di MATTEO LAURIA L’urna è l’occasione giusta per far capire a tutta la partitocrazia cosa sta accadendo da anni sul territorio. È vero, la crisi è di sistema, ma la valanga che ha colpito la
Sibaritide è di portata diversa rispetto ad altre realtà. Che, dalla spending review, ne sono uscite paradossalmente rafforzate. E non dobbiamo andare neanche molto lontano per trovare degli esempi. Un dato è certo: occorre dare una sberla ai politici distratti, e definirli tali è un titolo di cortesia. Come? Le
amministrative del 2016 possono rappresentare una grande opportunità: mettere da parte i simboli dei
partiti e candidarsi con
liste civiche. Uno schiaffo storico che avrebbe una straordinaria eco su scala nazionale. E d’altronde, in un’epoca in cui non vi è più una netta linea di demarcazione di tipo ideologico tra le parti in campo, a cosa serve portare avanti la bandiera di un partito se non a rafforzare il potere dei vertici? Gli stessi che sopprimono tribunali, revocano finanziamenti per la 106, chiudono ospedali, declassano uffici, depotenziano infrastrutture, legiferano talvolta senza conoscere le realtà territoriali. È auspicabile a questo punto una democrazia senza partiti. Il punto è che non tutti sono disponibili a uno strappo del genere. Non si ha la forza o non conviene? Ognuno è libero di agire come meglio crede. Ma oggi l’elettore è cambiato. Non è più come un tempo, né si lascia abbindolare da sigle, simboli, loghi. È necessario un processo di maturità territoriale, senza dubbi o tentennamenti. Il dramma è che strutture e sovrastrutture hanno al loro interno uomini e donne legati anima e corpo ai vertici della partitocrazia. Sullo sfondo un gioco di interessi, non certo per il bene della collettività. Il solito baratto come tra mercanti. Qualcuno ritiene addirittura che oggi la Sibaritide sia rappresentata in ambito regionale grazie alla nomina di soggetti indicati in organismi di sottogoverno. Vince quindi la cultura delle nomine, non tanto quella dei provvedimenti concreti a favore del territorio. Come scardinare questo sistema? Bisognerebbe partire dalla base, dai singoli iscritti di ogni singolo partito, che come spesso accade non hanno un ruolo diretto, neanche partecipativo. Il semplice adepto, non è una novità, viene solo usato per fare numero. Brutto a dirsi ma appare come verità concreta. Tesserati “fantasma” senza anima e corpo. Ma sono lì, ad accreditare credenziali a favore di chi usa i partiti. Costoro sono i nemici dell’idea di accantonare i partiti, fosse solo per una esperienza. Un’iniziativa simile era stata prospettata in occasione del rinnovo del Parlamento, subito dopo la chiusura del Tribunale di Rossano. Si era pensato, come azione di protesta, di consegnare le tessere elettorali e di non recarsi al voto. Sembrerà strano ma vero: tra coloro i quali ritiravano le tessere vi era chi è andava a votare. Atti e comportamenti di singoli che, si spera, non abbiano a ripetersi se si ama davvero il proprio territorio.