La sua voce e il suo impegno riempiono un vuoto nel dibattito politico italiano: non sono in gioco solo i diritti dei lavoratori immigrati, ma i diritti di tutti i lavoratori, messi in ginocchio dalla precarietà. A tal proposito, esiste una parola precisa per indicare la condizione dei lavoratori sfruttati:
schiavitù. E non bisogna avere paure di utilizzarla. La pronuncia con coraggio
Aboubakar Soumahoro, dirigente sindacale della USB (Unione Sindacale di Base), da anni impegnato nella
lotta per i diritti dei braccianti: «
Questi lavoratori di fatto sono l’espressione di nuove forme di proletariato». Il suo obiettivo è quello di ridare dignità agli esclusi, senza nessuna distinzione: «Siamo tutti sotto il rullo compressore dello stesso paradigma economico», spiega citando Gramsci. Al di là dei concetti politici, però, ad Aboubakar sta a cuore qualcosa di più profondo:
il raggiungimento della felicità dei lavoratori. È questa la base della nostra civiltà e della nostra umanità. Non è un caso che il sottotitolo del suo libro,
Umanità in rivolta (Feltrinelli), sia proprio «La nostra lotta per il lavoro e il diritto alla felicità». L’autore racconta le condizioni dei lavoratori nella filiera produttiva agroalimentare nella sede dell'
Associazione "Terra e Popolo" in via Martucci, Rossano Centro Storico, venerdì 7 febbraio alle 18:30.