Corigliano, grazie alle capacità del personale in servizio, potrebbe erogare servizi di eccellenza. Invece, per colpa di una disorganizzazione violenta e cervellotica; per colpa di una mancanza di scelte; e per colpa di una costante e cronica carenza di personale si trova a far fronte a situazioni paradossali.
L’auspicio è che quelle stanze chiude e fantasma del Pronto soccorso vengano subito riaperte. Non tanto per soddisfare il cruccio dei dipendenti che ogni giorno lavorano in condizioni al limite della precarietà ma quantomeno per dare una risposta all’utenza che, ancora oggi, a distanza di oltre due anni dall’inizio della pandemia, si rivolge ai servizi offerti dai presidi sanitari pubblici di Corigliano-Rossano con la paura costante di rimanere contagiati dal Covid. Ci sono gli strumenti di prevenzione e, a quanto pare, pure gli spazi. Si utilizzino!