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Fate fare pace a quei due… altrimenti è la fine

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Il finale a sorpresa dell’investimento nel porto lascia più di qualche dubbio sulla versione ufficiale dei fatti: Nuovo Pignone Baker Hughes va via perché ha trovato un «territorio ostile». Ostile negli atti, quelli prodotti dal sindaco in un ricorso contro la procedura autorizzativa; ma verrebbe da chiedersi anche se quella ostilità non possa tradursi anche in apatia, disinteresse e opposizione di fatto di tanti altri pezzi della vita sociale e politica della città. Perché al netto della contrarietà del sindaco e di un comitato di 30 persone, c’era tutto il resto della comunità di Corigliano-Rossano e della Sibaritide da sentire, interpellare, rendere partecipe, ma che nessuno, però, nell’ultimo anno e mezzo, ha pensato mai di convogliare in una o più manifestazioni pubbliche a sostegno di questo investimento: né in quella Sinistra sindacale che non si è mai rivista nella posizione integerrima assunta da Stasi; tantomeno nella Destra locale, regionale e nazionale. Che oggi continua a gridare, a reti unificate, che è tutta colpa – anche - delle scelte scellerate del sindaco isolazionista, senza però chiedersi cosa abbia fatto e cosa avrebbe potuto fare di concreto per sostenere questa causa.

Ma davvero è pensabile che un Ministro - uscito pubblicamente due volte negli ultimi quindici giorni per predicare la strategicità di un investimento (quando non aveva mai assunto posizioni in merito alla vicenda BH) e caricando colpe su Stasi - abbia meno poteri di un sindaco? Sindaco che, tra l’altro, sull’area del porto ha competenze limitattissime?! Dov’è stato l’oggi foltissimo coro di novelli Savonarola, di predicatori apocalittici quando c’era da sostenere quel gruppo di giovani lavoratori del territorio che scesero in piazza per cercare di persuadere l’opinione pubblica sull'ottima prospettiva occupazionale e di sviluppo che avrebbe dato un’azienda come Nuovo Pignone BH al territorio del nord-est? In quelle piazze chi ha predicato colpe non c’era e non c’è mai stato.

È evidente, insomma, che dietro a questo gioco di posizioni ci sia stata una strategia politica, una trama ben ordita per far sì che questo investimento, alla fine, non si facesse, trovando anche il più ovvio dei capri espiatori.

Così come strategia c’è stata sul bando per l’idrogeno da 15 milioni di euro, vinto da Enel e destinato a rigenerare l’area industriale di contrada Cutura. È vero, anche in questo caso c’è stato un altro “disinteressamento”, quello della holding energetica. E anche in questo caso non si è capito di chi fosse la colpa: se del sindaco, che come al suo solito continua a mettere sul banco la carta del sospetto, o del governo nazionale che, nel cambiare il management della più grande empresa partecipata dello Stato, ha di fatto cambiato strategie di investimento. Non sapremo mai di chi è la colpa ma una domanda è giusto continuarla a porsi: quei 15 milioni di euro, eterodiretti dalla Regione Calabria, che fine hanno fatto? Li ha presi comunque Enel, sono tornati nel fondo nazionale oppure sono stati dirottati su un altro progetto, in un altro territorio? E se così fosse, possibile che nella grande area della Sibaritide-Pollino non ci fosse qualcos’altro di “altamente produttivo” sul quale investire i soldi del Piano nazionale di ripresa e resilienza?

E non sono forse strategia, gli sviluppi incredibili che sta facendo registrare la storia della nuova Statale 106 tra Sibari e Corigliano-Rossano? Possibile, dacché questo tracciato era la priorità assoluta (nel 2020), ci troviamo ad essere nuovamente nelle sabbie mobili? Anche in questo caso la colpa è di Stasi che ha perso tempo e che alla conferenza dei servizi decisoria ha prima “dato di matto” per poi rinsavire, la sera stessa sulla via del ritorno, rilasciando alle 23:59 (all’ultimo minuto) un parere positivo con prescrizioni?

Certo, Stasi ci mette sempre del suo. Ma qui, per i cittadini di questo territorio le decisioni le prende solo Stasi? E tutti gli altri dove sono? Dov’è l’intesa istituzionale tra Governatore e Commissario della Statale 106, per passare alla fase esecutiva del progetto, attesa ormai da quel 19 giugno e di cui nessuno ha più saputo nulla?

E non è per caso strategia nella strategia la storia del nuovo ospedale di Insiti? La struttura sarà terminata entro ottobre 2026 e sicuramente per allora ci vedremo anche i lettini dentro, le strumentazioni, le luci, i parcheggi e forse anche qualche camice bianco, tutto… Poi, però, rischiamo che il giorno dopo l’inaugurazione (e finite le elezioni regionali) lo dovremo rimpacchettare perché ad oggi continuano a mancare servizi, sottoservizi e tutte le opere complementari. Le rassicurazioni non bastano più, perché sono due anni che si dispensano i soliti “faremo” ma di concreto ancora non è stato fatto nulla. Non siamo cinesi e il raddoppio di un depuratore o un collettamento lungo chilometri non si fanno dalla sera alla mattina!

E ci sarebbero tante altre strategie, più o meno occulte, come i finanziamenti dei grandi eventi ma questa è altra storia.

Il problema, il vero grande problema è che tutto questo bailamme distruttivo che rischia solo di danneggiare, in modo irreversibile, Corigliano-Rossano, la Sibaritide e i cittadini del nord-est nasce quando, a marzo 2024, il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto e il sindaco di Corigliano-Rossano Flavio Stasi, hanno iniziato a guardarsi in cagnesco. Tutta colpa delle elezioni amministrative e di intese non mantenute.

Adesso, il primo è lanciatissimo per una seconda legislatura, l’altro è suo potenziale diretto avversario. È iniziata una faida distruttiva, non per loro ovviamente… ma per tutti noi che di fatto rappresentiamo quegli otri di coccio montati sui basti dei due muli che ad un certo punto della storia iniziano a scornarsi.

Il Governatore e il Sindaco, Occhiuto e Stasi, Roberto e Flavio devono fare urgentemente la pace altrimenti per questo territorio sarà la fine. Le rassicurazioni dei giorni scorsi di un apostolico Gianluca Gallo arrivato a Corigliano-Rossano a tendere la mano portando in dote 100mila km in più sul piano del trasporto locale, ancora non bastano. Il nord-est della Calabria deve essere un treno in corsa con una meta precisa e tutti i nostri rappresentanti politici, di qualsiasi colore, dovrebbero mirare a questo.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.