di SERAFINO CARUSO Un terremoto politico di vaste proporzioni investe Rossano e Cassano, due comuni entrambi commissariati con metodi analoghi ma per ragioni diverse. Nella città delle terme vige il fenomeno dell’anatra zoppa, l’esecutivo Papasso non gode della maggioranza in consiglio, mentre a Rossano Antoniotti s’insedia con una coalizione numericamente bulgara. A Papasso si contestano manovre sottobanco, ad Antoniotti la volontà di volersi ricandidare nonostante il “niet“ dei vertici del partito che al contrario puntano sul rinnovamento. Le dichiarazioni di Antoniotti
“Io mi candido, con o senza Forza Italia” non piacciono. Tali affermazioni vengono lette come una sfida nei confronti di chi attualmente vanta ruoli di rilievo nel partito di riferimento. Si aprono voragini incolmabili. In tredici si dimettono: 6 di minoranza e 7 di maggioranza. Accordo bipartisan. Antoniotti a casa. Segue una conferenza stampa dell’ex primo cittadino in cui
accusa tutti di tradimento, di congiure, di complotti. Trascina nella bagarre anche l’ex sindaco Giuseppe Caputo che non avrebbe fatto nulla per evitare che la nave affondasse. La stoccata sul figlio Guglielmo che gli sarebbe stato imposto come vicesindaco e come assessore. È un tormentone che sembra non avere fine. Segue la conferenza stampa dei consiglieri dimissionari di maggioranza dalla quale emerge tutto il malessere di un’alleanza non più coesa anche a causa di un sorta di concentrazione di potere in mano al solo Antoniotti. L’area Caputo intanto inizia a dare segnali. È Guglielmo a dare la prima sferzata presso la delegazione dello scalo quando parla di un sindaco poco determinato nelle scelte e nelle decisioni. E che avrebbe abdicato a ruoli e funzioni per tutelare gli interessi di pochi a scapito della collettività. Si mette in moto un meccanismo incontrollato. La bussola della ragione è in tilt. Qualche “post“ su Facebook è la conferma di come l’ambiente stia cadendo verso il basso. E che è possibile di tutto. Il centrosinistra intanto si attrezza e chiarisce la propria posizione motivando le dimissioni come atto di coerenza rispetto a quanto detto in passato. Gli stessi sono bacchettati da Tonino Caracciolo e dai Verdi i quali contestano metodi e modi per come si consuma l’atto di sfiducia. Infine Giuseppe Caputo che parla di
“pugnalata alle spalle” e di un vano tentativo di trascinarlo nella cabina di regia che determina la decisione del commissariamento.
Nel frattempo ufficializzano le proprie candidature Ernesto Rapani, Flavio Stasi, Tonino Caracciolo, Giuseppe Antoniotti. E, nelle ultime ore, spunta una figura su cui una parte dei Dem sta pensando:
il giudice Sergio Caliò (nel riquadro). Non è dato sapere se il magistrato accarezzi l’idea di una eventuale candidatura. Tuttavia il suo silenzio a una fuga di notizia emersa sulla stampa potrebbe costituire una prima conferma. Una personalità che potrebbe modificare gli equilibri all’interno del centrosinistra, ancora imballato sulle decisioni da assumere. Una figura di prestigio che può aprire il campo a un sostegno trasversale. Sin qui Rossano. A Cassano invece la campagna elettorale è iniziata da tempo. Papasso ha avviato una serie di consultazioni in tutto il territorio. Incontra e promuove iniziative. Interventi radicali protesi a coinvolgere i cittadini e a creare proselitismo. Non poteva mancare
lo scontro con l’avversario di sempre, l’ex consigliere regionale Gianluca Gallo, in attesa della pronunzia circa un suo eventuale ingresso a Palazzo Campanella. Lo scontro tra i due ha avuto ormai inizio. Ma anche nella città delle terme i colpi bassi non mancano e se la tensione non subisce un forte ridimensionamento si rischia di andare incontro a un
eventuale imbarbarimento della vita politica cittadina. Insomma Rossano e Cassano unite da uno stesso destino: il commissariamento. Il rischio è anche un altro, ossia, che alle due città possa unirsi anche la città cerniera: Corigliano.