Zona Asi di Rossano tra pregi e difetti
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ROSSANO – La giornata di sole incoraggia il giro negli stabilimenti di piccole e medie imprese della zona Asi di Sant’Irene a Rossano.
In molti, alla richiesta di fare due chiacchiere con la cronista, rispondono evasivamente di essere impegnati o incaricano qualche solerte dipendente di dire che il titolare non c’è, oppure è impegnato. Qualcuno però accetta di parlare e le note dolenti superano di molto gli elementi positivi, non relativi all’azienda, ma al polo industriale.
Così nel giro fra i capannoni, il primo a dire la sua è Michele Straface, titolare di una carpenteria. “Tra i disagi maggiori che patiamo ogni giorno, c’è sicuramente quello relativo al collegamento ad internet e per questo paghiamo il canone per un allaccio in rete via satellite, ma non guasterebbe di certo una ‘mappa’ delle aziende che operano in questa zona industriale. L’Asi, ad esempio, potrebbe curare la realizzazione di un ‘totem’ da sistemare all’incrocio con la statale 106 che pubblicizzi le nostre imprese. L’illuminazione, infine, dovrebbe essere più consistente perché si lavora anche di notte”.
“Una mappa delle aziende presenti – fa eco Aurelio Maggino, rappresentante di un ingrosso – si rende necessaria, così come un servizio di vigilanza. Sono già state istallate delle telecamere di sicurezza ma non credo siano attive. La linea internet è pressoché inutilizzabile e per la crescita della zona bisognerebbe riconvertire i capannoni esistenti e non allargarci ulteriormente”.
Chi, invece, ci dedica una fetta consistente del suo tempo, pur fra telefonate e interruzioni, è Francesco Beraldi. “Federimprese Calabria è una federazione – ci dice – di piccole e medie imprese della Regione, un’associazione di categoria che si occupa della tutela degli associati nel settore, prevalentemente, dell’artigianato. Ci occupiamo di welfare, sostenendo la nascita di nuove aziende: nel solo territorio rossanese abbiamo fatto da incubatrice a circa 150 di queste”.
Con un pizzico di giusto orgoglio Francesco Beraldi vanta anche l’impiego di giovani: “Abbiamo offerto lavoro a dieci ragazzi laureati del posto, altri quattro frequentano un tirocinio per poi essere assunti, più gli oltre cento docenti che impieghiamo nei nostri corsi di formazione per aziende”.
L’imprenditore, noto anni fa per la produzione di ottime camicie a Mirto Crosia, frequenta la zona industriale e la sua struttura dal 2000. È presidente della Claai, (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane) e conosce bene l’area produttiva di Sant’Irene. Nel raccontarne gli albori, descrive un’area in cui mancava l’acqua potabile e le strade “che ci siamo fatte da soli”, lamentando uno scarso coinvolgimento da parte del Consorzio Asi, nelle idee per lo sviluppo della zona.
“Il consorzio Asi ha investito somme cospicue in quest’area ma senza ascoltarci minimamente. Tra i disagi – evidenzia Beraldi – certamente ci sono quelli legati agli impianti di illuminazione, assolutamente carenti, ed a quello di depurazione che non c’è: problemi che presumibilmente saranno risolti presto”.
L’imprenditore descrive una zona “spazzata via dalla crisi. Sono sparite, o quasi, le aziende manifatturiere, la zona è piccola quindi poco appetibile, seppur vi siano delle eccellenze. Cosa manca? Innanzitutto la superficie. Ci sono richieste di insediamenti ma non le aree. Se pensiamo che nel 2008 Sant’Irene offriva lavoro a circa 500 persone ed oggi poco più di 150, è tutto dire.
Ma anche le aziende dovrebbero riconvertirsi. Se il manifatturiero non conviene più in Italia a causa del costo del lavoro, perché non trasformare in altro, come i servizi, anche nell’ottica del nuovo ospedale che sorgerà a poca distanza da qui? Questo è il mio ‘sogno’. La rinascita della zona – spiega – con un nuovo piano regolatore e la riconversione delle aziende che hanno chiuso battenti”.
m. f.