Sulla 106 l’aria che tira non è buona
Papasso: «Siamo stati esclusi da tutto». Trento: «Politici e funzionari calabresi finiranno all'inferno»
CATANZARO- È andata in onda ieri, intorno alle 12:00, la diretta tv della trasmissione televisiva "L'Aria che Tira", diretta da Myrta Merlino su LA7 che ha aperto un focus sulla famigerata e tristemente nota "strada della morte" in Calabria. Sulla Statale 106 erano presenti, insieme alla giornalista di LA7 Ludovica Ciriello, il sindaco di Cassano all'Ionio Giovanni Papasso ed il Prof. Antonio Trento, presidente dell'Associazione "Capodanno in Paradiso" ma anche autorevole esponente dell'Organizzazione di Volontariato "Basta Vittime Sulla Strada Statale 106".
La trasmissione era incentrata sul tema del "decreto semplificazioni" annunciato come un provvedimento che avrebbe fatto ripartire le opere pubbliche in Italia mentre, invece, non ha fatto partire proprio un bel nulla. Compreso il Megalotto 3 della Statale Jonica in Calabria: il più grande cantiere d'Italia – è stato definito – nonostante ancora oggi non vi sia proprio un bel nulla.
La conduttrice Myrta Merlino chiede al Sindaco Papasso perché i lavori non si fanno ed il primo cittadino di Cassano all'Ionio chiosa: «è cambiato qualcosa. Mentre prima io ed i miei sette colleghi sindaci interessati dall'Opera eravamo coinvolti, oggi non siamo coinvolti più. Abbiamo chiesto un appuntamento con il Commissario, che poi è l'Ing. Simonini, l'amministratore delegato di Anas Gruppo FS Italiane proprio per parlare con lui e per cercare di capire cosa sta succedendo».
Dopo il sindaco Papasso, la conduttrice Myrta Merlino riprende la parola e di fronte ai numeri impietosi delle vittime e dei feriti della Statale 106 avvenuti dal '96 ad oggi riflette sull'importanza di quanto la realizzazione di un'opera è determinante per la sicurezza e la vita di una persona e, quindi, sul danno che l'immobilismo delle Istituzioni e degli Enti preposti determina alla collettività cedendo la parola, per un intervento, al Prof. Antonio Trento.
«Io voglio dire una cosa – chiosa Trento – con molta calma perché arrivi. Io sono convinto che tantissimi politici e funzionari calabresi finiranno all'inferno. E finiranno all'inferno non perché anno ucciso o hanno sparato qualcuno come la mafia ma perché non hanno fatto quello che dovevano fare quando dovevano farlo. Nonostante le popolazioni, i sindaci, i comitati, le famiglie vadano tutti i giorni a ricordargli che prendono uno stipendio per fare delle cose, questi non fanno niente! Questo è il più grande problema che ha l'Italia».