Sulle nostre tavole «si consuma pesce spada marocchino, mentre ai nostri pescatori è vietato pescarlo»
Martilotti: «La legge è legge e va osservata, ma invece di cancellare un mestiere antico di diverse comunità costiere, con ragionevolezza andava razionalizzato l’attrezzo da pesca»
CORIGLIANO-ROSSANO - «Anche quando siamo in presenza di normative che penalizzano fortemente i pescatori e le imprese di pesca, la legge è legge e va sempre osservata. Tuttavia - dichiara Salvatore Martilotti, presidente del “Comitato Pescatori Calabria” - l’osservanza della legge non ci vieta di ricordare che la messa al bando di un attrezzo da pesca è stato, a nostro avviso, un errore che ha messo in ginocchio intere marinerie della Calabria, a partire da Bagnara Calabra sul tirreno e Cirò Marina sullo Ionio. Invece di cancellare un mestiere antico di diverse comunità costiere con ragionevolezza l’attrezzo da pesca andava razionalizzato».
È quanto scrive in un comunicato stampa, Salvatore Martilotti “Comitato Pescatori Calabria”.
Così come riteniamo legittimo da parte degli ex-spadarotti rivendicare la difesa del diritto al lavoro di una categoria, quella dei pescatori, vittima di un divieto ingiusto, quanto inutile, e oggi completamente abbandonata dalle Istituzioni. Tutto questo mentre vengono al pettine tutti i nodi legati al fallimento del processo di riconversione e alla mancata armonizzazione delle regole di pesca nel Mediterraneo, dove le flotte di Paesi terzi continuano ad operare indisturbate in violazione di qualsiasi norma sulla concorrenza e sulla tutela ambientale delle risorse. Lo diciamo per senso di responsabilità ed obbligo morale per avere assistito, a partire dagli anni novanta, ad una scelta “politica” più che a un intervento per tutelare il mare, il pesce spada, i cetacei e l’intero ecosistema. Il vero obiettivo era il mercato italiano. Infatti, il pesce spada ha continuato a deliziare i consumatori sostituendo il pesce spada pescato dai pescatori calabresi e di altre regioni italiane con quello proveniente da diversi Paesi del nord Africa e, in particolare, quello proveniente dal Marocco».
Ciò significa - continua Salvatore Martilotti - che nel Bacino Mediterraneo altri continuano a pescare senza regole e vincoli, creando tensioni, conflitti e concorrenza sleale. Una situazione insostenibile che deve coinvolgere, soprattutto, i comuni costieri e la Regione Calabria. Come “Comitato Pescatori Calabria” confidiamo in un duplice intervento della Regione: a Bruxelles e in sede regionale. Presso l’Unione europea è necessario spiegare le ragioni del danno economico, occupazionale e sociale subito dalle Comunità costiere della Calabria e con proposte concrete e in linea con la Pcp, insieme a tutti i nostri parlamentari UE, è il momento di far sentire la propria voce per cercare di tutelare un antico mestiere di pesca noto sin dai fenici, ma anche da greci e romani, e che nel corso dei secoli hanno deliziato i buongustai della tavola con il pesce spada catturato dai nostri pescatori, come ha ricordato anche Publio Cornelio Tacito in suo viaggio a Thurium».
Dobbiamo chiedere azioni a sostegno e regole certe per tutti. È importante avere regole comuni quando si opera all’interno dello stesso bacino. Invece, a livello regionale non è più rinviabile l’attuazione della legge regionale di settore (L.R. n.27/2004) ed, in particolare, l’art. 7 che prevede aiuti destinati a favorire il mantenimento dei livelli occupazionali dei pescatori provenienti dal comparto spadare calabrese, attraverso la riconversione verso attività innovative, nel rispetto delle disposizioni contenute nelle “Linee direttrici per l’esame degli aiuti nazionali nel settore della pesca e dell’acquacoltura” con priorità alla diversificazione, ai corsi di riqualificazione professionale, a progetti innovativi. Ma anche ricerche sull’ impatto ambientale e indagini socioeconomiche finalizzate a verificare l’impatto sulle nostre comunità costiere».
Gli interventi richiesti, a nostro avviso, rappresentano l’ultima spiaggia per dimostrare, da parte delle Istituzioni, di preoccuparsi della sorte di questi pescatori all’interno di un tessuto economico privo di concrete alternative. Rafforzare le tutele sociali della categoria - conclude Salvatore Martilotti - dovrebbe essere la priorità della Regione Calabria per richiamare l’attenzione del Governo, del Parlamento, dell’Unione Europea e, insieme alle associazioni settoriali e al sindacato, portare a soluzione i complessi problemi ancora aperti».
(Fonte foto calabriafoto)